Angela Frenda, Corriere della Sera 6/1/2008, 6 gennaio 2008
MILANO
Passo dopo passo. I cento fatti. Parole chiave del «Rinascimento napoletano ». Lo slogan che accompagnò, nel ’93, l’elezione di Antonio Bassolino a sindaco. Alle spalle Tangentopoli. Davanti, una speranza per Napoli. E lui, il primo cittadino, che divenne in poco tempo simbolo di rivincita per una città abituata a tutto. Persino al colera. Oggi, Napoli nel mondo è paragonata, in senso dispregiativo, a Calcutta. E le teste pensanti della città si chiedono: dove si è sbagliato? « stato tutto un grande equivoco », spiega disincantato lo scrittore Ermanno Rea. Per l’autore di Mistero napoletano «fu un momento di euforia, poi deformata da quella parola insulsa: rinascimento. I politici ci hanno marciato. Anche Bassolino. Che incarnò un ruolo quasi taumaturgico, e invece di rivoltare la città come un calzino si preoccupò solo di rassicurare. Oggi? Ha responsabilità, ma le sue dimissioni sarebbero inutili. Napoli è una questione italiana, da risolvere a livello nazionale».
«Il Rinascimento napoletano veniva dopo il vuoto pneumatico », racconta lo storico Paolo Macry. «E all’inizio ebbe una serie di spunti: l’arte contemporanea, la metropolitana, il pragmatismo dei piccoli passi. Ma non poteva durare a lungo. E poi sono successe due cose: si è ricostruito il potere politico stordito da Tangentopoli, e si sono arenati i grandi progetti infrastrutturali. Bassolino, ottimo politico, ha rivelato le sue incapacità gestionali. E molti gli si sono asserviti per quattro soldi. Risultato: come il terremoto per Valenzi, i rifiuti per Bassolino hanno messo a nudo il re. Cosa serve? Penso a un governo di unità regionale».
Chi davvero non si stupisce della situazione è il filosofo Aldo Masullo, che pure dal ’92 al 2001 è stato parlamentare ds: «A questa guerra dell’immondizia messa in atto dalla camorra si sarebbe dovuto opporre un progetto politico forte. Non è avvenuto. Le istituzioni, tutte, sono rimaste inerti. Bassolino, politico valente, si è isolato senza mai dialogare con i cittadini. diventato solo un idolo cui tributare sottomissione ed esaltazione. Ma la decadenza non è tutta colpa sua. Il fallimento del Rinascimento napoletano è stato causato da una borghesia mediocre. E adesso, parafrasando Troisi, credo che ognuno debba ricominciare da se stesso». Biagio De Giovanni, filosofo ed esponente di spicco del Pci, Pds, poi Ds, è stato tra le voci critiche, in questi anni. Oggi cerca soprattutto di non sparare a zero, in un momento in cui sembra essere diventato lo sport nazionale, su Bassolino: «Il Rinascimento fu un momento di speranza nato dalla forza di un leader e da un vuoto politico. Bassolino nella sua prima fase ha migliorato l’immagine pubblica della città, ma poi ha preso una deriva monocratica di personalizzazione del potere. Creando un sistema che per nutrirsi aveva bisogno di consenso, e di separarsi dalle forze vitali della città. Stop a dibattiti pubblici e critiche. Fallimento dei grandi progetti, ad esempio Bagnoli. Con una borghesia silente e asservita. Le responsabilità però oggi sono di tutti, anche di Iervolino e di partiti come Verdi e Prc. La città è avvilita. Serve un gesto di discontinuità».
Quando Bassolino lanciò il suo «passo dopo passo», lei aveva vent’anni. «Noi ragazzi eravamo esaltati – dice la scrittrice Valeria Parrella ”. Il Rinascimento incarnava la speranza. Adesso, invece, sono incazzata. Ognuno dei nostri politici di notte dovrebbe riflettere e sentire il dovere di dimettersi per aver fallito. Noi come Calcutta? No, peggio. Continuo a scrivere di Napoli (il prossimo romanzo,
Lo spazio bianco, esce il 22 gennaio,
ndr) proprio per esorcizzare la consapevolezza che nulla, in questi dieci anni, è davvero cambiato». Mentre il filosofo Roberto Esposito, pur prendendo le distanze «dall’enfasi che accompagnò il cosiddetto Rinascimento », ammette «che un miglioramento sicuramente ci fu. Poi la realtà ha avuto la meglio. Errori Bassolino ne ha fatti, ma non credo che le sue dimissioni risolverebbero qualcosa. Ora il problema è risolvere l’emergenza, prima che scoppi una guerriglia civile. Mentre a Iervolino dico di smetterla con il suo atteggiamento ingeneroso ».
Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, ha analizzato a fondo il problema rifiuti. A tal punto da gridare «al complotto. Il vero colpevole di questa apocalisse non è ancora venuto fuori. colui che ha impedito la raccolta differenziata, e ha "venduto" a quegli ingenuotti dei politici la storiella di quanto fa bene il termovalorizzatore. E invece i migliori scienziati hanno spiegato che produce sì meno diossina, ma molte più nanoparticelle. Parole al vento. Lo stesso vento che ha cancellato il Rinascimento napoletano».
Angela Frenda La piazza e i rifiuti
A fianco, un’immagine di Piazza del Plebiscito come è oggi, dopo la decisione della prima giunta Bassolino di chiuderla al traffico e restituirla, così, alla città.
Eliminando soprattutto l’enorme parcheggio a cielo aperto che la occupava completamente. Sotto, invece, un’immagine del degrado in cui versano in questi giorni le strade di Napoli, dopo l’esplosione dell’emergenza rifiuti