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 2008  gennaio 04 Venerdì calendario

Topo buono. Focus gennaio 2008. Cosa accadrebbe se Remy, il topo gourmet del film Ratatouille (in Italia, 2,8 milioni di spettatori, nel primo mese), incontrasse Massimo Donadon, industriale di Treviso, soprannominato "el sorzor”, il sorcione? Sarebbe uno scontro fra chef: Donadon è infatti il più grande ratbuster del mondo, un cacciatore di topi che ha derattizzato New York e Tokyo, Amsterdam e Santiago del Cile, Dubai e Parigi, vincendo la concorrenza delle più grandi aziende del pianeta

Topo buono. Focus gennaio 2008. Cosa accadrebbe se Remy, il topo gourmet del film Ratatouille (in Italia, 2,8 milioni di spettatori, nel primo mese), incontrasse Massimo Donadon, industriale di Treviso, soprannominato "el sorzor”, il sorcione? Sarebbe uno scontro fra chef: Donadon è infatti il più grande ratbuster del mondo, un cacciatore di topi che ha derattizzato New York e Tokyo, Amsterdam e Santiago del Cile, Dubai e Parigi, vincendo la concorrenza delle più grandi aziende del pianeta. Armi segrete? Una sola, la perfetta conoscenza dei gusti dei topi: perché non basta mettere le trappole, ma bisogna anche convincere i topi a entrarci. Come? "Prendendoli per la gola. Le nostre esche non sono mai le stesse perché, in ogni città, i topi mangiano cose diverse, che poi sono gli avanzi degli uomini", spiega Donadon. "Di fronte alle esche generiche il topo resta indifferente". Pane e vaniglia Così i suoi operatori vanno a frugare fra i rifiuti, dove finisce dal 3 al 5% dei cibi, e ne scoprono gli ingredienti più diffusi. Poi osservano che cosa mangia la gente, e che cosa finisce nelle fogne. Alla fine preparano un’esca alla quale il topo non sa dire di no. I gusti di base? Margarina a New York, burro a Londra, pesce in Cile, grasso di maiale in Germania, salmone e formaggio ad Amsterdam.... E a Treviso, pane tostato e vaniglia. E’ così che l’azienda di Donadon fattura oltre 25 milioni di euro l’anno. E così, Remy ed "el sorzon" rappresentano bene il rapporto ambivalente fra uomini e topi. 1) Il topo che piace Il ratto - e non topo - Remy di Ratatuille è l’ultimo di una lunghissima serie creata da artisti di successo. "Questo animale si presta a ogni ruolo, a differenza di altri" sostiene Bruno Bozzetto, animatore, autore di fumetti e regista. "Buono, amabile, ma anche cattivo e minaccioso. I roditori sono grandi attori, l’importante è però che siano in miniatura. Il topino richiama sentimenti protettivi e, almeno nel disegno, appare carino e simpatico". Tanto più che viene spesso contrapposto al gatto, grosso e predatore. 2) Il topo repellente Uomini e topi hanno cominciato a frequentarsi circa 10 mila anni fa, quando comparvero i primi granai per stivare le sementi (il più antico della storia risale al 9500 a. C., nella valle del Giordano). Eppure, a quell’epoca, alla figura del ratto non erano assegnati connotati particolarmente negativi, tanto che nella Bibbia - dove il cane invece è nominato una quarantina di volte, quasi sempre con disprezzo - il topo non è citato una sola volta. Per Buddha (V secolo a. C.) il topo era il "primo animale" e nel bacino del Mediterraneo Apollo Sminteo ne era il patrono, e nei suoi templi i topi erano venerati come intermediari fra uomini e dèi. Anche nel Medioevo non ci fu una particolare demonizzazione di ratti e topi. E’ vero infatti che il Rattus rattus (cioè il ratto nero) fu il principale vettore della peste che sconvolse l’Europa a partire dal 1340, a causa della pulce Xenopsylla cheopis che si portava appresso, ma è anche vero che a quel tempo nessuno lo sapeva, e le pestilenze erano attribuite a un castigo celeste. I topi, semmai, erano solo un fastidio a causa dei danni provocati alle colture e alle derrate alimentari: nasce cosi, per esempio, la leggenda del pifferaio di Hamelin (alla fine del ’200) chiamato a liberare la città tedesca invasa dai ratti. D’altra parte la radice dei nomi è chiara: il latino rattus deriva da raptus (furto), e mouse da muisen, parola d’origine balcanica che sta per "rubare". In realtà la demonizzazione e la repulsione nei confronti di questi animali sembra avere origine con la creazione, alla fine del ’700, dei primi sistemi fognari, dove i ratti trovarono rifugio, nutrimento e modo di moltiplicarsi a dismisura. Un topo di fogna può portare fino a 30 malattie trasmissibili all’uomo, pur restando sano. 3) Il topo che ci somiglia. Quando, nel 2004, è stato sequenziato per la prima volta il Dna del topo (in particolare il Rattus norvegicus) ci si è accorti che esso condivideva con l’uomo circa il 99% del patrimonio genetico. Solo le scimmie ci sono più simili. "E in effetti è l’animale da laboratorio che più ci somiglia" spiega il genetista e biologo molecolare Edoardo Boncinelli. ”E’ un maminifero come noi, si sviluppa nell’utero materno, viene allattato, e ha una corteccia