Il Sole 24 Ore 03/01/2008, Marco Valsania, 3 gennaio 2008
Iowa, via alle sfide incrociate. Il Sole 24 Ore 3 gennaio 2008. DES MOINES. Dal nostro inviato John Edwards ieri sera ha scelto un concerto del cantautore John Mellencamp, nei sobborghi della capitale dell’Iowa, dedicato alla classe media che deve riconquistare il Paese
Iowa, via alle sfide incrociate. Il Sole 24 Ore 3 gennaio 2008. DES MOINES. Dal nostro inviato John Edwards ieri sera ha scelto un concerto del cantautore John Mellencamp, nei sobborghi della capitale dell’Iowa, dedicato alla classe media che deve riconquistare il Paese. Barack Obama, a pochi isolati di distanza, ha preferito un comizio nella palestra del liceo Hoover High School. Hillary Clinton un appello televisivo di due minuti. I repubblicani, a cominciare da Mitt Romney e Mike Huckabee, si sono dati battaglia senza tregua a colpi di spot sul piccolo schermo. L’obiettivo: persuadere cento, forse duecentomila elettori. I "caucus-goers", quella speciale "razza" di abitanti dell’Iowa che questa notte sfiderà il gelo del Midwest per affollare quasi 1.800 assemblee locali di partito, non sono molti. Neppure per uno stato con meno di tre milioni di abitanti. Nel Duemila si erano mobilitati in 59mila per i caucus democratici, in 87mila per i repubblicani. Quattro anni dopo, con i repubblicani che avevano rinunciato ai caucus, le assemblee democratiche avevano raccolto 124mila partecipanti. Tanto da scatenare denunce di scarsa rappresentatività persino in Iowa: alle assemblee serali bisogna partecipare di persona, escludendo infermi, militari in servizio e chiunque abbia turni di lavoro notturni. Ma quest’anno la missione dei caucus-goers sente il peso insolito della storia: per la prima volta in 80 anni, l’Iowa darà il via alla corsa alla Casa Bianca senza che tra i pretendenti si conti un presidente o un vice presidente uscente. Presidenza e Congresso sono caduti ai minimi di popolarità. Il Paese è in cerca di risposte ai grandi problemi: il malessere economico, i redditi stagnanti dei ceti medi, la crisi sanitaria, la guerra al terrorismo e in Iraq. E raramente la vigilia dei caucus è stata tanto incerta nei risultati. Per alcuni candidati l’Iowa potrebbe far calare il sipario: tra i democratici Dennis Kucinich, l’esponente più radicale, ha già dato indicazione ai suoi sostenitori di schierarsi con Obama, almeno in Iowa. I senatori Joe Biden e Christopher Dodd potrebbero gettare del tutto la spugna. Tra i repubblicani, l’ex senatore e attore Fred Thompson potrebbe essere vicino al capolinea, se non saprà catturare il voto religioso. Una buona prova potrebbe invece rilanciare il veterano John McCain. Anche per i candidati oggi in testa la posta in gioco è altissima. L’Iowa può diventare trampolino di lancio nazionale, oppure provocare il panico. La volata finale ha visto soprattutto i democratici sottolineare le differenze, per settimane messe alla prova in piccole comunità rurali e città dell’Iowa. Edwards ieri ha attaccato sull’Iraq, auspicando il ritiro di tutte le truppe. Mentre Obama e Hillary propongono un ritiro graduale. Sull’economia infuriano le polemiche: i democratici sono per un governo più attivo contro le crisi, che ripensi gli accordi di libero scambio e migliori l’assistenza sociale. Nessuno è restio al mercato. Ma Hillary ama incentivi fiscali mirati. Obama preferisce provvedimenti più generali. E Edwards si distigue per l’oratoria contro il grande business. I repubbicani, orfani finora di candidati forti, hanno visto emergere il messaggio populista di Huckabee in contrapposizione all’agenda pro-business di Romney. Mentre i falchi della difesa guardano a Rudy Giuliani e McCain. Abbastanza per un conto alla rovescia verso «elezioni epocali», come le ha battezzate il Wall Street Journal, nei piccoli caucus dell’Iowa. Marco Valsania