La Stampa 09/01/2008, pag.11 PIERLUIGI FRANZ, 9 gennaio 2008
La Consulta verso il sì ai referendum elettorali. La Stampa 9 Gennaio 2008. ROMA. Ci sono anche quattro ex ministri, un ex presidente dell’Antitrust ed un ex componente del Csm, tra i 14 giudici della Consulta che dovranno pronunciarsi sui tre referendum elettorali
La Consulta verso il sì ai referendum elettorali. La Stampa 9 Gennaio 2008. ROMA. Ci sono anche quattro ex ministri, un ex presidente dell’Antitrust ed un ex componente del Csm, tra i 14 giudici della Consulta che dovranno pronunciarsi sui tre referendum elettorali. L’udienza a porte chiuse è stata fissata dal presidente Franco Bile per il 16 gennaio. L’attesissimo verdetto che potrebbe sconvolgere il futuro della Repubblica si conoscerà nel giro di pochi giorni o addirittura - per evitare fughe di notizie - già nella serata di mercoledì al termine della riunione in camera di consiglio al secondo piano del settecentesco palazzo di piazza del Quirinale, opera di Ferdinando Fuga. Per l’occasione vi saranno tre giudici relatori, uno per ogni quesito che alla fine di ottobre ha ottenuto il via libera dall’Ufficio centrale del referendum presso la Cassazione: Ugo De Siervo e Gaetano Silvestri si occuperanno delle due domande (una è lunga più di 4 pagine), riguardanti, rispettivamente, l’abrogazione delle coalizioni elettorali per Camera e Senato (in modo tale da assegnare il premio di maggioranza alla singola lista con più voti e non più all’intera coalizione), mentre Francesco Amirante si occuperà del quesito che prevede il divieto di candidature multiple. Se la Corte Costituzionale dichiarasse ammissibili uno o più quesiti referendari, toccherà poi al governo Prodi fissare la data della consultazione popolare tra il 20 aprile (prima domenica utile) e il 15 giugno (ultima domenica possibile per legge). Stando alle ultime indiscrezioni, la Consulta sarebbe ancora divisa al suo interno, ma alla fine pur se di stretta misura - si parla di un paio di voti - dovrebbe dare via libera. Tutto è possibile, fino all’ultimo, anche perché in materia di ammissibilità di referendum la legge del 1970 è piuttosto lacunosa ed elastica. E fu proprio l’Alta Corte 30 anni fa a dettare - con la sentenza numero 16, redatta dal professor Livio Paladin - una sorta di decalogo interpretativo in tema di semplicità, chiarezza, comprensibilità, univocità e omogeneità dei quesiti rivolti agli elettori, nonché a riconoscere la qualità di potere dello Stato (alla pari con Presidenza della Repubblica, Camera, Senato e magistratura, ecc.) al Comitato promotore di ciascun referendum che avesse superato lo scoglio della Cassazione, cioè la convalida di almeno 500 mila firme di cittadini. Per effetto di quella decisione dell’Alta Corte i tre Comitati promotori dei referendum elettorali, presieduti dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, sono quindi considerati a tutti gli effetti poteri dello Stato. Per il momento non si sa se il governo si opporrà davanti alla Corte, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, per chiedere la bocciatura di uno o più referendum. Per costituirsi in giudizio ha tempo fino a tre giorni prima, cioè entro sabato. Serve una decisione del Consiglio dei ministri, ma tutto lascia supporre che Palazzo Chigi si rimetterà alle decisioni della Corte. Di certo c’è che in caso di parità - 7 a 7 - tra i 14 giudici, per legge varrà doppio il voto del Presidente Bile. A distanza di 8 mesi dalle sue clamorose dimissioni (accettate il 4 maggio scorso) per protestare contro alcuni articoli che riportavano affermazioni attribuite a esponenti di governo circa presunte pressioni sulla Consulta per bloccare i referendum, il giudice emerito Romano Vaccarella (eletto 5 anni prima su designazione del centrodestra), non è stato sostituito da deputati e senatori in seduta comune. Da allora a Montecitorio è stato un susseguirsi di «fumate nere» ed ora non c’è più tempo per rimediare prima del verdetto sui referendum. Così, nonostante le preoccupazioni e i continui solleciti del presidente Bile ai presidenti del Senato Franco Marini e della Camera Fausto Bertinotti, il plenum del collegio è così sceso a 14. Se ne riparlerà a febbraio (resta in pole position il senatore Alfredo Biondi, ex segretario del partito liberale ed ex ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi). Ma da dove