cerebrale come la nostra, anche se molto più piccola". Un piccolo uomo, insomma. Come sembra dimostrare una serie di scoperte recenti. I topi cantano... Lo hanno dimostrato due studiosi della Washington University School of Medicine, nel Missouri, che hanno analizzato i suoni a 30 kHz - non percepibili dall’uomo - emessi da topi maschi mentre annusavano batuffoli di cotone intrisi di urina delle femmine. Stimolati dai feromoni contenuti nelle urine, i topi maschi iniziavano a "cantare", e i ricercatori ne hanno registrato i suoni, passandoli poi al computer renderli udibili. Ebbene, è risultato che si trattava di vere e proprie serenate, con toni ripetuti e modulati, particolari per ogni animale. Ognuno, cioè, aveva una propria canzone, diversa dalle altre. ... Ridono... E’ il risultato di una ricerca alla Bowling Green State University, nell’Ohio: se si fa il solletico ai topi mentre giocano, emettono vere e proprie risate, a frequenze non percepibili dall’orecchio umano, mentre fino a oggi si reputava che questi rumori indicassero solo stress o aggressività. In più, i topi giovani "ridono" molto di più di quelli anziani. Fino a oggi gli etologi pensavano che solo l’uomo e alcuni primati avessero questa capacità. ... Sono solidali... E’ quanto è emerso da un test all’Università di Berna, in Svizzera, dove coppie di topi (in gabbiette affiancate) sono state poste di fronte a una vaschetta che, in seguito a una pressione del muso, si riempiva di cibo. I topi imparavano presto che anche la vaschetta del vicino - oltre che la propria - si sarebbe riempita in seguito alla loro pressione, e quando il topo accanto a loro era presente raddoppiavano la pressione stessa, per fornire anche a lui il cibo. In sua assenza, invece, nessuna doppia pressione. "Non era un riflesso condizionato, indotto: tutti i topi agivano spontaneamente" ha spiegato Claudia Rutte, ecologa all’Università di Berna. Non solo. In esperimenti successivi si è verificato che ogni topo estraneo al test, se "beneficato" dalla solidarietà del vicino, imparava subito a restituire il favore ai topi che venivano dopo. .. Conoscono le lingue! Lo ha dimostrato un gruppo di neuroscienziati del Parc Cientific di Barcellona che hanno studiato il comportamento di 16 topi, addestrati a premere un pulsante quando udivano una frase registrata - in varie lingue - che li spingeva a farlo. Ebbene, gli animali che erano stati "istruiti" in olandese non reagivano alla voce giapponese e viceversa. L’animale, inoltre, riconosceva la propria lingua d’elezione anche se la frase non era più quella originale, ed era stata sostituita con una diversa. "Alla base di questo riconoscimento ci sono il ritmo e l’intonazione della voce" dice Juan Toro, uno dei ricercatori. "A tutt’oggi, a distinguere una lingua da un’altra, a parte gli uomini, erano solo le scimmie tamarin". 4) Il topo che ci serve L’ultimo arrivato è il supertopo creato dai genetisti della Case Western Reserve University di Cleveland, nell’Ohio. Riesce a correre per 5 ore di seguito, percorrendo anche 6 km, vive più a lungo, ha una intensa attività sessuale anche a tarda età, è aggressivo, mangia il 60% in più rispetto a un topo normale, ma non ingrassa. Tutto merito di un gene, il Pepck-C, che nell’animale è stato potenziato e attiva nel tessuto muscolare la produzione di una maggiore quantità di enzimi collegati alla sintesi del glucosio. Il supertopo era stato progettato, infatti, proprio per sviluppare farmaci che migliorassero le prestazioni di chi soffre di malattie muscolari invalidanti, ma le sue caratteristiche hanno stupito anche coloro che, 4 anni fa, lo avevano "progettato". Mouse da Nobel In realtà intorno a topi e ratti ruota la maggior parte della ricerca biomedica, quella che cerca di comprendere le basi molecolari delle malattie. Tanto è vero che il topo di laboratorio è stato - nel 1982 - il primo animale a diventare transgenico, cioè dotato di un Dna artificialmente mutato. Oggi i topi mutanti vengono "costruiti" in diverso modo: si va dai knock out (nel cui Dna viene cioè inattivato un singolo gene) a topi nel cui genoma è invece inserito un gene estraneo. In questo modo si ottengono modelli murini (da mus, topo in latino) di malattie umane, per poterle studiare meglio. Oggi abbiamo topi con la sindrome di Down e con la sclerosi multipla, topi erculei, con un’enorme massa ossea (per studi sull’osteoporosi) e topi Matusalemme, che vivono il 20% in più rispetto a un topo normale, topi col Parkinson e altri con l’Alzheimer. All’Università di Nizza è stato creato un "topo felice", spegnendone il gene Trek-1, coinvolto nei meccanismi della depressione (regola la trasmissione della serotonina fra neuroni). Ed è proprio l’invenzione di una tecnica per modificare geneticamente i topi con l’uso delle cellule staminali embrionali ad aver fruttato a Mario Capecchi, quest’anno, il Nobel per la medicina. Remo Guerrini