La Repubblica 06/01/2008, pagg.1-22 TIMOTHY GARTON ASH, 6 gennaio 2008
Hillary-Obama squadra perfetta. La Repubblica 6 gennaio 2007. CHI vorreste che fosse la persona più potente del mondo? Tutti ci poniamo questa domanda, come giovedì i partecipanti ai caucus dell’ Iowa, anche se, a differenza loro, non possiamo votare
Hillary-Obama squadra perfetta. La Repubblica 6 gennaio 2007. CHI vorreste che fosse la persona più potente del mondo? Tutti ci poniamo questa domanda, come giovedì i partecipanti ai caucus dell’ Iowa, anche se, a differenza loro, non possiamo votare. Lì i votanti erano 234mila ma almeno 3 miliardi di persone erano in allerta per l’ esito.Bada bene a dove metti i piedi nonnina dell’ Iowa, perché cammini sui nostri sogni.Un modo per darsi una risposta - poco più di un gioco di società, ma comunque indicativo - è immaginare di poter scegliere chi più ci piace. Nelson Mandela? Il Dalai Lama? Un grande filosofo? Un bimbo innocente? Se stessi? Si accettano suggerimenti. Nella realtà la persona più importante del mondo sarà di nazionalità americana. Ed è probabile che sia uno o una dei principali candidati democratici o repubblicani alla presidenza, anche se il sindaco di New York Michael Bloomberg resta un’ avvincente possibilità trasversale. La scelta tra democratici e repubblicani per i non elettori indecisi del mondo è questa volta un ’no-brainer’ , come dicono gli americani, cioè semplicissima, ovvia. Dopo due mandati di una delle amministrazioni più incompetenti e fallimentari della storia recente, è ora di cambiare. Se esistesse un candidato repubblicano eccezionale le chance di vittoria potrebbero essere più distribuite. Ma non c’ è. John McCain ha un passato notevole che esige rispetto. E’ probabilmente troppo vecchio e forse troppo eccentrico per essere un buon presidente. Tutti gli altri hanno grandi debolezze, sia caratteriali (Giuliani), che ideologiche (Huckabee) o non hanno la stoffa (Romney). Altrettanto importante, i candidati repubblicani concordano ampiamente su una serie di politiche che risulterebbero negative per il mondo. Come il presidente Bush hanno ancora un profondo rifiuto delle scelte radicali necessarie ad affrontare la sfida epocale posta dal cambiamento climatico, dalla sicurezza energetica e dallo sviluppo sostenibile. Analogamente portano con sé un fardello politico troppo pesante su temi che vanno dall’ Iraq a Guantanamo per cambiare radicalmente approccio alla lotta a lungo termine, multilaterale, contro il terrorismo internazionale, la proliferazione di armi distruzione di massa e le ripercussioni dell’ instabilità di stati come il Pakistan. Come può una persona con un minimo di giudizio votare per un uomo che dice, come Mitt Romney, che ’dovremmo raddoppiare Guantanamo’ ? Non restano quindi che i democratici. Ho iniziato il 2007 da obamiano entusiasta. Entro nel 2008 da clintoniano moderato. Continuo a credere che Barack Obama sia l’ unico candidato a poter cambiare all’ istante l’ immagine dell’ America. Oggi la popolarità degli Stati Uniti nel mondo è ai livelli minimi mai registrati da quando esistono i sondaggi di opinione internazionale. Obama incarna gli aspetti della società americana che suscitano l’ ammirazione persino dei più acerrimi critici di Washington. E ha anche qualche buona idea. Il problema è che osservandolo lo scorso anno mi sono sempre più convinto che non è ancora pronto per l’ incarico. Non riesco a togliermi dalla mente un piccolo episodio: in risposta a una domanda in un dibattito Obama disse che avrebbe affrontato il problema chiamando innanzitutto i presidenti del Messico e del Canada. (Il Canada non ha un presidente). Una svista banale in sé , ma ce ne sono state troppe del genere, e troppe chiacchiere. Ovviamente un presidente inesperto può imparare in corso d’ opera, come hanno fatto gli ultimi due inquilini della Casa Bianca. Ma pensate al disastro del primo mandato di Bush. E neppure il primo mandato di Bill Clinton è stato così esaltante, lo testimoniano la disgraziata inerzia di fronte al Rwanda, per non parlare della titubanza sulla Bosnia. In un mondo sempre più pericoloso, con il nuovo anno inaugurato da un Pakistan dotato di armi nucleari che vacilla sull’ orlo dell’ anarchia, non è più tempo di errori grossolani, non possiamo più permetterceli. Quanto ai Clinton, loro sanno quali sono gli errori da evitare perché li hanno già fatti quasi tutti. Hanno imparato la lezione. E diciamolo chiaramente, votando Clinton gli elettori americani eleggeranno i Clinton. In realtà questa sarà la presidenza dei Clinton o l’ amministrazione dei presidenti Clinton. Ma è un vantaggio in più. Hillary in sé, a sessant’ anni, è diventata assolutamente straordinaria. Superbamente informata su ogni tema, quasi perfetta in ogni dettaglio, difficile che metta il piede in fallo, nonostante sia stata messa e rimessa alla prova quanto pochi altri esseri umani. Ad una fiera di bestiame a Ames, nell’ Iowa, qualche giorno fa, ha detto scherzando agli allevatori che potevano "guardarle in bocca" come si fa con il bestiame se fosse servito a farli decidere. E la verità è che se mai al mondo si è guardato in bocca a qualcuno, è stato ai Clinton. Hillary è simpatica? No. Almeno non come personaggio pubblico. L’ espansività e il calore umano sono prerogative di Bill. Schietta? Non è proprio quello che indica il suo curriculum. Diciamo sincera come un avvocato. Ma non serve che la persona più potente del mondo sia piacevole. Bisogna che sappia fare il suo lavoro: adulta, informata, responsabile, tenace, due mani sicure dopo otto anni in balia di un pasticcione. E in più assistita da uno dei politici più eloquenti, informati e abili del pianeta. Due al prezzo di uno. E dietro di loro vari potenziali team di politica estera di grande esperienza cui attingere, con opinioni più vicine a quelle prevalenti in gran parte delle principali democrazie mondiali - perciò in posizione migliore per costruire le indispensabili alleanze. Lo slogan di Hillary è che gli Usa hanno bisogno di qualcuno che sia ’pronto a fare il presidente fin dal primo giorno’ . Beh, è logico che lo dica. Ma si dà il caso che abbia ragione. In più avremmo la soddisfazione di vedere una donna infrangere quella che dev’ essere l’ ultima barriera alle pari opportunità, (a meno di non immaginare una papessa sul trono di Pietro). Il ritorno dei Clinton non servirà però a produrre un effetto-Obama sull’ immagine dell’ America all’ estero. Al contrario, milioni di persone in tutto il mondo si chiederanno che razza di democrazia sia mai una democrazia in cui il presidente eletto o si chiama Bush o si chiama Clinton. Quindi serve anche Obama. Dategli qualche anno in più di gavetta, come l’ ha fatta Hillary, e potrebbe diventare un presidente modello. E quale miglior modo di accumulare esperienza se non fare da vicepresidente a Hillary? E’ molto improbabile, me ne rendo conto, soprattutto se la Clinton ha intenzione di candidarsi per un secondo mandato. Ma la mia squadra ideale sarebbe Clinton-Obama. www.timothygartonash.com Traduzione di Emilia Benghi CHI vorreste che fosse la persona più potente del mondo? Tutti ci poniamo questa domanda, come giovedì i partecipanti ai caucus dell’ Iowa, anche se, a differenza loro, non possiamo votare. Lì i votanti erano 234mila ma almeno 3 miliardi di persone erano in allerta per l’ esito.Bada bene a dove metti i piedi nonnina dell’ Iowa, perché cammini sui nostri sogni.Un modo per darsi una risposta - poco più di un gioco di società, ma comunque indicativo - è immaginare di poter scegliere chi più ci piace. Nelson Mandela? Il Dalai Lama? Un grande filosofo? Un bimbo innocente? Se stessi? Si accettano suggerimenti. Nella realtà la persona più importante del mondo sarà di nazionalità americana. Ed è probabile che sia uno o una dei principali candidati democratici o repubblicani alla presidenza, anche se il sindaco di New York Michael Bloomberg resta un’ avvincente possibilità trasversale. La scelta tra democratici e repubblicani per i non elettori indecisi del mondo è questa volta un ’no-brainer’ , come dicono gli americani, cioè semplicissima, ovvia. Dopo due mandati di una delle amministrazioni più incompetenti e fallimentari della storia recente, è ora di cambiare. Se esistesse un candidato repubblicano eccezionale le chance di vittoria potrebbero essere più distribuite. Ma non c’ è. John McCain ha un passato notevole che esige rispetto. E’ probabilmente troppo vecchio e forse troppo eccentrico per essere un buon presidente. Tutti gli altri hanno grandi debolezze, sia caratteriali (Giuliani), che ideologiche (Huckabee) o non hanno la stoffa (Romney). Altrettanto importante, i candidati repubblicani concordano ampiamente su una serie di politiche che risulterebbero negative per il mondo. Come il presidente Bush hanno ancora un profondo rifiuto delle scelte radicali necessarie ad affrontare la sfida epocale posta dal cambiamento climatico, dalla sicurezza energetica e dallo sviluppo sostenibile. Analogamente portano con sé un fardello politico troppo pesante su temi che vanno dall’ Iraq a Guantanamo per cambiare radicalmente approccio alla lotta a lungo