Libero 03/01/2008, pag.27 FRANCESCO BORGONOVO, 3 gennaio 2008
Saviano sul banco degli imputati. Libero 3 gennaio 2008. La raccolta di reportage "Il corpo e il sangue d’Italia" curata da Christian Raimo, che ieri Alessandro Gnocchi ha recensito su queste pagine, riporta una notizia, contenuta nel testo di Antonio Pascale
Saviano sul banco degli imputati. Libero 3 gennaio 2008. La raccolta di reportage "Il corpo e il sangue d’Italia" curata da Christian Raimo, che ieri Alessandro Gnocchi ha recensito su queste pagine, riporta una notizia, contenuta nel testo di Antonio Pascale. Il quale ha dato conto di una polemica scoppiata su "Gomorra", il romanzo-inchiesta sulla camorra di Roberto Saviano che ha dominato le classifiche di vendita nel 2007. Pascale cita una lettera di Matilde Andolfo, giornalista free lance, al sito internet Ilrichiamo.org, in cui si contestano duramente alcuni passaggi del libro. la prima volta che il reportage di Saviano viene accusato di deviare dalla realtà dei fatti, e la polemica sta già rimbalzando in rete su altri siti. «Ho letto il libro di Roberto Saviano. E sono arrabbiata», scrive la Andolfo. «A leggere il resoconto di "Gomorra", un viaggio che l’autore compie tra i gangli del sistema camorristico, non si può non rimanerne affascinati e allo stesso tempo stupiti, choccati per la crudezza e la puntualità con cui viene descritta la realtà criminale. un libro coraggioso che riporta fatti e situazioni che spesso e volentieri sfuggono anche a chi vive a Napoli. Saviano è un cronista da reportage ma soprattutto un abile affabulatore. Fin qui i complimenti». Poi, arriva l’attacco. Matilde Andolfo contesta i passaggi che Saviano ha dedicato al caso di Annalisa Durante, una ragazza di 14 anni rimasta uccisa durante un conflitto a fuoco fra camorristi il 27 marzo 2004. Il bersaglio dell’agguato era Salvatore Giuliano, che si è salvato, mentre la giovane - innocente che si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato - è stata falciata dai proiettili. «Quelle pagine (...)» dice «sono un cumulo di falsità: menzogne che finiscono soltanto per infangarne la memoria». Alla storia di Annalisa, la Andolfo ha dedicato un libro, "Il diario di Annalisa", pubblicato da Tullio Pironti editore nel 2005. Saviano parla della ragazzina in un capitolo del suo libro intitolato "Donne". «Annalisa è stata uccisa» scrive a pagina 168 «la serata calda (...), Annalisa aveva deciso di trascorrerla giù al palazzo di un’amica. Indossava un vestitino bello e suadente. Aderiva al suo corpo teso e tonico, già abbronzato. (...) Le ragazze dei quartieri popolari di Napoli a quattordici anni sembrano donne già vissute. I volti sono abbondantemente dipinti, i seni sono mutati in turgidissimi meloncini dai push-up, portano stivali appuntiti con tacchi che mettono a repentaglio l’incolumità delle caviglie. Devono essere equilibriste provette per reggere il vertiginoso camminare sul basalto, pietra lavica che riveste le strade di Napoli, da sempre nemico d’ogni scarpa femminile. Annalisa era bella. Parecchio bella. Con l’amica e una cugina stava ascoltando musica, tutte e tre lanciavano sguardi ai ragazzetti che passavano sui motorini, impennando, sgommando, impegnandosi in gincane rischiosissime tra auto e persone. un gioco al corteggiamento. Atavico, sempre identico». Gli attacchi al libro a partire da questi paragrafi che Matilde Andolfo comincia a contestare Gomorra. «Nella parte del libro che riguarda l’omici dio Durante» ci spiega al telefono «Saviano riferisce dei fatti che sono inventati di sana pianta e definisce la ragazza in maniera tale che l’immagine che ne