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 2008  gennaio 03 Giovedì calendario

George Peppin, una fortuna sul filo di lana. Il Sole 24 Ore 3 gennaio 2008. Quando, piegato dalle difficoltà economiche, lasciò la sua fattoria, a Dulverton, in Inghilterra nel 1850, l’allevatore George Hall Peppin (1800-1872) sperava di trovar fortuna nella lontana Australia

George Peppin, una fortuna sul filo di lana. Il Sole 24 Ore 3 gennaio 2008. Quando, piegato dalle difficoltà economiche, lasciò la sua fattoria, a Dulverton, in Inghilterra nel 1850, l’allevatore George Hall Peppin (1800-1872) sperava di trovar fortuna nella lontana Australia. Imbarcato sull’Ann Maria, con la moglie Harriet e i figli George (1827-1876) e Frederich Loch (1828-1911), non sapeva che il suo desiderio si sarebbe ampiamente esaudito e che il suo nome e quello dei suoi figli sarebbe stato consegnato alla storia del Paese-Continente, oggi il maggior produttore di lana al mondo, con circa 400 milioni di chili di lana sucida tosati ogni anno. I Peppin, cercando di sopravvivere in condizioni ambientali difficili, crearono l’ossatura, e il vello, di un business che avrebbe aiutato l’Australia a sconfiggere l’isolamento e a partecipare, da protagonista, al mercato mondiale delle materie prime. La razza Peppin, frutto di lavoro certosino e sapienti incroci, per la sua capacità di resistenza a un clima difficile, è oggi la pecora più diffusa sul suolo australiano: oltre il 70% della popolazione merino discende dal gregge che la famiglia di Dulverton allevò nella fattoria di Wanganella, nel cuore del New South Wales. Una statua, dedicata dai pratici australiani alla pecora più che ai Peppin, eretta a Wanganella sulle rive del Billabong Creek, celebra i fasti della famiglia, ma gli inizi, come quasi tutti gli esordi di una storia di successo, furono difficili, in un processo, quello della creazione di uno dei più profittevoli business mondiali che ha visto, sul suolo australiano, molti attori. Prima dei Peppin altri avevano infatti tentato, con un certo successo, la via della lana nella lontana colonia australe: nel 1788 l’allora governatore Phillip dal Sudafrica. Il primo importatore e allevatore di razza merino era stato però un soldato, John MacArthur, immortalato per questo sul biglietto da due dollari australiani nel 1962. Insieme a lui anche il reverendo e allevatore Samuel Marsden spinse per l’introduzione nel Paese della merino spagnola, più adatta al clima arido locale. Lentamente, le differenti condizioni ambientali e gli incroci realizzati dagli allevatori portarono ai primi cambiamenti: la merino australiana assunse una lana sempre più bianca e soffice rispetto alla "cugina" europea. Otto campioni della prima lana australe furono presentati dal reverendo Marsden al Governatore australiano, P.G. King nel 1804. Nel 1807, esattamente duecento anni fa, la prima balla di lana, questa volta di MacArthur, fece la sua comparsa sul mercato britannico. Furono tuttavia le guerre napoleoniche a decretare la prima fortuna della colonia: con l’Europa in guerra, l’Australia si conquistò una posizione importante come fornitore inglese. La produzione si caratterizzò da subito come di prima qualità: nel 1829 la lana prodotta da un montone appartenente al gregge di Marsden fu definita "il più soffice e fine vello mai visto" dai compratori delle aste di Londra. Nel 1838, a 50 anni dal primo insediamento britannico, la produzione annuale di lana aveva raggiunto i due milioni di chili e l’Australia gareggiava con Spagna e Germania per il titolo di maggior esportatore in Gran Bretagna, mentre sul fronte orientale faceva proficui affari con il Giappone. Nel 1840 fu indetta la prima asta laniera ad Adelaide e nel 1843 prese regolarmente il via l’appuntamento di Sydney. Tutte queste notizie, riportate trionfalmente sui giornali, avevano spinto Peppin padre ad abbandonare l’Inghilterra e a cercare di ritagliarsi uno spazio nel business dell’allevamento delle pecore in un luogo tanto lontano. I tempi, tuttavia, non potevano essere