Corriere della Sera 03/01/2008, pag.25 Giuseppe Guastella, Paola D’Amico, 3 gennaio 2008
X ROBERTINA MERCURI 2 PZ:
CORRIERE DELLA SERA 03/01/2008 PAG.25
Scrittrice uccisa dal figlio diciottenne. MILANO – Il rimprovero per aver fatto tardi a Capodanno e la lite perché voleva lasciare la scuola e fare la maturità da privatista: sono i motivi apparenti per i quali Lorenzo Giacomini, 18 anni, nel primo giorno del 2008 ha ucciso a Milano la madre, Edi Vesco, scrittrice e traduttrice 55enne, colpendola alla testa con una bottiglia di champagne e finendola con due coltellate alla gola prima di consegnarsi alla Polizia. Un raptus preceduto da segnali di delirio che nessuno è stato in grado di interpretare.
«Ribelle come tutti alla sua età. Conflittuale con me, affettuoso con la madre»: è l’immagine che del giovane dà, stravolto e incredulo, il padre Romeo, 66 anni, agente immobiliare milanese che tre anni e mezzo fa si è separato dalla moglie proprio per i contrasti sull’educazione del figlio: lui severo, lei «troppo» permissiva. I barlumi del matricidio fanno capolino la sera del 30 dicembre. Padre e figlio cenano insieme e vanno a salutare il 2008 sparando un po’ petardi con un giorno d’anticipo in un parco. «Mi ha parlato del destino e dei fuochi che potevano uccidere, lui che li ama da piccolo. Un delirio. Improvvisamente e con il freddo che c’era se n’è andato a casa a piedi». Il genitore prova a fermarlo e a convincerlo a tornare. Niente da fare. Più tardi però, Lorenzo gli telefona per annunciargli una mail. un messaggio-chiave che ora è agli atti dell’inchiesta del pm Elisa Moretti (oggi saranno valutati dal gip Alessandra Cerreti). Sono 12 pagine in ottimo italiano con riferimenti confusi alla teoria della relatività di Einstein, a Socrate al Superuomo di Nietzsche a Hitler e cn il quale Lorenzo informa il padre di aver avuto «un’illuminazione» di aver «capito il senso della vita», ma anche che gli potrebbe capitare di impugnare un revolver e sparare contro un’ombra «dietro la quale ci sei tu». «Di solito due sberle, metaforiche o concrete, chiudono la bocca», commenta ora Romeo Giacomini che, non essendo in grado di filosofeggiare con il figlio alle due di notte, rinvia la discussione magari a durante il viaggio ad Amsterdam programmato per ieri.
La notte di San Silvestro il giovane la passa con gli amici. A casa rientra alle sei del mattino. Trova la madre che lo aspetta in piedi per rimproverarlo. Quando alle 13 si alza dal letto, la discussione riprende, ma si trasforma in un litigio con lui che dice di voler lasciare il liceo linguistico e sostenere la maturità da privatista. Un’assurdità della quale va subito informato il padre. Mentre parla con la moglie al telefono, Romeo Giacomini sente in sottofondo Lorenzo che protesta e accusa la madre. Chiusa la comunicazione, scatta l’aggressione violenta e feroce, come dimostrano l’elegante appartamento in zona Bonola a soqquadro e il corpo della donna semisvestito che, oltre a quella di omicidio, costerà al figlio l’accusa di tentata violenza sessuale. Lorenzo dopo aver messo le mani sulla madre, impugna una bottiglia e con essa colpisce la madre alla testa tramortendola. A finirla saranno due fendenti alla gola con un coltello da cucina. Lorenzo si lava il sangue dalle mani, si cambia, va in stazione e prende un treno per Brescia dove conosce una ragazza. All’arrivo fa solo pochi metri, quelli dal vagone all’ufficio della polizia ferroviaria per confessare: «Ho ucciso mia madre ». Per lui si profila una perizia psichiatrica, e una per accertare se avesse assunto stupefacenti.
Giuseppe Guastella
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«Ho problemi seri». La paura sul blog. MILANO – «Nasco di carnevale, di venerdì (il giorno dei matti) e all’ora della merenda: insomma, tutto un programma». Edi Vesco, saggista e scrittrice, si racconta così su internet, con franchezza e autoironia, ai fan e ai suoi lettori. Perché solo nel blog sembrano cadere le difese di una donna da tutti definita «gioiosa e solare», ma al tempo stesso «riservatissima». Tanto che ad Arona, dove era nata e cresciuta, dove si era sposata e vive la sorella, dove tornava spesso per la presentazione delle nuove fatiche letterarie della Sperling & Kupfer di cui era editor ( Magicolibro, Sissi-Una ribelle alla corte di Vienna), nessuno dei vecchi amici era a conoscenza della separazione dal marito.
Aveva lasciato l’ultimo post sul blog il 30 dicembre: «Buon anno a tutti! Che il 2008 vi veda sempre sani, vispi e garruli di gioia!». E nelle cinque pagine introduttive, dove svela ogni debolezza («Cosa so fare bene: così di getto mi viene da dire "Disastri"»), lei che aveva tradotto le autobiografie di due mostri sacri del cinema francese, Catherine Deneuve e Gerard Depardieu, confessa di non essere mai cresciuta del tutto. «La sindrome di Peter Pan ambulante sono io». E, poi: «Ho diversi problemini anche seri da risolvere, però riesco a sentirmi felice molto spesso». Per gioire le bastava «guardare una delle mie rose che sboccia». Le rose e gli animali erano il suo sogno nel cassetto: «Una piccola casa con grande giardino in Provenza, tra i campi di lavanda. Spero di averla prima di essere troppo rimbambita per godermela», scriveva.
Dietro quel volto sempre sorridente era capace di nascondere con straordinaria abilità ogni problema e, soprattutto, la vita privata. Anche il figlio Lorenzo, il «popino» come lo chiamava, viene appena sfiorato: la sua nascita era comunicata con «Gaudio e Giubilo», perché tanto voluta.
Era cresciuta sul lago Maggiore, Edi Vesco: papà ferroviere, morto quando era ancora bambina, una mamma molto esigente. Che accontenta, tanto da farsi la fama di «prima della classe», pignola e perfezionista. Era cresciuta con l’amore per le piante, per gli animali. E per la scrittura: la «giardiniera sognatrice», si definisce. A diciotto anni fonda con gli amici il mensile di Arona, Il Sancarlone e coltiva il sogno di diventare «un altro Gianni Brera o un Bruno Raschi», compilando cartelle e cartelle con le cronache delle corse ciclistiche. Poi, presa la laurea in lettere classiche, «mentre i miei simili antichisti sperano nelle graduatorie del Provveditorato, io che voglio solo "fare i libri" spedisco» curricula alle case editrici di mezzo mondo. Dispensa consigli nel suo blog, e non solo di lettura. Sempre severa e ironica, lei che conclude l’autobiografia dicendo di detestare «chi promette e non mantiene, chi non sa ascoltare, chi vive di apparenze, chi pensa che mantenuta/o è meglio, chi fa l’esterofilo, chi ha successo solo grazie a vincoli di sangue, matrimonio o letto».
Paola D’Amico