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 2008  gennaio 05 Sabato calendario

LAURETTA

LAURETTA Claudio Novi Ligure (Alessandria) 20 luglio 1970. Imitatore. «’Imitare i politici ormai è facile. Ti controllano lo stesso, ma è più semplice fare il verso a Berlusconi o a Prodi che tentare vera satira di costume. E così noi comici, per andare in tv, ci autocensuriamo sempre un po’. O sei Grillo, o sei Benigni, o i capistruttura ti controllano. E siccome sono messi lì dalla politica, temono di più i grandi temi sociali che la presa in giro del personaggio pubblico. Io lo so quello che si può dire e quello che no, e prevengo”. Non è un gran bel quadro, quello dipinto da Claudio Lauretta, l’imitatore di Vissani, Scalfaro e Di Pietro a Striscia la notizia, di Zucchero e Pino Daniele al Dopofestival, che ha ripreso Di Pietro a Markette [...] in Tintoria Show su Raitre. [...] offre un Romano Prodi versione Fonzie di Happy Days, e invece di dire ”ehi!”, dice ”ohi!” alla bolognese. in una stanzetta con il poster di Jim Morrison alla parete, porta il chiodo di pelle, i jeans e le scarpe da ginnastica. Vuol veltronizzarsi, pensando di avvicinarsi ai giovani, cerca di capire qualcosa sul cinema e sulla sua Festa romana, si interessa al rock, affronta un’Harley Davidson. ... ”C’è un passo per la tv e uno per il teatro. In teatro si è più liberi, perché il pubblico ti sceglie. Con la tv gli piombi in casa [...] nel ”95 ho partecipato al Festival di Cabaret. Imitavo già Di Pietro, erano gli anni di ”mani pulite”. Mi vide Antonio Ricci e mi imbarcò nella squadra di Striscia. E poi ho continuato con le imitazioni. Personaggi? Quelli li faccio a teatro. Ce n’è uno che continuo a proporre e che non mi accettano mai: un becchino. Un impresario di pompe funebri. Attraverso di lui sottolineo i business scellerati che prosperano sul dolore” [...] querelato? ”Sì, con Chiambretti. Da Celentano. Piero aveva mandato una telefonata in diretta di Adriano. Solo che ero io. Lui se la prese, ci querelò, Striscia gli diede il tapiro, io gli chiesi scusa, ma non cambiò idea [...]”» (Alessandra Comazzi, ”La Stampa” 5/1/2008).