provengono i 14 giudici, tra i quali una sola donna (Maria Rita Saulle), che dovranno dare via libera a tutti o solo ad alcuni o bocciare in blocco i referendum elettorali? Quattro sono stati eletti dalle Camere in seduta comune (De Siervo, Luigi Mazzella, Silvestri e Paolo Maria Napolitano); cinque dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (Giovanni Maria Flick, Franco Gallo, Sabino Cassese, Saulle e Giuseppe Tesauro); tre dalla Cassazione (Bile, Amirante e Alfio Finocchiaro), e uno ciascuno dal Consiglio di Stato (Alfonso Quaranta) e dalla Corte dei Conti (Paolo Maddalena). Cinque giudici scadranno dall’incarico lo stesso giorno: Mazzella e Silvestri il 28 giugno 2014, mentre Cassese, Saulle e Tesauro il 9 novembre 2014. Per nascita, invece, vince il Mezzogiorno. A fare la parte del leone è la Campania con 9 giudici (5 sono di Napoli, 2 di Caserta, uno di Salerno e uno di Atripalda in provincia di Avellino). Seguono due romani, un piemontese, un ligure e un siciliano. Per una singolare coincidenza, il più giovane di età è proprio l’ultimo arrivato Napolitano, 63 anni (precede Silvestri di 4 mesi), mentre il più anziano, 78 anni, è il presidente Bile, cioè il primo in graduatoria per anzianità di carica. PIERLUIGI FRANZ ******* Un’apertura dall’incontro Veltroni-Casini. Nuovi spiragli sulla legge elettorale. Veltroni sta mettendo insieme le tessere, riportando al tavolo della trattativa Pier Ferdinando Casini e incassando una nuova disponibilità del Prc. Se l’asse del leader del Pd con Berlusconi dovesse reggere (come sembra), l’intesa con un ampio consenso porterebbe, entro la prossima settimana, all’approvazione del testo Bianco in commissione Affari costituzionali del Senato. Resta la contrarietà dei piccoli partiti, in particolare del Pdci e di Mastella che parla addirittura di «emergenza democratica». Tuttavia sembra ormai spezzato il fronte dei proporzionalisti. Rimane aperta la questione del «premietto» di maggioranza (2-3%) per il partito che ottiene più consensi: un fattore che, insieme allo sbarramento nazionale al 5%, secondo il Pd e Fi consente di ridurre la frammentazione e garantire la governabilità. Il Pd invece aprirebbe sul recupero nazionale, un meccanismo che consente ai partiti medi (Udc e Prc appunto) di portare in Parlamento una robusta pattuglia di deputati e senatori. Al di là dei tecnicismi, la situazione si è messa in movimento. ************ 5 sono stati nominati dal Quirinale I giudici della Corte Costituzionale a Palazzo della Consulta sono 14 anzichè 15, in quanto il Parlamento da maggio del 2006 non ha eletto un membro dimissionario. Cinque sono di nomina dal Quirinale: Giovanni Maria Flick, Franco Gallo, Sabino Cassese, Maria Rita Saulle e Giuseppe Tesauro. Quattro sono eletti dalle Camere: Ugo De Siervo (Unione), Luigi Mazzella (Cdl), Gaetano Silvestri (Unione) e Paolo Maria Napolitano (Cdl). Vengono dalla magistratura: Bile Amirante, Finocchiaro, Maddalena, Quaranta. *********** I due vertici: - Francesco Amirante. Napoletano, 74 anni, magistrato di Cassazione, è specialista in diritto del lavoro. - Franco Bile. Il Presidente è nato nel ’29, è giudice di carriera e guida la Consulta dal 2006. - Giovanni Maria Flick. E’ il vice presidente e ha 67 anni: docente di diritto, è stato ministro di Giustizia - Alfio Finocchiaro. Originario di Caserta, 72 anni, è un magistrato di Cassazione, esperto di diritto di famiglia. - Ugo De Servio. Docente di diritto, nato 65 anni fa a Savona, è stato eletto su indicazione dell’Unione. - Sabino Cassese. Docente, esperto di pubblica amministrazione, è stato ministro con Ciampi - Paolo Maria Napolitano. Romano, 63 anni, già esperto del vicepremier Fini, su nomina Cdl 14 giudici in tutto: - Paolo Maddalena. Esperto di diritto ambientale 71 anni, proviene dalla Corte dei Conti. - Franco Gallo. Romano 70 anni, docente, ministro delle Finanze nel governo Ciampi. - Luigi Mazzella. Salernitano, 74 anni, già Avvocato dello Stato e ministro Funzione pubblica - Alfonso Quaranta. Napoletano, 72 anni proviene dal Consiglio di Stato già in Authority Comunicazioni - Gaetano Silvestri. Siciliano, 63 anni docente di diritto, nominato dal centrosinistra. - Maria Rita Saulle. Unica donna docente, esperta di diritto internazionale Nominata da Ciampi - Giuseppe Tesauro. Napoletano, 65 anni docente, è stato presidente dell’Antitrust dal ’98 al 2005.