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 2008  gennaio 04 Venerdì calendario

MALPENSA ALLA CINESE

La Stampa 4 Gennaio 2008. Questa notte ho sognato di aver ricevuto una lunga lettera che mi sono affrettato a trascrivere appena sveglio. Spero di non avere omesso nulla. Se così fosse, mi scuso sin d’ora con chi me l’ha mandata, prima ancora che coi lettori. Mi ricordo che iniziava con una nota autobiografica. Sì proprio così: «Credo di essere lombardo da almeno cinque generazioni. Nonni e genitori tutti nati nel cuore della Padania, a Milano. Tante estati, alcune molto noiose, trascorse nei pressi della Malpensa, qualche piacevole pedalata da quelle parti. Mi capita spesso di viaggiare in aereo. Ma non per questo mi sono sentito tradito quando ho appreso che la scelta dell’hub di Alitalia era ricaduta su Fiumicino.
«Mi sono invece indignato leggendo di un ”partito del Nord” che si batte per mantenere Malpensa alitaliana, facendo pagare a me e agli altri contribuenti 2 milioni di euro al giorno per sostenere la folle idea di due hubs per una sola compagnia. Animatori di questo movimento a sostegno delle tasse per pagare le trasferte a un personale di terra o di fede laziale e romanista (mi risulta che solo il 6% degli alitaliani viva dalle nostre parti) sarebbero poi certi paladini del Nord.
Gli stessi paladini del Nord che, quando Linate era stata depotenziata per fare spazio a Malpensa, avevano parlato di sacrificio degli interessi di Milano per venire incontro alle esigenze di Alitalia. Adesso ci stanno vendendo il risotto... al contrario. Fosse almeno una tarte tatin! Da lombardo pragmatico mi chiedo: ma com’è possibile che personale politico di questo tipo non paghi alcun prezzo di fronte al fallimento di un progetto da loro sostenuto nonostante tutti i tecnici lo avessero dato per fallimentare in partenza? Da meneghino doc mi sono abituato a vedere ricambi di allenatori quasi ogni anno. E qui invece c’è chi impunemente mangia il panettone da lustri...
«A proposito di allenatori, mi ricordo che uno di loro, Vujadin Boskov, diceva sempre che "rigore è quando arbitro fischia". Non dovrebbe essere lo stesso per gli hub di una compagnia aerea? Non dovrebbe essere il vertice della compagnia a fischiare, a decidere? Che c’entrano i presidenti delle Regioni e i capi partito con gli hubs di Alitalia? Mi chiedo tra l’altro se sanno pronunciare hubs, se sanno cosa significhi, se sono consapevoli del fatto che New York e Los Angeles non sono hubs pur ricevendo milioni di passeggeri (e che passeggeri!) ogni mese. E poi perché tutto questo interessamento di una banca per l’alitalianità, perché tanto agitarsi per gestire la tratta Malpensa-Lamezia Terme? Forse si intende aprire un "on flight banking"? O rilanciare la business class come subprime class? Eppoi non mi risulta che Malpensa sia il principale hub per i voli diretti verso l’Italia. Soprattutto i miei amici che arrivano con voli intercontinentali mi raccontano di transiti a Francoforte, Parigi o anche Monaco di Baviera, altro centro, che proprio in quanto hub, è per definizione più importante di New York.
«E poi quali voli intercontinentali ha oggi Alitalia? Non vola più al centro del mondo, nella terra oggi di Schwarzenegger, non vola neanche nel nuovo mondo, in Cina. Con o senza l’hub a Malpensa, per andare in Cina bisogna passare da Parigi, Zurigo o Francoforte... Già la Cina, lo sa che pazza idea mi è venuta l’altro giorno? E se Malpensa diventasse l’hub delle compagnie aeree cinesi che volano in Europa? Malpensa ha una localizzazione invidiabile per chi arriva in Europa. Si situa all’incrocio fra il Corridoio V e la Genova - Rotterdam. Se mai un giorno l’Alta Velocità italiana vedrà la luce, Malpensa sarà solidamente tra i bracci della sua grande "T", vicina al mega-polo esterno della Fiera. E poi i cinesi adorano i laghi. Si tuffano nei loro laghetti inquinati appena possono. Faranno il bagno nel lago di Varese anche d’inverno».
Confesso che l’idea di questo signore padano non mi sembra affatto balzana. Certo non è più pazza di tante idee che ho sentito in giro sul futuro di Malpensa. Un consiglio allora ce l’avrei anch’io per la classe dirigente lombarda. Perché Formigoni non fa un bel viaggio in Cina? Sarebbe un modo per cogliere due piccioni con una fava: anche Nixon andò in Cina per distogliere l’attenzione degli americani dai guai che aveva combinato a casa sua. Se Formigoni porterà a casa un hub di Air China e tanti tanti viaggi d’affari e turismo dall’Est, beh, se lo farà, forse forse... potremo anche perdonarlo.
Tito Boeri