Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  gennaio 03 Giovedì calendario

«Obama e Giuliani, candidati senza speranza». Corriere della Sera 3 gennaio 2008. WASHINGTON – Né Obama né Giuliani

«Obama e Giuliani, candidati senza speranza». Corriere della Sera 3 gennaio 2008. WASHINGTON – Né Obama né Giuliani. Forse Hillary e Romney. Queste le previsioni, «del tutto provvisorie» premette, di Edward Luttwak, al via delle primarie nello Iowa. Nel toto-candidati – alla fine, chi sarà quello democratico e chi quello repubblicano? – il politologo si dimostra scettico. Nella sinistra, dichiara, «è difficile che Barack Obama ce la faccia, è senza dubbio un politico eccitante ma in quanto senatore e in quanto nero ha seri handicap». E nella destra, «l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani è solo un candidato metropolitano, lontano dai valori della America profonda ». Non che la ex first lady Hillary Clinton, la numero uno democratica, e l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, il capofila repubblicano, «suscitino entusiasmi» aggiunge Luttwak, ma per ora paiono lievemente favoriti. Perché, il politologo lo spiega con la teoria dei filtri. Che cosa sono i filtri? «I criteri con cui gli elettori selezionano i candidati. E’ raro che scelgano un senatore, non avviene dal ’64 quando elessero Lyndon Johnson, preferiscono un governatore. Inoltre, credono nel dinamismo della Presidenza, perciò in genere vogliono un volto nuovo, a meno che si tratti di un presidente in carica molto popolare. Infine, si orientano su candidati che se democratici sappiano portarsi a destra e se repubblicani sappiano portarsi a sinistra». Chi sarebbe fuori gioco allora? «Posso sbagliarmi, queste primarie sono molto affollate e incerte. Ma tra i democratici credo che fuori gioco siano Obama e il terzo uomo, l’ex senatore John Edwards, quotato, ma sconfitto come candidato alla vicepresidenza con John Kerry nel 2004. Tra i repubblicani oltre a Giuliani credo che sia l’anziano senatore John McCain: una novità nel 2000 quando contese la nomina a Bush, ma oggi impersona il passato ». Eppure molti pensano che Obama sorpasserà Hillary. «Sarebbe una sorpresa. I senatori non hanno esperienza nazionale, soprattutto se giovani come lui, funzionano da candidati regionali. E a differenza di Hillary, Obama porta un’etichetta, quella del liberal nero, non si può spostare molto sullo spettro politico. Può ottenere qualche successo, il suo messaggio che ci vuole un cambiamento fa una certa presa, ma sospetto che non basti». Lei è convinto che Giuliani sia tagliato fuori? «Di norma gli americani non eleggono presidente un ex sindaco. E Giuliani ha grossi limiti: come ho detto, il suo programma, legalità e ordine però apertura ai gay e all’aborto, va bene a New York, Los Angeles, Miami e Chicago, ma non altrove». Cosa pensa del repubblicano Huckabee? «E’ un fondamentalista, non crede nel darwinismo, lo voteranno gli evangelici, ma non durerà a lungo». Allora, il futuro presidente sarà Hillary? «Non escluderei che Romney la sconfigga, se sarà lui il candidato repubblicano. Hillary è oberata dagli scandali della Presidenza di Bill Clinton, ci sono ex clintoniani che l’hanno lasciata per passare a Obama. E mentre gli americani desiderano un presidente forte, non desiderano una donna aggressiva, che è l’impressione che lei dà, e infatti i suoi cercano di umanizzarla». Ennio Caretto