Corriere della Sera 09/01/2008, Mario Pappagallo, 9 gennaio 2008
Celiachia, record italiano. Corriere della Sera 9 gennaio 2008. Chi non ha presente l’immagine di un bambino malnutrito, la pancia globosa, le costole sporgenti, gambe e braccia sottilissime
Celiachia, record italiano. Corriere della Sera 9 gennaio 2008. Chi non ha presente l’immagine di un bambino malnutrito, la pancia globosa, le costole sporgenti, gambe e braccia sottilissime. Stessa immagine di chi convive con l’anoressia. E pensare che c’è una patologia in aumento in Italia e che offre le stesse immagini, con la differenza che chi ne soffre mangia. l’intolleranza al glutine (complesso proteico presente nei derivati di grano, segale e orzo), meglio nota come celiachia. La predisposizione è genetica, ma non è una malattia genetica. Dieci, trenta per cento di possibilità di avere un figlio celiaco quando uno dei genitori è ammalato. La cura esiste: è la dieta. Ma soltanto un intollerante su sette sa di esserlo: anche perché l’espressione della malattia può avere più sfumature, da totale intolleranza a parziale. «Se oggi in Italia vivono 500 mila celiaci – spiega Maria Teresa Bardella, gastroenterologa, responsabile del Centro per la prevenzione e la diagnosi della malattia celiaca della Fondazione Policlinico di Milano – soltanto 70 mila sanno di esserlo ». Tra questi molti nomi noti, che vivono controllando i cibi che comprano e frequentano ristoranti e pizzerie accessibili per loro. Qualche esempio: l’avvocato Giulia Bongiorno, il conduttore Daniele Bossari, l’attrice Claudia Koll, la conduttrice e attrice Gaia De Laurentis madre di un bimbo celiaco. Importante sapere che volti noti siano intolleranti al glutine, perché il vero risvolto negativo per un giovane celiaco è avere limitazioni che gli altri non hanno. La merendina a scuola, la pizza con la classe, perfino il panino con il salame (il glutine è spesso usato nei salumi come addensante) vietato può far sentire diverso. La gioia di una mamma dopo l’aver scoperto che Bossari è «uguale» a suo figlio: «Mentre era in onda Furore l’ho indicato a Giovanni, che ha due anni e mezzo: "Guarda anche lui non può mangiare il pane come te" e lui lo ha subito detto al padre qualche giorno dopo. Ho avvertito che, così, non si sentiva più "strano"». nel 1964 che si scopre nel glutine la causa di tante malnutrizioni o morti nei primi anni di vita (difficile sopravvivere senza assimilare e colpiti continuamente da gastroenteriti, considerando poi che soprattutto per i poveri italiani pane, pasta e pizza sono sempre stati l’unica dieta). Un paradosso nel Paese delle tre P cardine dell’alimentazione scoprire che siamo anche i più intolleranti al mondo, e in continua crescita, al glutine. I numeri aiutano a capire: un malato ogni 2-3 mila negli Anni 80, uno ogni mille negli Anni 90, uno ogni 150 oggi. Escalation continua. Mentre la ricerca medico-scientifica è stata per anni asfittica fino a quando non sono entrati in campo gli Stati Uniti. Dagli Anni 90, anche loro hanno scoperto la celiachia e subito è partita la macchina scientifica. Risultato: è in sperimentazione un vaccino (prevenzione) e una pillola tampone che annulla gli effetti deleteri della reazione delle cellule intestinali al transito del glutine. Una spiegazione è d’obbligo: quando nell’intestino di un intollerante arrivano le molecole del glutine la reazione di difesa che ne consegue, oltre a un’infiammazione che porta a coliti o a enteriti, è quella di un appiattimento totale o semitotale delle cellule (villi) deputate ad assorbire i principi nutritivi del cibo. In conclusione, il celiaco mangia e non assorbe. Spiega Silvio Danese, ricercatore della gastroenterologia dell’Humanitas di Rozzano: «L’ingestione di tutti gli alimenti che contengono glutine, come pane, pasta ecc., porta alla produzione di una serie di auto-anticorpi, come gli anti-tranglutaminasi e gli anti-endomisio, che "aggrediscono" la mucosa del piccolo intestino (cioè il tenue), determinando una reazione infiammatoria a livello dei villi, le strutture implicate nell’assorbimento dei cibi digeriti. L’atrofia villare porta clinicamente a una sindrome che si chiama malassorbimento». Predisposizione genetica come concausa, un’enterite virale nei primi mesi di vita forse la causa (quella più accreditata) o comunque le nostre stesse molecole che per difesa danno vita a un’infiammazione. Il Gaslini di Genova, l’università di Verona (che peraltro sta studiando anche il ruolo protettore dei probiotici della Yakult) lavorano sul vaccino dopo aver individuato la causa virale (Rotavirus). Sul meccanismo di difesa dell’intestino che contrasta l’azione infiammatoria autoimmune determinata dal glutine stanno invece lavorando Telethon del San Raffaele di Milano, l’ospedale Moscati di Avellino e la Pediatria del Federico II di Napoli. Ricerche che fanno capo all’Istituto di Scienze dell’ alimentazione del Cnr. L’interleuchina- 10 potrebbe essere la soluzione. Tra qualche anno si saprà. Sempre interleuchina, ma 12, protegge dalle allergie secondo i ricercatori dell’Istituto di Norwich (Gran Bretagna), e quindi, perché no, anche dalle intolleranze. All’università di Padova, invece, sono in corso osservazioni sul ruolo di una chitinasi scoperta nel 2001. Insomma, si lavora. Nel frattempo, unica cura la dieta. E la diagnosi: al momento delle continue corse in bagno, della magrezza ingiustificata, di una stanchezza anormale in un giovane, è il pediatra che deve dirigere verso la giusta diagnosi. Come si fa? Una biopsia in gastroscopia. E’ la vera certezza. Insieme a un test del sangue in ospedale. C’è anche un test da fare a casa: su una goccia di sangue, risultato in 5 minuti. Se è positivo, però, meglio effettuare indagini più approfondite. A proposito di test: quali i sintomi? «Diarrea, mal di pancia, stanchezza, perdita di peso, anemia, dolori alle ossa e dermatiti», sintetizza Maria Teresa Bardella. Tutto scompare rinunciando a pane, pasta, merendine e croissant. Anzi, oggi, senza rinunciare a nulla perché ormai esiste una vera e propria industria alimentare che lavora senza glutine. Ma non ci sono carenze vitaminiche? «Assolutamente no – risponde la Bardella – praticamente le proteine del glutine non servono a nulla». Mario Pappagallo