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 2008  gennaio 07 Lunedì calendario

L´ultima trovata liberalizzare i virus. La Repubblica 7 gennaio 2008. Quando si biasimano gli eccessi ideologici ci si riferisce in genere all´estrema sinistra, eppur tuttavia di questi tempi prolifera impunemente anche un estremismo pseudo liberale che in nome della sovranità dell´individuo provoca non lievi danni

L´ultima trovata liberalizzare i virus. La Repubblica 7 gennaio 2008. Quando si biasimano gli eccessi ideologici ci si riferisce in genere all´estrema sinistra, eppur tuttavia di questi tempi prolifera impunemente anche un estremismo pseudo liberale che in nome della sovranità dell´individuo provoca non lievi danni. Tra l´altro non sempre avvertiti in tempo dall´opinione pubblica, poiché il riferimento al «pensiero unico» dominante fa sì che i mass-media si adeguino e plaudano a certe iniziative in realtà aberranti. L´ultimo esempio ci viene da quei titoli che sbandierano il via alla devolution dei vaccini (quasi si trattasse dei taxi), aperta dalla decisione della Regione Veneto, cui dovrebbero seguire le altre Regioni, di togliere l´obbligo della vaccinazione di massa dei fanciulli contro le più gravi malattie infettive. In questo quadro va dato atto a Repubblica di aver accompagnato la notizia con la severa critica del Prof. Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità al Senato, confortata il giorno seguente dalla lettera del prof. Guglielmo Gargani, noto cattedratico di microbiologia a Firenze. Ambedue hanno confutato la follia di abolire, in nome della libertà individuale, la protezione certa e garantita dallo Stato nei confronti di morbi terribili, primo fra tutti la poliomielite, debellati negli anni recenti proprio grazie al vaccino, ma che potrebbero riprendere qualora fosse «liberalizzata» la prevenzione. Tanto più in un paese come l´Italia a forte immigrazione e, dunque, soggetta a continui contagi potenziali diretti dalle aree più arretrate del mondo. Ma non mi soffermo sulle critiche scientifiche già esposte dai professori Marino e Gargani, quanto sugli aspetti politici e ideologici, della sciagurata innovazione che, secondo quanto ho letto sui giornali, rappresenterebbe, in base a una presunta direttiva Ue, «un provvedimento da nazione civile che allinea l´Italia agli altri paesi europei», dato che solo in Portogallo e Grecia sussisterebbe la vaccinazione obbligatoria. Non convinto da queste «informazioni» ho fatto di persona due verifiche: una presso una scuola pubblica di Parigi dove mi è stato cortesemente chiarito che non ci si può iscrivere senza il certificato di vaccinazione obbligatoria per polio, difterite e tetano; l´altra presso gli uffici della Commissione europea dove ho avuto una risposta ampia e dettagliata. Orbene a Bruxelles i ministri dell´Unione hanno più volte affrontato i problemi della salute, sempre però nel quadro dei Trattati che lasciano ai singoli Stati la competenza della prevenzione e delle cure delle malattie trasmissibili, fra cui rientrano anche i vaccini. Per contro, a parte alcune raccomandazioni non vincolanti di carattere più o meno generale, normative straordinarie sono state imposte in situazioni di particolare pericolo epidemico (mucca pazza, aviaria, salmonellosi), collegate a decisioni imperative di carattere zooprofilattico, anche in base alla Pac (Politica agricola comune). La collaborazione fra Stati si è, peraltro, estesa a comuni sistemi di allerta, banche dati, coordinamenti informatici di carattere sanitario. Gli interlocutori di Bruxelles hanno voluto specificare che, mentre per quanto riguarda la salute il potere dell´Unione è raramente vincolante, non così nella difesa ambientale: l´Italia in base a due direttive, l´una del 1975, l´altra del 1996, avrebbe dovuto, quindi, dotarsi di un efficace sistema di incenerimento, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti. L´ignominia di Napoli, malgrado le ripetute scadenze ultimative, si perpetua senza sensibili variazioni. E´, dunque, probabile che l´Italia il 9 gennaio, quando si riunirà la Commissione, venga deferita all´Alta Corte di Giustizia. Aggiungo – dopo questo inciso informativo – ancora due parole sulla abolizione dell´obbligo della vaccinazione, una decisione – leggo sempre sui giornali – che ci permetterebbe di uscire da «un contesto storico ormai superato, in cui lo Stato doveva decidere della salute dei cittadini». In questa affermazione sta, a mio avviso, il fulcro dell´estremismo ideologico pseudo (insisto sul pseudo) liberale: perché allora non abolire il Servizio sanitario nazionale, diminuire le imposte che ci costa e lasciare i cittadini liberi di curarsi o meno, secondo le loro singole possibilità e desideri? Analogo discorso può farsi per la scuola. Perché mantenere quella che, appunto, si chiama scuola dell´obbligo, una invenzione otto-novecentesca, quando per secoli chi aveva un precettore imparava e chi non lo aveva si dava a più consone attività lavorative? Non è un caso che oggi molti attacchino la sanità pubblica e rivendichino sovvenzioni pubbliche per la scuola privata. Tutto si tiene, a partire dalle vaccinazioni liberalizzate. MARIO PIRANI