i più sbagliati. Quando i Peppin arrivarono in Australia, la popolazione ovina si stava riprendendo dalla siccità che nel 1843 e 1844 aveva sterminato 200mila capi. La corsa all’oro, iniziata nel 1851, aveva spinto molti allevatori ad abbandonare le fattorie e i magri guadagni e a cercar facili fortune. L’attività pastorizia era una lotta contro le avverse condizioni climatiche.Tra il 1851 e il 1861 la famiglia Peppin si dibatté in gravi difficolta. Costretta a lasciare la fattoria di Mimaluke, vicino a Mansfield, dopo che la scabbia ne aveva decimato il gregge, nel 1858, la ditta Peppin e figli acquistò la stazione di South Wanganella con le sue 8mila pecore per 10mila sterline. Tre anni più tardi, sconfitti ancora una volta da malattie e clima difficile, i Peppin cercarono di vendere la fattoria, ma non trovarono un compratore. Quel momento di impasse rappresentò tuttavia una fortuna, perché la famiglia, su impulso di George figlio, decise di darsi un’ultima chance, iniziando esperimenti e incroci di razze allo scopo di creare un tipo di merino che potesse resistere al caldo e alla polvere dell’estate australiana. Gli anni successivi portarono finalmente i loro frutti: nel 1864 i Peppin vinsero quattro premi alla prima edizione dell’Echuca Agricoltural Show. Il loro successo era stato raggiunto con il sapiente incrocio di 200 delle loro migliori pecore con montoni di importazione francese. Da allora il percorso fu tutto in discesa. Continuando a sperimentare e a incrociare, anche dopo la morte del padre, avvenuta nel 1872, i due fratelli, con George in prima linea, diedero vita alla razza di pecora merino tuttora più diffusa in Australia. Con quella della famiglia Peppin anche la storia della lana australiana vide anni di grande fioritura. Un prodotto più leggero e di maggiore qualità, aiutato dall’apertura del canale di Suez nel 1872, fece sempre più il suo trionfale ingresso sui mercati europei. Nel 1892 la popolazione ovina in Australia aveva raggiunto i 106 milioni di capi. Ma furono una volta di più i conflitti internazionali a spingere la produzione australiana: durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, il Governo britannico comprò tutta la produzione di lana di Canberra a un prezzo fisso, avvantaggiandosi rispetto alla Germania dove la preziosa materia prima scarseggiò a lungo. Alla fine degli anni 50, ci fu la svolta a Oriente: i giapponesi, che sempre più vestivano all’occidentale, diventarono i maggiori importatori di lana australiana, raddoppiando la quota venduta in Gran Bretagna. All’orizzonte si profilava un nuovo attore, la Cina, che a partire dagli anni 80 cominciò a conquistare sempre più posizioni nel tessile e tra gli acquirenti del prodotto australiano, sempre leader mondiale. Un primato che resiste ancora oggi: Canberra, con oltre 90 milioni di pecore, detiene una quota del 26% della tosa mondiale di lana, con un export pari a 2,64 miliardi di dollari australiani nell’annata 2005/2006. I maggiori acquirenti di lana australiana sono i cinesi, seguiti dagli italiani e dagli indiani. L’88% dei capi è composto di merino(di cui i tre quarti sono di razza Peppin) che garantiscono un prodotto di ottima qualità: nel 2005/2006 il 31% della produzione di lana era nella gamma dai 19 micron in giù, la fibra fine, con previsioni del 36% per il 2006/2007. Se le previsioni qualitative sono positive, quelle quantitative segnano una battuta d’arresto. Dal 1998- 1999, quando la tosa raggiunse i 665 milioni di chili, a causa di continue siccità, la discesa è stata continua. Secondo l’Australian Wool Innovation nel 2007/2008 la produzione calerà ulteriormente del 7% a 395 milioni di chili. Passo indietro causato dal calo del numero dei capi a 93,1 milioni (-8%) per il numero inferiore di nascite e l’aumento della macellazione. La siccità, intanto, non accenna ad allentare la presa e a mettere le ali alle quotazioni alle aste laniere. Una situazione che non sembra in miglioramento nel breve periodo. Forse ci vorrebbe un altro Peppin che, lottando in