Luigi Accattoli, Corriere della Sera 12/1/2008, 12 gennaio 2008
ROMA – Prima di votare per quattro giorni andranno avanti a panini, frutta e acqua: è la «penitenza» decisa ieri dai padri gesuiti riuniti a Roma per eleggere il successore del «preposito generale» dimissionario Peter-Hans Kolvenbach
ROMA – Prima di votare per quattro giorni andranno avanti a panini, frutta e acqua: è la «penitenza» decisa ieri dai padri gesuiti riuniti a Roma per eleggere il successore del «preposito generale» dimissionario Peter-Hans Kolvenbach. Voteranno sabato 19 e lo straordinario «digiuno» – che è senza precedenti storici – andrà da martedì a venerdì. I grandi elettori – riuniti in rappresentanza dei 20 mila confratelli gesuiti sparsi per il mondo – sono 217. Per l’elezione del superiore generale, detto anche «papa nero », le Costituzioni della Compagnia di Gesù prevedono una procedura simile a quella del conclave che elegge il Papa: un paio di settimane di scambio di opinioni sulla situazione dell’ordine, quattro giorni di «ritiro» prima del voto, le votazioni a porte chiuse, la proibizione che in queste fasi finali si abbiano «interazioni con altre persone che non siano elettori». Sulle modalità dei quattro giorni di «ritiro» è stabilito soltanto che «si devono trascorrere in preghiere e penitenze». La «congregazione generale» ha iniziato i suoi lavori lunedì e ieri – su proposta dei dodici membri del Comitato preparatorio – ha preso la decisione di quella severa penitenza del «pranzo al sacco», senza cibi cotti e senza bevande che non sia l’acqua. Un regime «conclavario » che ricorda quello mitico del primo conclave di cardinali per l’elezione del Papa, che si tenne a Viterbo dal 1268 al 1271: dal momento che i 19 cardinali non riuscivano ad accordarsi, dopo 33 mesi i cittadini li rinchiusero a chiave nel palazzo papale, li misero a pane e acqua e scoperchiarono il tetto. Restarono alle intemperie finché non elessero Gregorio X. In questa settimana i grandi elettori gesuiti riuniti nella sede della Curia generalizia di Roma, a cinquecento metri dalla basilica di San Pietro, hanno eletto Luis Orlando Torres (Puerto Rico) e Ignacio Echarte (Loyola) segretario e vicesegretario della «congregazione» (parola di derivazione latina che vuol dire «riunione»). Sono loro che moderano queste giornate di consultazioni («murmurationes» secondo le Costituzioni) in vista del voto. Altri undici «padri» sono stati eletti – in rappresentanza dei confratelli di grandi aree geografiche – con l’incarico di preparare e presentare un rapporto sullo stato della Compagnia: «De statu Societatis». Lavorano sodo i padri congregati, ma non trascurano i gioielli di Roma: oggi andranno a vedere la Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. E al momento mangiano discretamente. Il menù di ieri, per i cento circa che mangiano presso la Curia generalizia (gli altri sono alloggiati alla Gregoriana e a San Pietro Canisio), prevedeva riso con radicchio, pesce spada, insala mista, fagiolini e vino bianco. Luigi Accattoli