Corriere della Sera 03/01/2008, pag.38 CHRISTOPHER HITCHENS, 3 gennaio 2008
«Caucus» e mass media La democrazia fittizia. Corriere della Sera 3 gennaio 2008. I caucus antidemocratici dell’Iowa non sono il modo giusto per scegliere un candidato alla presidenza
«Caucus» e mass media La democrazia fittizia. Corriere della Sera 3 gennaio 2008. I caucus antidemocratici dell’Iowa non sono il modo giusto per scegliere un candidato alla presidenza. Sorprendono davvero i toni neutri e indifferenti con cui stampa e televisione statunitensi descrivono la palese corruzione – e il carattere chiaramente antidemocratico – dei caucus dell’Iowa. Non basta dover leggere degli omaggi offerti apertamente a potenziali sostenitori – stavo per dire «elettori » – anche se queste mini bustarelle hanno solo la forma di «vassoi di panini» e di «oggetti promozionali» (per usare le parole del New York Times di domenica scorsa). Ma succede anche che gli addetti alla campagna elettorale si presentino nelle case dell’Iowa «con dvd che spiegano come funzionano i caucus». Nessuno dovrebbe aver bisogno di un dvd per capire che ogni persona ha diritto a un voto, che le regole sono uguali per tutti e che il voto è segreto. Il dvd e gli altri regali e favori (il senatore Barack Obama promette babysitter gratis durante i caucus di oggi) sono necessari proprio perché in Iowa nessuna delle condizioni sopra indicate si verifica. In un vero processo democratico, queste tattiche sarebbero state da tempo dichiarate illegali. Ma questo non è un processo democratico e inoltre, come diceva il mio vecchio amico Michael Kinsley, a Washington uno scandalo non riguarda mai quel che è illegale, ma piuttosto quel che è legale. Ogni tanto, nella marea di sciocchezze offerte dai mass-media che sono (mai dimenticarlo) i diretti beneficiari degli immensi esborsi di denaro fatti dai candidati, balza agli occhi un passaggio contenente un’elementare verità. Come quello che segue, tratto dall’ossequioso profilo di Mike Huckabee scritto da Zev Chafets sul New York Times Magazine, in cui vengono descritti gli eventi dell’ultima settimana di ottobre: «... Nel sondaggio Hawkeye dell’University of Iowa, Huckabee era al 13% e al secondo posto, praticamente alla pari con Rudy Giuliani, dietro a Mitt Romney che aveva il 36%. Fino a quel punto il carro di Huckabee non sembrava particolarmente interessante per i veterani dell’Iowa. "Quel che sta succedendo è molto semplice", ha spiegato il prof. David Redlawsk, direttore dell’Hawkeye Poll dell’Iowa. "Il 45% degli 85.000 elettori del caucus repubblicano sono cristiani evangelici. Circa metà di loro vota automaticamente per il candidato più conservatore in gara, e pare abbiano deciso sia Huckabee. Ma anche l’altra metà può essere convinta – se pensa che Huckabee possa andare". ». Se si mette da parte la soffocante retorica che parla di «onda lunga» e «slancio» e (poveri noi) «eleggibilità», bisognerà allora ammettere che il resto degli Stati Uniti sta passivamente a guardare mentre metà circa del 45% degli 85.000 elettori del caucus repubblicano promuove un provinciale beatamente ignorante e antidarwiniano all’invidiabile posizione di «favorito», o perlomeno di «contendente». Una cosa così assurda e antidemocratica può verificarsi solo se i media la appoggiano. Queste assemblee politiche dovrebbero contribuire alla scelta dei candidati che otterranno la nomination del loro partito. E ogni quattro anni, da che mi ricordo, la categoria dei giornalisti giura solennemente di non trattare più i caucus dell’Iowa come se fossero primarie, o addirittura elezioni definitive. Bisogna dare atto a Howard Kurtz del Washington Post di essere stato il primo giornalista, quest’anno, a cercare di far mantenere questo impegno ai suoi colleghi: «Senza tutto il clamore della stampa, vincere in Iowa sarebbe considerato per quel che è: un’importante prima vittoria che equivale a segnare un punto nella prima ripresa della partita». L’aggettivo prediletto dai giornalisti più seri per descrivere le regole dei caucus dell’ Iowa è «arcano». L’ha usato Kurtz, come pure il suo collega del Washington Post Dan Balz, esponendo in breve la verità sulla situazione, ancor più scandalosa, del fronte democratico: «Con le sue regole arcane, il caucus dell’Iowa è un piccolo campo di battaglia. La volta scorsa hanno votato solo 124.000 democratici, meno di un quarto degli aventi diritto. Così se Barack Obama, mettiamo, dovesse superare Hillary Clinton per 2000 voti, sarebbe salutato entusiasticamente dai titoli come imbattibile, nonostante il piccolo margine di differenza ». Probabilmente è vero, ma chi critica i media dell’establishment come fa ad essere assolutamente certo che tutti i suoi colleghi si comporteranno così male? Non sarà forse, come ho accennato sopra, che l’altra «arcana» procedura (le difficili e incerte «primarie del denaro»), è decisa principalmente dall’assoluto bisogno di comprare spot pubblicitari sugli stessi media che intenzionalmente trattano una procedura fasulla come se fosse reale? solo quando si legge un giornalista onesto come Balz che si capisce la profondità e l’estensione dell’imbroglio che ci viene propinato. «In una primaria – spiega – gli elettori segnano senza clamori il loro voto sulla scheda e se ne vanno. Nei caucus, devono fermarsi per parecchie ore e il voto non è segreto. Di fronte ad amici, a vicini, solo a volte a estranei, i democratici dell’Iowa votano con i piedi, alzando la mano e spostandosi in zone diverse della sala per indicare il sostegno a un candidato o all’altro... Per i democratici il sistema non è "una persona-un voto"... Sono ammessi piccoli omaggi, non bustarelle». Quest’ultima frase è un capolavoro. All’inizio dell’autunno sono stato a Des Moines e Ames e devo dire che per quanto l’Iowa sia piccolo, circoscritto, bianco e rurale, sarei felice di dare alla sua gente calda, generosa e seria la possibilità di aprire il nostro processo elettorale. Ma in realtà il racket del caucus non fa questo. Quel che fa è favorire i politici di professione più danarosi, i galoppini di partito e i manipolatori, quelli che fanno sondaggi dubbi e quelli che amplificano cinicamente le notizie sui media, assieme ai sostenitori di candidati marginali ed eccentrici. Se in Iowa vi fossero delle primarie serie (o se il processo elettorale iniziasse a Chicago, Los Angeles o Atlanta) per il partito repubblicano sarebbe impossibile vedersi affibbiare un clown come Huckabee. Il caucus potrebbe forse essere un buon modo per scegliere i delegati dell’Iowa alla convention, anche se francamente ne dubito. , però, un modo assolutamente terribile di scegliere i candidati alla presidenza, e fa sembrare gli Stati Uniti una repubblica delle banane, sia in patria che di fronte al mondo. CHRISTOPHER HITCHENS