La Stampa 04/01/2008, pag.24 Luigi Grassia, 4 gennaio 2008
Il ”trader” burlone che ha fatto il record per scrivere la Storia. La Stampa 4 Gennaio 2008. Homo ludens» si intitola il libro in cui il filosofo e sociologo olandese Johan Huizinga spiega come gran parte del comportamento umano (in amore, in guerra, in politica, nei tribunali, in economia eccetera) non abbia altra motivazione che l’impulso a giocare: e non a giocare d’azzardo per guadagnarci, proprio a giocare nel senso di baloccarsi per il solo gusto di farlo
Il ”trader” burlone che ha fatto il record per scrivere la Storia. La Stampa 4 Gennaio 2008. Homo ludens» si intitola il libro in cui il filosofo e sociologo olandese Johan Huizinga spiega come gran parte del comportamento umano (in amore, in guerra, in politica, nei tribunali, in economia eccetera) non abbia altra motivazione che l’impulso a giocare: e non a giocare d’azzardo per guadagnarci, proprio a giocare nel senso di baloccarsi per il solo gusto di farlo. Di questa profonda verità sulla natura dell’animo umano si è avuta una conferma nello storico mercoledì 2 gennaio 2008 in cui il barile di petrolio ha toccato per la prima volta il prezzo di 100 euro. Se questo è successo non è perché qualche computer ha fatto scattare un ordine automatico ma perché un singolo operatore di mercato ha deciso di fare una puntata storica fino a quella vetta di prezzo, acquisendo una piccola partita che poi ha immediatamente rivenduto in perdita, sapendo di perderci; solo per il gusto di un’impresa da Guinness dei primati. Il particolare curioso è stato segnalato da Stephen Schork, che dirige una «newsletter» dedicata al mercato petrolifero dopo aver condotto per molti anni l’attività di compravendita dei barili di greggio sul parterre del New York Mercantile Exchange; non è stato lui ad acquistare a 100 dollari ma ha fatto da testimone all’accaduto. Ha visto e sentito un «trader» fare il suo ordine per il quantitativo minimo consentito, pari a mille barili di greggio, al prezzo di 100 dollari, ed emettere subito dopo l’ordine di vendita a 99,40 al barile con una perdita complessiva di 600 dollari. Schork testimonia che non si è trattato di una speculazione andata male ma di un semplice gioco: «Quel tipo ha pagato 600 dollari solo per poter dire ai suoi nipoti di essere stato il primo al mondo a comprare il petrolio a 100 dollari». La cornice si prestava bene perché il Nymex è uno dei pochi superstiti bastione delle negoziazioni a voce sul parterre, con quelle scene di grande effetto in cui si vedono (si vedevano, per lo più) i trader urlare ordini di acquisto e di vendita in una gran bolgia di gesti convenzionali, di foglietti scarabocchiati in fretta, di spintoni. Questo apparente caos è scomparso in quasi tutto il mondo, sostituito dalle asettiche contrattazioni telematiche; ma non al Nymex, dove (incidentalmente) chi compra a 100 dollari si nota di più. Per fare un’altra citazione: nella società moderna, diceva il profeta della pop-art Andy Warhol, «ognuno ha diritto al suo quarto d’ora di celebrità». Nel caso specifico, Huizinga ha visto confermate le sue teorie, con l’acquisto per gioco a 100 dollari; Warhol no, perché il nome del commerciante di barili non ha ancora fatto il giro del mondo e per il momento rimane ignoto; ma alla fine quel signore potrebbe ottenere anche di più, una noticina permanente a piè di pagina nei libri di storia. E in ogni caso lo sapranno i suoi nipoti. Luigi Grassia