Libero 03/01/2008, pag.18 ANDREA MORIGI, 3 gennaio 2008
Centomila in fuga e oltre trecento morti Kenya come il Ruanda. Libero 3 gennaio 2008. Sono ormai 100mila i keniani in fuga, nel tentativo di sottrarsi agli scontri tribali che hanno provocato già 341 morti nel giro di una settimana, secondo i calcoli della France Presse
Centomila in fuga e oltre trecento morti Kenya come il Ruanda. Libero 3 gennaio 2008. Sono ormai 100mila i keniani in fuga, nel tentativo di sottrarsi agli scontri tribali che hanno provocato già 341 morti nel giro di una settimana, secondo i calcoli della France Presse. Nell’ovest del Paese, è la gente dell’etnia Kikuyu, del presidente Mwai Kibaki, a fuggire verso l’Uganda, sospinta dai Luo, a cui appartiene lo sconfitto alle elezioni Raila Odinga. Altri si nascondono e si armano, per il timore di attacchi e saccheggi, mentre iniziano a scarseggiare il carburante e i generi alimentari, mettendo a rischio il rientro dei turisti stranieri dalle località costiere. LA SORTE DEI TURISTI Della sorte dei 6mila italiani, di cui 4.500 circa turisti, sta occupandosi il ministero degli Esteri, invitandoli «a esercitare la massima cautela, secondo le indicazioni costantemente fornite e dagli stessi tour operator con i quali l’Unità di Crisi stessa è in continuo contatto». In una nota diffusa ieri, la Farnesina assicura che «allo stato attuale, comunque, gli aeroporti in Kenya rimangono tutti aperti e funzionanti (sebbene possano registrarsi ritardi) e nelle zone turistiche non sono stati registrati atti di violenza». Comunque, l’indicazione della diplomazia ai tour operator è urgente: meglio affrettarsi a intensificare la disponibilità di voli di ritorno. A chi aveva programmato la propria partenza in questi giorni si consiglia invece «il rinvio di viaggi in Kenya, fino al ristabilimento di condizioni di normalità». Nell’emergenza interna rimangono però coinvolti in prima persona i missionari e i volontari italiani. Saccheggi e violenze non risparmiano i luoghi di culto, ma anche dopo il massacro di cinquanta persone, martedì, nella chiesa di Kiambaa, la gente continua a rifugiarsi nelle parrocchie e nelle scuole, spiegano all’agenzia Misna alcuni religiosi coperti dall’anonimato. Nella sola cattedrale di Eldoret ieri mattina avevano cercato riparo tra le 7 e le 10mila persone. Se ne fa interprete il vescovo cattolico locale, Cornelius Kipng’eno Arap Korir: «Chiediamo ai leader politici di avviare un dialogo e mettere fine a questa follia per il bene del Paese». A Misna, il prelato affida anche il proprio appello: «Serve cibo e altri beni di prima necessità che ormai o scarseggiano o hanno prezzi altissimi». Gli appelli alla pace si moltiplicano, nel timore che la situazione possa aggravarsi nel corso della manifestazione non autorizzata, ma confermata per oggi dall’Orange Democratic Movement guidato da Odinga. Soltanto il Supremo consiglio dei musulmani del Kenya si tiene fuori dagli scontri, condannando le uccisioni e i saccheggi di massa e chiedendo ai principali esponenti politici di dialogare. Non ne tengono conto i due contendenti. Il presidente riconfermato Mwai Kibaki denuncia la «pulizia etnica» condotta dalle bande che sostengono il leader dell’opposizione. «I sostenitori di Raila Odinga sono coinvolti nella pulizia etnica - accusa il portavoce di Kibaki, Alfred Mutua - Non vogliamo che questo infanghi la reputazione di Odinga, che sia considerato come il promotore di questa pulizia etnica». LA MEDIAZIONE USA Le stesse accuse il leader dell’opposizione, che appartiene alla tribù dei Luo, le ha rivolte al presidente, la cui etnia, quella dei Kikuyu, è quella dominante nella politica e nell’economia del Kenya. Ma la comunità internazionale preme anche su Kibaki. Stati Uniti e Regno Unito, in una nota congiunta, hanno esortato le parti in causa a porre fine alle violenze, mentre l’Unione Africana presieduta da John Kufour si è offerta come mediatore, come ha fatto anche il premio Nobel per la Pace ed ex arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. Intanto, per la prima volta, la Commissione elettorale del Kenya ha espresso dubbi sui risultati elettorali che hanno dato la vittoria a Kibaki per soli 230mila voti. «Non so se Kibaki abbia vinto le elezioni», ha affermato il presidente della commissione, Samuel Kivuitu, al quotidiano "Standard". ANDREA MORIGI