risulta è denigratoria. Lui vuole fare di Annalisa un simbolo di Forcella e il ritratto che ne riporta, dalle piccole alle grandi cose, è falso. A partire dalla descrizione dei vestiti e del fisico della ragazza. Annalisa era paffutella, senza ombra di trucco. Era ancora una bambina. Quella sera, in realtà, aveva un paio di jeans con tasche gialle, una t-shirt nera e un paio di Nike Silver dorate. Era scesa per pagare delle pizze vicino a casa. Se Saviano avesse letto le carte del processo lo saprebbe. Quegli abiti sono ancora ammassati in un enorme sacco della spazzatura nascosto in casa della zia. Da allora nessuno ha mai avuto il coraggio di riaprirlo». Nell’articolo comparso su Il richiamo, Matilde Andolfo è ancora più diretta: «Mi chiedo: perché Saviano ha voluto descrivere Annalisa in maniera poco obiettiva? Forse perché la verità mal si adattava al personaggio provocante presentato nel romanzo. Certo soltanto un abitino suadente avrebbe potuto avvalorare la tesi di un’adole scente smaliziata e precoce». La giornalista ha da ridire anche su altri episodi raccontati da Saviano. Uno è contenuto nello stesso Gomorra, nella descrizione del funerale di Annalisa, al quale lo scrittore dice di aver partecipato. «Mentre il corpo di Annalisa nella bara bianca viene portato via» scrive Saviano «la compagna di banco lascia squillare il suo cellulare. Squilla sul feretro: è il nuovo requiem». «Saviano, per unire dolore a dolore, dice che sulla bara il telefonino di Annalisa comincia a trillare. Ma quel telefonino era spento, non è possibile», ci spiega la Andolfo. E cita un altro episodio, che non compare nel libro, ma su un articolo pubblicato da Saviano sul sito web Nazione Indiana ("Annalisa. Cronaca di un funerale", del 2004). «Si fermano all’entrata della chiesa. Escono da tre macchine altrettanti uomini» racconta lo scrittore «sono i capifamiglia dei clan camorristici napoletani. Vengono da ogni parte del territorio partenopeo, vengono a portare le condoglianze e la protezione al padre di Annalisa». La visita dei boss «Saviano dice che il giorno del funerale sono venuti i boss del quartiere Forcella a salutare Giannino Durante, il padre di Annalisa, ma è assolutamente falso» dice Matilde Andolfo. «Io ho frequentato molto la famiglia Durante, lui non li conosce neppure. Capisco la finzione narrativa, ma se voleva creare un personaggio, non doveva utilizzare il nome e cognome di una persona. Ha riportato nel libro dei passaggi del diario di Annalisa che sono inventati di sana pianta. Lo so, quel diario l’ho letto. Vista l’on data mediatica che ha accompagnato il successo di Gomorra, i genitori non hanno strumenti per replicare. Hanno diffidato il regista che sta girando un film su Gomorra (Mattero Garrone, ndr ) dall’inserire questi episodi, ma non si sono rivolti alla Mondadori. Abbiamo provato a contattare Saviano tramite il mio editore e il parroco di Forcella, ma non ci siamo riusciti. Alla famiglia non interessano soldi e celebrità, ma solo che non si dicano falsità su Annalisa. Si sono sentiti come se l’avessero uccisa due volte». Abbiamo provato a parlare con Saviano per chiedergli una replica, ma non ci siamo riusciti, visto che è difficilmente rintracciabile dopo che la Camorra lo ha minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta. Sarebbe interessante sapere che cosa pensi delle accuse di Matilde Andolfo. IL CASO "Il diario di Annalisa", di Matilde Andolfo (Pironti, pp. 200, euro 12). La giornalista in alcuni articoli sul web ha contestato i brani di "Gomorra" in cui si parla di Annalisa Durante, uccisa a 14 anni dai camorristi FRANCESCO BORGONOVO