Il Giornale 05/01/2008, GIANCARLO PERNA, 5 gennaio 2008
Dietro il suo romanzo c’era un nido di spie. Il Giornale 5 gennaio 2008. Quandosi seppe che aveva vinto il concorso, si scatenò un intrigo internazionale
Dietro il suo romanzo c’era un nido di spie. Il Giornale 5 gennaio 2008. Quandosi seppe che aveva vinto il concorso, si scatenò un intrigo internazionale. Il regolamento di gara era tassativo: per assegnare la vincita, l’opera doveva essere stata pubblicata nella lingua originale.Mastavolta il requisito mancava. Ce n’erano versioni in vari idiomi, ma non in quello dell’autore. Se non si provvedeva subito, il Nostro sarebbe stato estromesso dalla lizza. Scesero allora in campo la Cia e l’intelligence britannica che approntarono una task force di agenti pronti a tutto. Costoro vennero fortunosamente a sapere che su un aereo diretto a Malta c’era una copia del manoscritto in lingua originale. Gli 007 intercettarono il velivolo costringendolo ad atterrare. Irruppero al suo interno, terrorizzarono i passeggeri e si impossessarono della preda. Fotografarono il plico pagina per pagina e lo restituirono al legittimo possessore, lasciando libero l’aereo di ripartire per la sua destinazione. Subito dopo cominciò una corsa contro il tempo. Stava infatti per scadere il termine per l’assegnazione della vincita. Le pagine fotografate furono affidate a esperti tipografi eprecipitosamente date alle stampe. Ne uscì un volume nella lingua dell’autore confezionato in uno stile grafico che ricalcava pedissequamente le edizioni che uscivano nel suo Paese. Un’imitazione perfetta che rispondeva esattamente ai criteri imposti dallo statuto del concorso. I giurati, ai quali il volume fu fatto pervenire in extremis, non ci trovarono infatti nulla da ridire. Ogni ostacolo per la futura assegnazione della vincita era stato così rimosso. Il Nostro, che era all’oscuro della rocambolesca faccenda sottostante, fudunque proclamato vincitore. Quando lo seppe, fu travolto dalla gioia. Inviòuntelegramma entusiasta alla giuria in cui esprimeva gratitudine, sorpresa e incredulità. Ma l’euforia durò poco. Nel suo Paese le reazioni alla vittoria furono aspre e rancorose. I suoi colleghi, rosi dall’invidia, la buttarono sul patriottismo. Accusarono il Nostro di avere scritto una storia che gettava discredito sugli ideali del loro Stato. Una capziosa esagerazione. In realtà, quello risultato vincitore era il semplice racconto di un gruppo familiare che aveva vissuto, nel corso di diversi anni, gli alti e bassi della società nazionale.Una cronaca romanzata, senza particolari intenti politici, di avvenimenti realmente accaduti. Gli invidiosi non erano che gli apripista. A ruota, intervennero infatti le autorità che ingiunsero al vincitore di rifiutare il premio. Se si fosse recato all’estero per incassare la vincita - questa la minaccia - non sarebbe più potuto rientrare in patria. Di fronte alla prospettiva dell’esilio, il Nostro si arrese. Con un secondo telegramma annunciò la sua rinuncia al riconoscimento. Nonostante il sacrificio, cominciò per lui e i familiari un triste periodo di angherie. Lasomma,congelata, fu incassata 31 anni dopo da Eugenio, figlio di primo letto del vincitore, morto ormai da tempo. La faccenda innescò un’amaralite familiare. Il Nostro infatti, reduce daduematrimoni, aveva avuto anche una figlia, Irina, da Olga, la sua ultima compagna. Eugenio però finse di ignorarne l’esistenza e tenne per se l’intera vincita. Cosa tanto più scandalosa in quanto Irina e la madre, contrariamente a Eugenio, vissero accanto al suo autore tutta l’epopea del libro. Dall’uscita clandestina del manoscritto che, ostracizzato in patria, fu pubblicato all’estero, alla contestata premiazione. Sulle due donne, inoltre, si scaricò, alla morte del Nostro, l’ostilità che il regime covava contro di lui. Esse furono infatti rinchiuse per anni in un lager, scontando la punizione che non si era osato infliggere direttamente all’autore, protetto dalla sua celebrità. Si può dunque capire lo sdegno di Irina verso il fratellastro quando costui si autoproclamò unico erede della vincita fatale. Il nostro infelice personaggio ebbe gioventù migliore della vecchiaia. Figlio di un noto disegnatore che aveva illustrato le opere di Tolstoj, studiò nella scuola tedesca della sua città. Si laureò in filosofia e perfezionò in neokantismo in Germania. Si entusiasmò agli inquietanti avvenimenti del suo Paese. In maturità, si pentì e fu isolato. Accettò dafilosofo tutte le sofferenze che patì in vita. Ma non sapremo mai se avrebbe anche retto alla triste saga familiare innescata dal premio. Ebbe infatti la fortuna di morire appena due anni dopo averlo ricevuto. Chi era? Soluzione Boris Pasternak (1890-1960). Nobel russo per la Letteratura nel 1958 con Il dottor Zivago. Il dattiloscritto giunse clandestinamente in Italia. Primo ad averlo tra le mani fu Einaudi che chiese il parere di Italo Calvino. A costui il romanzo non piacque e l’editore lo rifiutò. A capirne l’importanza fu invece Giangiacomo Feltrinelli. Spedì in Urss un suo fiduciario, Sergio D’Angelo, per i necessari accordi. D’Angelo vide l’autore, Olga e Irina. Di Eugenio, il figlio che intascò il cospicuo premio nel 1989, nemmeno l’ombra. Avuto il via da D’Angelo, Feltrinelli pubblicò il romanzo che ebbe successo mondiale e il massimo premio. GIANCARLO PERNA