Roberto Zuccolini, Corriere della Sera 5/1/2008, pagina 14., 5 gennaio 2008
CORSERA SULL’ABORTO
Corriere della Sera, sabato 5 gennaio
ROMA – Alfredo Reichlin, a caldo, aveva pronunciato il suo "no" alla richiesta di Giuliano Ferrara. Perché a suo giudizio la legge 194 non può essere all’ordine del giorno del comitato messo in piedi per discutere il cosiddetto manifesto dei valori del Pd. In altre parole, per uno dei più autorevoli "saggi" del nuovo soggetto unitario, non avrebbe senso accogliere l’"audizione" del direttore del Foglio: "Le sedi più opportune per discutere le leggi dello Stato sono i gruppi parlamentari".
Ma il giorno dopo cominciano a spuntare, nel partito di Walter Veltroni, i favorevoli all’evento che permetterebbe a Ferrara di spiegare ai vertici del Pd la sua battaglia per una "moratoria dell’aborto". Giuseppe Caldarola, ad esempio, non fa fatica a dire di sì: "Si può discutere se la sede giusta sia il comitato che sta redigendo il manifesto, ma è fuori di dubbio l’interesse e l’utilità che può avere un incontro del genere". Prima di tutto "perché si tratta di temi che devono interessare il nostro partito". E poi, confessa: "Nei discorsi portati avanti da Ferrara ci sono tracce di verità. Certo, fino a qualche anno fa avrei detto subito di no, ma nel frattempo molte cose sono cambiate: ci sono stati rilevanti progressi della scienza e fanno riflettere. Anche perché non dobbiamo dimenticare che la 194 non è di quei testi da ascrivere fra le leggi "di libertà", ma fra quelle di "dolorosa necessità"".
Anche il teodem Luigi Bobba apre all’ipotesi: "Non avrei nulla in contrario. Che male c’è invitare un esterno a discutere con noi? Occorre però fare in modo che l’evento non resti un fatto isolato. Per non renderlo irrilevante ". Secondo l’ex presidente delle Acli bisogna infatti "aprire all’interno del Partito Democratico un vero e proprio laboratorio di riflessione su certi temi". Una riflessione "accurata " che porti però ad alcune decisioni "prese a maggioranza", così come avviene in altre formazioni politiche. Altrimenti, avverte Bobba, "anche sulla revisione della 194 si correrà il rischio di una nuova gara a chi alza la propria bandiera identitaria senza confrontarsi e senza cercare di capire gli altri". Cioè "pura propaganda". Insomma, "che l’incontro con Ferrara sia inserito in un metodo di lavoro più largo".
E così, mentre la maggioranza del partito preferisce non pronunciarsi, emerge quindi una disponibilità al confronto espresso da voci sia cattoliche che laiche del Pd. Anche perché nel frattempo Ferrara ha continuato a spiegare le sue ragioni sulle colonne del Foglio, con un’ampia offensiva. Resta però, al tempo stesso, un’avversione non solo laica, ma anche cattolica all’"audizione" richiesta ufficialmente con un fondo apparso il 3 gennaio.
Basta sentire cosa dice al riguardo il leader dei cristiano sociali (confluiti a suo tempo nei Ds e ora nel Pd), Mimmo Lucà: "Non è costume di un partito invitare un esterno alle riunioni dei propri organismi. Credo che Ferrara, come tanti giornalisti, abbia comunque tutti i mezzi per far conoscere la propria opinione e farla valere. Se fosse già avviata un’iniziativa parlamentare potrebbe anche avere un senso, ma così com’è stata richiesta l’audizione è da bocciare. Resta comunque, da parte mia, la convinzione che il dibattito sulla 194 sia partito con il piede sbagliato. Prima di alzare un polverone bisognerebbe che tutti capiscano come stanno le cose. Facciamo un’indagine, approfondiamo il tema e riuniamo gli organismi del Pd per discuterne. Nel frattempo credo che sia importante rispettare lo spirito e la lettera della legge".
Roberto Zuccolini