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 2007  dicembre 26 Mercoledì calendario

Il Robin Hood dei potenti. L’espresso 26 dicembre 2007. In un colpo d’occhio la destra decomplessata di Nicolas Sarkozy ha fatto invecchiare la sinistra francese di 30 anni

Il Robin Hood dei potenti. L’espresso 26 dicembre 2007. In un colpo d’occhio la destra decomplessata di Nicolas Sarkozy ha fatto invecchiare la sinistra francese di 30 anni. Il primo governo del nuovo presidente, che ci si attendeva ultraliberale, è stato aperto ai transfughi della sinistra. Più che un esecutivo, quello francese sembra il risultato di un casting. Bernard Kouchner, agli Esteri, in guest. E poi delle donne, belle, che, colmo della modernità, provengono dall’immigrazione. Lo slogan sarkozysta "Tutto diventa possibile" è realtà. Già dal giorno dell’elezione: cena con amici milionari al Fouquet’s, poi fuga in aereo privato sullo yacht del suo amico industriale Vincent Bolloré, poi sempre a spese di amici, in vacanza negli Usa. Anche il "mauvais goût" da "nouveau riche" diventa possibile. Cécilia Sarkozy il giorno dell’investitura si presenta all’Eliseo vestita in Prada e accompagnata dai quattro figli della famiglia ricomposta e moderna. Gli stucchi dell’Eliseo resistono perché nell’era Sarkozy fondo e forma si confondono e occupano lo stesso spazio mediatico. Eletto su un programma di rottura, il presidente fa come Robin Hood, ma al contrario, confeziona subito il pacchetto fiscale: una serie di tagli alle tasse dei più abbienti (spesso suoi elettori). Serve uno choc di fiducia. L’autunno arriva ed è caldo. La riforma che dovrebbe dare più autonomia alle università agita gli studenti, quella che vuole ridurre al regime normale i beneficiari dei regimi speciali delle pensioni blocca il Paese. Ma il primo giorno di sciopero viene turbato dall’annuncio del divorzio del presidente. Cécilia se ne va. Gli scioperi riprendono e si concludono con una fregatura per i contribuenti, ma che importa? Il presidente si è di nuovo infatuato e Carla Bruni è libera per le copertine dei settimanali. Sarkozy è ovunque, la tv interromperebbe le trasmissioni se non ci fosse lui. Del suo primo ministro, che chiama collaboratore, i francesi non conoscono neanche il nome. Nuovo stile, nuovo verbo. Semplice, diretto, chiaro. Dichiarazioni pluriquotidiane. L’opposizione allo sbando non riesce ad arginare. Il potere è gestito all’Eliseo e l’esecutivo fa da parlamento. Anche il primo ministro un giorno dice: «Sono a capo di un paese in fallimento». Non si sa se a Sarkozy abbia disturbato di più la parola fallimento o capo. Serve potere d’acquisto: detassare gli straordinari, aggiungere la tredicesima (ma non per tutti), finirla con le 35 ore. Riforme poetiche ma non strutturali. Per trovare aria si riformi lo Stato tagliando un posto da funzionario che va in pensione su due e organizzando meglio il tutto attorno ai prefetti di Regione che diventeranno i veri piloti della politica nazionale sul territorio.