Armando Torno, Corriere della Sera 5/1/2008, 5 gennaio 2008
Che cosa significa «gesuita»? Nel Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli (edito da Zanichelli), uno dei repertori più popolari, non si va per il sottile: «Persona ipocrita e astuta »
Che cosa significa «gesuita»? Nel Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli (edito da Zanichelli), uno dei repertori più popolari, non si va per il sottile: «Persona ipocrita e astuta ». Dopo l’indicazione religiosa del termine, la locuzione invita a immaginare una storia popolata da intrighi di ogni sorta. Anche la serie di aggettivi che fa da corona al sostantivo, da «gesuitesco » a «gesuitico», promette congiure, complotti, eminenze grigie e cose simili. Certo, la Compagnia di Gesù, approvata una prima volta da Paolo III nel 1540 e definitivamente da Giulio III nel ’50, fondata da Ignazio di Loyola, è l’ordine religioso che più di ogni altro ha suscitato una letteratura di sospetti e complotti. Chi scrive, per avere uno scambio di idee sulla storia e sulla ricordata fama, ha parlato con un loro esponente: padre Gianpaolo Salvini, direttore da 23 anni di «Civiltà Cattolica », la più autorevole rivista della Compagnia. La domanda iniziale è d’obbligo: «Perché vi considerano intriganti?». La risposta è puntuale, gradevole: «Non è facile dirlo da un punto di vista storico, ma è certo che questa fama si deve anche al comportamento di alcuni gesuiti del Sei-Settecento. In quel periodo numerosi esponenti della Compagnia erano confessori di sovrani e hanno avuto un ruolo forse determinante per talune scelte politiche. A questo si deve aggiungere che ci furono figure, come padre Antonio Vieira, che tentarono di combinare matrimoni tra sovrani e in molti casi riuscirono ». Dopo una breve pausa puntualizza: «Oggi mi sembra fuori luogo, così come agli inizi della storia della Compagnia, che nacque soprattutto con compiti missionari. Caso mai si possono accusare i gesuiti di essere stati i primi a perseguire ideali di mondialità, oggi si direbbe di globalizzazione, a fini di fede». Ma è altresì vero che appena si ha notizia di un avvenimento riguardate l’ordine, si vedono figure che agiscono – e sanno farlo nel migliore dei modi – dietro le quinte; si corre subito agli intrighi, sui quali c’è vasta letteratura (si pensi al saggio di Fulop-Mil-ler, Il segreto della potenza dei Gesuiti); si citano gli avversari più autorevoli, tra i quali Pascal e Voltaire, Michelet e Gioberti, che mai persero occasione per denunciarne la propensione al compromesso o alle pressioni. Padre Salvini non nasconde un sorriso. Precisa: «Non siamo così colti come si crede, né così cattivi come i nostri critici sostengono. Oltre i consueti voti di obbedienza, castità e povertà, ne abbiamo uno di obbedienza al Papa. Inoltre emettiamo una serie di altri voti semplici, che hanno scatenato molte fantasie. Per esempio, c’è quello di non aspirare a cariche ecclesiastiche, insomma ad esser vescovi; anzi siamo tenuti a denunciare ai superiori chi avesse questo genere di ambizione. un voto di fatto operante nei Paesi industrializzati, tanto che nel ’900 ci sono stati in Italia soltanto due vescovi gesuiti: Martini a Milano e Boetto a Genova. Nelle missioni il discorso cambia. Ma tale scelta ha fatto alle volte credere che si ordiscano intrighi dietro le quinte, anche se abbiamo soltanto obbedito al Papa». Certo, poi c’è molta storia da spiegare. Clemente XIV nel 1773 decreta, con il breve Dominus ac Redemptor, la soppressione della Compagnia: vi fu indotto – come scrive il The Oxford Dictionary of Popes – « per placare le potenze cattoliche». La richiesta nasceva da congiure, sospetti, eminenze grigie al lavoro. Così come non è noto il ruolo dei Gesuiti nel mondo comunista, dopo la guerra 1939-45: a Mosca, nell’Archivio del Presidente della Federazione Russa, ci sono numerosi faldoni che li riguardano, ancora segretati. Infine, non va dimenticato che il gesuita Juan de Mariana (1536-1626) nell’opera De rege et regis institutione, esaminando il contratto sociale, ammette il tirannicidio in casi estremi. L’assassinio di Enrico IV (1610) fece condannare e ritirare il saggio. Ma i rivoluzionari dell’89 ripararono alla censura: la Marianne francese, simbolo della repubblica e solo recentemente sostituita, fu ispirata proprio a de Mariana. I giacobini contribuirono insomma alla cattiva fama della Compagnia. Che diventò per taluni, ancora una volta, intrigante e regicida. Armando Torno