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 2008  gennaio 09 Mercoledì calendario

ROMA - Un nuovo dato positivo: nei primi nove mesi del 2007 il rapporto deficit-Pil è sceso all´1,3 per cento

ROMA - Un nuovo dato positivo: nei primi nove mesi del 2007 il rapporto deficit-Pil è sceso all´1,3 per cento. Un dato clamoroso: mai si era scesi così in basso dal 1999 e per lo stesso periodo del 2006 lo stesso dato fornito dall´Istat segnava il 4 per cento. Notizie positive che si aggiungono all´andamento del fabbisogno dello scorso anno reso noto nei giorni scorsi: anche in questo caso si è trattato di un dato che non si registrava dal 2000, che ha migliorato le stesse stime del governo il quale ha rinunciato anche ad incassare 4,3 miliardi di anticipo dai concessionari delle imposte per evitare di riempire troppo le casse dell´erario e rendere più complicato il confronto con l´anno in corso. Morale: l´annuncio di Prodi della discesa del rapporto deficit-Pil del 2007 al 2 per cento dalle stime del 2,4 per cento dell´autunno scorso, si avvicina sempre di più a quello che sarà il reale risultato di consuntivo. E su questo «assegno del risanamento» che scommettono i sindacati che intendono risollevare il potere d´acquisto dei salari sceso in coda alle classifiche europee negli ultimi tempi. Si conta sulle rendite finanziarie, sui 3 miliardi di risultato del risanamento, oltre che sull´extragettito che promette un ulteriore, seppure più limitato, afflusso di risorse. Del resto ieri un sondaggio fatto presso gli analisti, condotto dall´agenzia «Asca», attribuiva alla lotta all´evasione fiscale ingaggiata dal ministro Visco i maggiori meriti del risultato di ieri. In molti dal governo hanno salutato i dati come un via libera all´intervento sui salari. Lo stesso D´Alema ha parlato di «grande successo» e ha osservato che stiamo tornando ad una politica «che libera risorse per lo sviluppo», mentre Manuela Palermi (Pdci) ha esortato il governo a pensare a salari e pensioni sulla scorta della nuova situazione. Assai prudente si è mostrato invece Dini: «Prima vediamo le risorse disponibili, poi la destinazione». Tuttavia un po´ come avvenuto lo scorso anno per il decreto che rifinanziava opere pubbliche, Ferrovie e strade, ormai giunte allo stremo, e che arrivò a giugno, il ministro dell´Economia Padoa-Schioppa mostra grande prudenza. Il primo passo, come si è convenuto ieri, sarà la Relazione trimestrale di cassa che dirà quanti soldi si potranno spendere ma sembra che Padoa-Schioppa non sia intenzionato ad aprire i cordoni della borsa prima di giugno, data che comunque potrebbe abbondantemente coprire attraverso l´azione dei sostituti d´imposta l´intero anno con il meccanismo dei conguagli. Non è lontano dalla verità che allora il governo potrà avere a disposizione una cifra che si valuta in 8 miliardi ma potrà raggiungere anche i 10 con l´azione sulle rendite finanziarie. Da non sottovalutare anche l´atteggiamento di Bruxelles. Dall´esecutivo europeo non arriva alcun commento. Così come nessuna dichiarazione è arrivata sulla Finanziaria 2007 definitivamente approvata dal Parlamento a fine anno. Ma questo - spiegano fonti comunitarie - non vuol dire che si sia allentata la vigilanza di Bruxelles e che la situazione italiana non sia seguita «attentamente e costantemente». Il silenzio di Almunia - si sottolinea - è principalmente legato a un fatto: prima di parlare vuol capire quali saranno gli sviluppi del confronto tra governo e parti sociali. Il giudizio formale arriverà il 30 gennaio in occasione dell´esame del Programma di stabilità dell´Italia. (r.p.)