La Repubblica 03/01/2008, pag.11 ALIX VAN BUREN, 3 gennaio 2008
Svanisce il sogno olimpionico assedio al centro dei super-corridori. La Repubblica 3 gennaio 2007. Il sangue versato dalla furia tribale, che lacera il Kenya lungo la faglia etnica e geologica della Great Rift Valley, ha sfiorato il santuario dei Maratoneti e fatto naufragare il sogno di una squadra olimpica pronta a strappare l´oro a Pechino
Svanisce il sogno olimpionico assedio al centro dei super-corridori. La Repubblica 3 gennaio 2007. Il sangue versato dalla furia tribale, che lacera il Kenya lungo la faglia etnica e geologica della Great Rift Valley, ha sfiorato il santuario dei Maratoneti e fatto naufragare il sogno di una squadra olimpica pronta a strappare l´oro a Pechino. Proprio lì, a pochi chilometri dalla chiesetta arsa di Eldoret, si allenavano ancora ieri le promesse dell´atletica kenyana: Samuel Vanjiru, Martin Lel, Robert Cheruiyot, tre campioni uniti dai record sulle piste mondiali, oggi rivali per questioni ancestrali. Poco importa che Vanjiru, vent´anni, record alla mezza maratona di Rotterdam due anni fa, allevato nei fertili altipiani delle tribù Kikuyu avesse varcato quella faglia per gareggiare al fianco dei due discendenti dei guerrieri Nandi - Lel, il maratoneta insuperato di Londra e di New York, e Cheruiyot, vittorioso a Chicago e nella Corrida di San Silvestro. La vendetta dei Nandi, i razziatori del popolo Kalenjin, innescata dall´esclusione del loro leader Odinga nello scrutinio presidenziale "per colpa" dei Kikuyu, minaccia di riscuotere un nuovo tributo di sangue. «Vanjiru è tornato nelle terre dei Kikuyu. Che gran peccato», è di pessimo umore Gabriele Rosa, fondatore della culla dei maratoneti di Eldoret. Da vent´anni nei training camp ora deserti della Great Rift Valley il professore Rosa addestra centinaia di atleti. Al telefono da Brescia, dov´è rientrato dopo il dilagare delle violenze, abbozza il traguardo che s´era posto il suo terzetto di campioni: «Erano i possibili vincitori della maratona olimpica. Lel, Cheruyiot e Vanjiru s´allenavano insieme, volevano collaborare, s´era ricomposta fra di loro quell´armonia che gli scontri etnici hanno mandato in frantumi». Il training camp di Eldoret fa storia da anni nelle terre dei Kalenjin (che, sotto il profilo sportivo, hanno prodotto gli atleti più importanti) martoriate in queste ore dalla caccia ai Kikuyu. Da lì, uomini donne e bambini sono in fuga verso Nairobi e la salvezza della capitale multietnica. «I Kikuyu stanno affollandosi all´aeroporto di Eldoret», dice Rosa. «Per loro le strade sono troppo pericolose: rischierebbero d´essere catturati e ammazzati. Lo stesso destino toccherebbe a Vanjiru». già stato così per un altro campione, Luka Sang, olimpionico nel 1988 a Seul nella staffetta 4x400, assassinato dalle bande armate mentre rientrava a Eldoret al volante della sua automobile. «Va in fumo un sogno», si congeda Rosa. E quando lo dice, sa bene che non si tratta soltanto della maratona cinese. S´infrange anche il disegno di una nazione elaborato poco più di quarant´anni fa da Jomo Kenyatta, il padre fondatore del Kenya, l´uomo che aveva strappato agli inglesi l´indipendenza dell´Africa orientale britannica. Lui, che s´era meritato il titolo di mzee, l´anziano, con una vocazione di saggezza non sempre meritata, vagheggiava di fare delle tribù un popolo. Aveva disposto il trasferimento di parte delle etnie per ricavare da quel mescolamento una omogeneità foriera di un Paese nazionale. Nella fuga dei Kikuyu da Eldoret, e domani forse dei Kalenjin verso la valle dei sismi etnici, si rompe quel mosaico mai completato. ALIX VAN BUREN