condizioni avverse, partorisse una nuova, brillante idea. Barbara Pezzotti La fibra determina la qualità del prodotto La lana viene definita in base allo spessore della fibra. Più basso è lo spessore, più alta la qualità. La merino strong ha una fibra di diametro uguale e superiore a 22,6 micron. Quella media ha un diametro tra i 20,6 e i 22,5 micron. La fibra medio-fine si trova nella gamma 19,6-20,5 micron. La superfine ha una fibra di diametro tra i 17,6 e i 19,5 micron. Infine, la lana ultrafine ha un diametro uguale o inferiore a 17,5 micron. La lana ultrafine tra i 12,5 e i 16,9 micron è particolarmente adatta a mischiarrsi con altre fibre pregiate, come la seta e il cashmere, per realizzare tessuti esclusivi utilizzati per la produzione di capi di alta moda ****** IL LOGO Un marchio di qualità. Nel 1964 l’International Wool Secretariat lanciò l’idea di un marchio che rappresentasse la qualità della lana e rassicurasse la clientela. L’artista grafico italiano Francesco Saroglia fu incaricato di creare il marchio Woolmark, divenuto il simbolo della fibra in tutto il mondo. Nel 1997 l’International Wool Secretariat ha cambiato il nome in Woolmark Company ******* IL PREMIO LORO PIANA Più fine di un capello. Nel 2000 Loro Piana, l’azienda italiana leader nell’abbigliamento di lusso maschile, ha istituito la World Wool Record Challenge Cup, un riconoscimento assegnato all’allevatore che produce la balla di lana più fine. La record bale del 2006 della stazione australiana Highlander aveva una fibra da 11,8 micron. Un capello umano è spesso 50 micron ****** STORIA E RICERCA La pecora merino  stata definita in Spagna intorno al XII secolo grazie a un lavoro secolare di selezione e incrocio, è oggi allevata estensivamente in Australia, Argentina, Sudafrica e Uruguay. Produce una lana molto fine e pregiata. In Australia oltre alla merino-Peppin, creata dalla famiglia Peppin tra il 1870 e il 1880, sono allevate la merino South Australia, particolarmente resistente al clima arido, la Saxon Merino, allevata nelle aree più piovose e la Spanish Merino, diretta discendente dei primi capi portati nel Paese alla fine del Settecento Il Governatore Lachalan Macquarie fu Governatore del Nuovo Galles del Sud tra il 1810 e il 1821. Diede un fortissimo impulso allo sviluppo dell’isola e, in particolare, alla crescita degli allevamenti, dell’agricoltura e del commercio. Nei 12 anni del suo governo i capi ovini crebbero da 11mila a circa 300mila. In questo periodo fu avviata la produzione di tessuti e istituita la prima banca Un soldato il primo trader Le pecore furono portate in Australia nel 1788 dall’allora governatore Phillip dal Capo di Buona Speranza, in Sudafrica. Ma il primo importatore e allevatore di razza merino, la più diffusa in Australia, era stato un soldato, John MacArthur, immortalato, per questa intuizione, sul biglietto da due dollari australiani nel 1962 Export di guerra Nel 1807, esattamente duecento anni fa, la prima balla di lana, prodotta da MacArthur, fece la sua comparsa sul mercato britannico. Furono tuttavia le guerre napoleoniche a decretare la prima fortuna della colonia: con l’intera Europa impegnata a fermare l’avanzata dell’imperatore francese, l’Australia si conquistò una posizione importante come fornitore dell’esercito di Sua Maestà. Matilda, la pecora clonata Nel 2000 i ricercatori del South Australian Research and Development Institute (Sardi) dell’Università di Adelaide, dopo lunghi anni di ricerca, hanno presentato Matilda, una pecora clonata grazie a tecnologie simili a quelle adottate per la creazione in Scozia di Dolly, il primo clone animale riuscito. La pecora Matilda è stata creata allo scopo di agevolare la ricerca sulla produzione di velli di qualità elevata in termini di finezza e resistenza. L’obiettivo, nel giro di dieci anni, è quello di aumentare il tasso di miglioramento genetico del patrimonio ovino australiano del 5 per cento. In questo modo i produttori australiani pensano di avere un vantaggio competitivo per le forniture di lane di qualità