termine, multilaterale, contro il terrorismo internazionale, la proliferazione di armi distruzione di massa e le ripercussioni dell’ instabilità di stati come il Pakistan. Come può una persona con un minimo di giudizio votare per un uomo che dice, come Mitt Romney, che ’dovremmo raddoppiare Guantanamo’ ? Non restano quindi che i democratici. Ho iniziato il 2007 da obamiano entusiasta. Entro nel 2008 da clintoniano moderato. Continuo a credere che Barack Obama sia l’ unico candidato a poter cambiare all’ istante l’ immagine dell’ America. Oggi la popolarità degli Stati Uniti nel mondo è ai livelli minimi mai registrati da quando esistono i sondaggi di opinione internazionale. Obama incarna gli aspetti della società americana che suscitano l’ ammirazione persino dei più acerrimi critici di Washington. E ha anche qualche buona idea. Il problema è che osservandolo lo scorso anno mi sono sempre più convinto che non è ancora pronto per l’ incarico. Non riesco a togliermi dalla mente un piccolo episodio: in risposta a una domanda in un dibattito Obama disse che avrebbe affrontato il problema chiamando innanzitutto i presidenti del Messico e del Canada. (Il Canada non ha un presidente). Una svista banale in sé , ma ce ne sono state troppe del genere, e troppe chiacchiere. Ovviamente un presidente inesperto può imparare in corso d’ opera, come hanno fatto gli ultimi due inquilini della Casa Bianca. Ma pensate al disastro del primo mandato di Bush. E neppure il primo mandato di Bill Clinton è stato così esaltante, lo testimoniano la disgraziata inerzia di fronte al Rwanda, per non parlare della titubanza sulla Bosnia. In un mondo sempre più pericoloso, con il nuovo anno inaugurato da un Pakistan dotato di armi nucleari che vacilla sull’ orlo dell’ anarchia, non è più tempo di errori grossolani, non possiamo più permetterceli. Quanto ai Clinton, loro sanno quali sono gli errori da evitare perché li hanno già fatti quasi tutti. Hanno imparato la lezione. E diciamolo chiaramente, votando Clinton gli elettori americani eleggeranno i Clinton. In realtà questa sarà la presidenza dei Clinton o l’ amministrazione dei presidenti Clinton. Ma è un vantaggio in più. Hillary in sé, a sessant’ anni, è diventata assolutamente straordinaria. Superbamente informata su ogni tema, quasi perfetta in ogni dettaglio, difficile che metta il piede in fallo, nonostante sia stata messa e rimessa alla prova quanto pochi altri esseri umani. Ad una fiera di bestiame a Ames, nell’ Iowa, qualche giorno fa, ha detto scherzando agli allevatori che potevano "guardarle in bocca" come si fa con il bestiame se fosse servito a farli decidere. E la verità è che se mai al mondo si è guardato in bocca a qualcuno, è stato ai Clinton. Hillary è simpatica? No. Almeno non come personaggio pubblico. L’ espansività e il calore umano sono prerogative di Bill. Schietta? Non è proprio quello che indica il suo curriculum. Diciamo sincera come un avvocato. Ma non serve che la persona più potente del mondo sia piacevole. Bisogna che sappia fare il suo lavoro: adulta, informata, responsabile, tenace, due mani sicure dopo otto anni in balia di un pasticcione. E in più assistita da uno dei politici più eloquenti, informati e abili del pianeta. Due al prezzo di uno. E dietro di loro vari potenziali team di politica estera di grande esperienza cui attingere, con opinioni più vicine a quelle prevalenti in gran parte delle principali democrazie mondiali - perciò in posizione migliore per costruire le indispensabili alleanze. Lo slogan di Hillary è che gli Usa hanno bisogno di qualcuno che sia ’pronto a fare il presidente fin dal primo giorno’ . Beh, è logico che lo dica. Ma si dà il caso che abbia ragione. In più avremmo la soddisfazione di vedere una donna infrangere quella che dev’ essere l’ ultima barriera alle pari opportunità, (a meno di non immaginare una papessa sul trono di Pietro). Il ritorno dei Clinton non servirà però a produrre un effetto-Obama sull’ immagine dell’ America all’ estero. Al contrario, milioni di persone in tutto il mondo si chiederanno che razza di democrazia sia mai una democrazia in cui il presidente eletto o si chiama Bush o si chiama Clinton. Quindi serve anche Obama. Dategli qualche anno in più di gavetta, come l’ ha fatta Hillary, e potrebbe diventare un presidente modello. E quale miglior modo di accumulare esperienza se non fare da vicepresidente a Hillary? E’ molto improbabile, me ne rendo conto, soprattutto se la Clinton ha intenzione di candidarsi per un secondo mandato. Ma la mia squadra ideale sarebbe Clinton-Obama. TIMOTHY GARTON ASH