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 2008  gennaio 03 Giovedì calendario

”Oggi a 23 settimane un feto può vivere”. La Stampa 3 Gennaio 2008. ROMA. Consultori inadeguati e non fedeli al ruolo che aveva loro assegnato la legge

”Oggi a 23 settimane un feto può vivere”. La Stampa 3 Gennaio 2008. ROMA. Consultori inadeguati e non fedeli al ruolo che aveva loro assegnato la legge. E nuove frontiere della scienza che consentono, sia pure in casi eccezionali, la vita anche a un feto di 23 settimane. Sono i due binari sui quali corre il treno di chi vuole metter mano alla 194. Quello che chiedono, a trent’anni della sua entrata in vigore, è che il titolo trovi applicazione per esteso: «norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza», senza privilegiare la seconda parte. Quello che sottolineano con trepidazione politica (anche perché quella legge fu la risposta a un referendum popolare) è che «non ci sarà nessuna guerra di religione». E’ una corrente che parte dal centrodestra, ma corre trasversale, quella che preme per rivedere le norme sull’aborto. In concreto, che cosa si vuole modificare? Premesso che non c’è nessun disegno di legge al riguardo, una maggioranza che attraversa entrambi gli schieramenti, con la senatrice Paola Binetti in testa, vuole che tutta la parte della legge ritenuta disattesa sia applicata. La critica è ai consultori, accusati di non svolgere il ruolo d’informazione, di presentazione delle alternative e di assistenza alle donne che decidono di abortire. Chi vuole cambiare le cose sostiene che molte donne, soprattutto le immigrate, che detengono il record di gravidanze e degli aborti, se potessero avere quei famosi aiuti di sostegno alla maternità e maggiori garanzie sul posto di lavoro, non andrebbero ad abortire. A destra, come conferma il senatore Francesco Pionati (Udc), si ritiene che la 194 sia, ormai, una forma più dolorosa di contraccezione. E si fanno accuse anche ai medici che dovrebbero essere «anche consulenti», non solo «meccanici operatori». Chi difende la legge, invece, mette sul tavolo i numeri: il successo della 194 si misura sulla diminuzione degli aborti, ma soprattutto sull’ eliminazione di quelli clandestini. Anche il mondo della scienza dice la sua. «Bisogna abbassare il limite per l’aborto terapeutico, fissandolo non oltre la 22esima settimana - sostiene Claudio Fabris, presidente della Società italiana di neonatologia -. Con i progressi della medicina ci sono possibilità di sopravvivenza già a 23 settimane, possibilità che all’epoca in cui la legge è stata pensata non esistevano. Anche se si tratta di eventi rari». Intanto, fuori dai palazzi delle istituzioni, la battaglia sale di tono. Il Movimento per la vita chiede che venga modificata la 194 nelle parti che la rendono «equivoca». «Non bisogna rassegnarsi a una legge ingiusta - tuona il suo presidente, Carlo Casini - nel cui nome, a trent’ anni dall’entrata in vigore, saranno cinque milioni le vittime innocenti». Battaglia che incomincia a spostarsi per strada. A Trento, alcuni manifesti del Movimento per la Vita, sui quali compare la fotografia di un feto e la scritta «Mamma oggi compio tre mesi», sono stati presi di mira da sconosciute «Brigate femministe Trento» che vi hanno incollato sopra volantini con messaggi del tipo «La gallina viene sempre prima e dopo l’uovo». DANIELA DANIELE