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 2008  gennaio 04 Venerdì calendario

GIONI Massimiliano

GIONI Massimiliano Busto Arsizio (Milano) 1973. Critico d’arte • «[...] direttore delle mostre speciali del New Museum of contemporary art di New York e, dal 2003, direttore artistico della Fondazione Trussardi. [...] tramite la Fondazione Trussardi ha portato Cattelan a Milano e poi con lui e la curatrice Ali Subotnick ha fondato una galleria (la Wrong Gallery a New York e poi alla Tate Modern di Londra), quindi progettato una Biennale (Berlino) e inventato una rivista d’arte (Charley) [...] suoi modelli, Germano Celant e Francesco Bonami [...]» (Elena Molinari, “Panorama” 10/1/2008) • «[...] Uno che a 29 anni già firmava il Padiglione italiano alla Biennale; a 33 curava con Maurizio Cattelan quella di Berlino; a 34 è reclutato come curatore dal New Museum of Contemporary Art di New York e ora, a 37 anni, sbarca in Corea come direttore della Biennale di Gwangju 2010. La più importante del Continente asiatico. Tutto questo tralasciando altri notevoli incarichi, primo tra tutti la Fondazione Trussardi che periodicamente scuote dal sonno Milano con eventi imprevedibili in luoghi imprevedibili. [...] Quel che più stupisce dell’infaticabile Gioni, non è dove trova il tempo per far tutte queste cose, ma soprattutto dove trova le idee per farne ogni volta una diversa [...] è definito un “critico post concettuale” [...] Vuol dire solo che è molto difficile rinchiudere la sua iperattività in una sola parola. Critico d’arte non basta, dal momento che l’arte contemporanea nelle sue mani è una specie di innesco che scatena reazioni a catena fino a ingoiare il mondo e la vita. L’arte nelle sue mostre sconvolge le abitudini percettive, parla di cultura e antropologia, diventa specchio della storia recente. O passata persino. Accadde a Berlino quando fu scelta una strada del Mitte per raccontare in 800 metri e una biennale di un paio di mesi, l’intera epopea della città dal cimitero guglielmino ai “plattenbaum” sovietici passando per la scuola ebraica. [...]» (Alessandra Mammì, “L’espresso” 18/3/2010).