Massimo Franco, Corriere della Sera 12/1/2008, 12 gennaio 2008
La precisazione è più clamorosa dell’attacco. Benedetto XVI che fa smentire dalla sala stampa vaticana l’interpretazione data alle sue parole contro il degrado di Roma rappresenta una novità
La precisazione è più clamorosa dell’attacco. Benedetto XVI che fa smentire dalla sala stampa vaticana l’interpretazione data alle sue parole contro il degrado di Roma rappresenta una novità. E lo è ancora di più il modo in cui vengono prese le distanze dalla «strumentalizzazione politica» seguita all’ammonimento del Papa a Walter Veltroni ed ai vertici istituzionali del Lazio. Eppure, la correzione di rotta era nell’aria già dall’altra sera. Si intuiva che in Vaticano ci fosse un po’ di sorpresa per il vespaio sollevato dal discorso del Pontefice; e che si volesse ridimensionare l’incidente, per non accreditare una Santa Sede sbilanciata a destra. Si è parlato anche di telefonate che sarebbero arrivate dal Campidoglio per capire i motivi di critiche così liquidatorie. difficile, tuttavia, sottrarsi all’impressione di un epilogo confuso, se non pasticciato. Se non si rischiasse di affiancare due episodi troppo diversi fra loro per importanza, verrebbe da dire che giovedì pomeriggio si è verificata una «piccola Ratisbona»: la lezione universitaria «da teologo» di Benedetto XVI nella città tedesca, che il 12 settembre del 2006 provocò una sollevazione nel mondo islamico. E costrinse la Santa Sede a spiegarsi, per limitare i contraccolpi di alcune frasi considerate offensive. Nella miniatura della politica italiana e capitolina sembra sia avvenuto qualcosa del genere. E la soluzione scelta per uscire dall’imbarazzo, in realtà, non appare in grado di cancellarlo del tutto. Sia Veltroni che il Vaticano si sforzano di archiviare quello scontro non voluto né cercato neppure dal Pontefice. Far scrivere che «non era intenzione del Papa sottovalutare l’azione sociale» di Comune e Regione può apparire quasi come l’ammissione di un fraintendimento. Lo stesso segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha seminato parole distensive e di buonsenso, spiegando che il discorso del Papa «riprendeva il positivo e il negativo. Di lì a farne un’interpretazione politica ne è passata tanta di acqua ». un tentativo di chiudere la polemica sul nascere. Ma dietro si indovina il disappunto vaticano verso alcuni politici di centrodestra, pronti a usare Benedetto XVI contro Veltroni. Lo hanno lasciato capire un breve corsivo apparso ieri sulla seconda pagina dell’Avvenire, quotidiano della Cei, e la prontezza con la quale il sindaco di Roma e segretario del Pd ha fatto da sponda alla Santa Sede. L’apprezzamento veltroniano va al comunicato della sala stampa «contro le strumentalizzazioni che, come tutte le strumentalizzazioni, possono dare soddisfazione per 24 ore...». Ed è accompagnato da un omaggio alle parole dette giovedì da Benedetto XVI. «Il loro senso, espresso in un così alto contesto», a suo avviso «è stato assolutamente frainteso e offeso da chi ha tentato di farne maldestramente strumento di polemica politica». Il riferimento è soprattutto ad esponenti di An e della Lega Nord: i più rapidi a bersagliare Veltroni, quasi fosse sull’orlo della scomunica. Eppure, i destinatari delle critiche rivendicano le proprie reazioni; anche le più grevi. Per loro, fa fede il testo letto da Joseph Ratzinger giovedì, non le dichiarazioni e la mezza marcia indietro di ieri. Anzi, attribuiscono quanto è accaduto dopo soltanto a pressioni esercitate dal centrosinistra per ridurre un impatto politico e di immagine non da poco. Di fatto, però, l’incidente sembra superato, se non smaltito. Semmai, rimangono aperte le domande su come sia potuto accadere; e sulla possibilità che accada di nuovo.