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 2008  gennaio 09 Mercoledì calendario

E’ iniziata 8 mila anni fa la distruzione del Pianeta. TuttoScienze La Stampa 9 Gennaio 2008. GEORGETOWN UNIVERSITY - USA

E’ iniziata 8 mila anni fa la distruzione del Pianeta. TuttoScienze La Stampa 9 Gennaio 2008. GEORGETOWN UNIVERSITY - USA. Una nuova e controversa ipotesi sostiene che è stata l’agricoltura dei primordi ad alterare il clima: 8 mila anni fa la concentrazione di diossido di carbonio cominciò a salire. Avvenne dopo un periodo di 2 mila anni di calo, secondo i modelli climatici che si basano sull’alternanza di fasi glaciali e interglaciali. Perché? Forse perché l’agricoltura si diffuse un po’ ovunque. Si tagliò e bruciò abbastanza foresta da immettere nell’atmosfera 200 miliardi di tonnellate di CO2. L’avvento delle coltivazioni del riso, circa 5 mila anni fa, produsse anche grandi quantità di metano: è un altro gas serra e le sue concentrazioni crescenti devono aver contribuito al riscaldamento globale. Se questa teoria è corretta, gli esseri umani stanno modificando il clima da molto più di due secoli. Lentamente, ma inesorabilmente, le popolazioni sono cresciute e sempre più terre si sono trasformate in campi, pascoli e giardini. Le foreste e le aree selvagge, al contrario, si sono ridotte. Il processo è alla base della storia ambientale da 8 mila anni fa a oggi. John Iliffe lo considera il tema centrale della storia africana nel suo studio «Africans: The History of A Continent», nel quale proprio gli africani sono descritti come gli agricoltori per eccellenza. Anche Mark Elvin ha ricostruito la storia cinese in modo simile, come un’epica di frontiera, in cui specifiche tecniche agricole divorano terra, assimilando o espellendo altre popolazioni. L’espansione delle coltivazioni caratterizza anche la storia dell’India e dell’Europa, oltre che delle Americhe. Se le popolazioni si ingrandirono, il merito fu sempre dell’agricoltura. Così i campi finirono per ricoprire un terzo della superficie terrestre, generando il più vasto impatto ambientale mai realizzato dall’uomo. Ma gli esseri umani hanno condizionato l’ambiente anche trasferendo piante, animali e microbi, sia intenzionalmente sia accidentalmente, secondo un processo definito «scambio ecologico». Il grano, per esempio, si mosse dai luoghi della sua domesticazione originaria fino all’Asia del Sud e in Cina, verso il 1500 a.C. I trasporti marittimi, poi, incoraggiarono questi scambi su enormi distanze. Gli austronesiani portarono le banane dal Sud-Est asiatico all’Africa orientale, mentre i polinesiani trasportarono piante e animali attraverso il Pacifico meridionale. Tutto questo accelerò l’espansione agricola, ma favorì allo stesso tempo un lungo processo di omogenizzazione ecologica, in cui l’umanità alterò ogni ecosistema per produrre un numero limitato (ma efficiente) di prodotti. Un impulso famoso allo «scambio ecologico» fu provocato dai viaggi di Colombo in America, a partire dal 1492, ma è stata la globalizzazione economica successiva - nel XV e nel XVI secolo - a provocare trasformazioni ambientali globali. Il boom delle attività minerarie cambiò per sempre la faccia della Terra, favorendo la deforestazione, mentre l’estrazione e la lavorazione dell’argento, realizzate con l’impiego del mercurio, diffusero una forma di inquinamento letale. La domanda delle pellicce, invece, indusse una caccia spietata a molti animali, sconvolgendo gli ecosistemi del Nord America. Se la globalizzazione economica ed ecologica cominciò così intorno al 1500, è solo dal 1950 che siamo entrati in un’era di turbolenza ambientale estrema. In realtà, la storia della Terra comprende molte catastrofi, anche maggiori, ma nessuna, finora, era stata provocata dall’umanità. JOHN R. MCNEILL