Paolo Viana, Avvenire 3/1/2008, pagina 8., 3 gennaio 2008
Avvenire, giovedì 3 gennaio Tutto comincia con un ragionamento di "evidenza illuministica ": chi si oppone alla pena di morte non può difendere l’aborto
Avvenire, giovedì 3 gennaio Tutto comincia con un ragionamento di "evidenza illuministica ": chi si oppone alla pena di morte non può difendere l’aborto. Laico, chiaro per tutti e spiazzante per molti. Con questa chiave di lettura, l’appello di Giuliano Ferrara per una moratoria dell’interruzione volontaria della gravidanza, lanciato a metà dicembre dalle colonne del Foglio, assesta una sonora spallata ai muri che da decenni dividono laici e cattolici sulla difesa della vita. Due settimane dopo, l’appello è già un movimento d’opinione contro la "strage degli innocenti", che fa 130mila vittime all’anno solo in Italia, le adesioni crescono di giorno in giorno - immediata quella di Avvenire - e la politica si trova a fare i conti con una nuova sensibilità popolare che mette la vita al primo posto e accusa la legge 194 di aver mancato il proprio obiettivo. L’incipit è datato 19 dicembre. Quel giorno, sulla prima pagina del Foglio il direttore lancia un "appello alle buone coscienze" contro l’interruzione volontaria della gravidanza. Lo fa, provocatoriamente nei toni ma con impeccabile coerenza sul piano logico, all’indomani dell’approvazione all’Onu, con il voto di 104 paesi, della moratoria sulla pena di morte. una vittoria storica, sul piano diplomatico e umanitario, per il nostro Paese che ha guidato la cordata, ma diventa una "Piccola Moratoria " se la si mette in relazione con i "milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore e nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486". Quella del laico Ferrara è una denuncia coraggiosa, del pari di quelle espresse in questi trent’anni da migliaia di cattolici, ma che colpisce nel segno proprio per la laicità delle sue argomentazioni. Il fatto stesso che una riflessione sull’urgenza di fermare la "pena di aborto " attecchisca su un terreno dichiaratamente laico è un segno dei tempi che cambiano. E che possono anche migliorare. L’appello ferrariano contro "lo scandalo supremo" ricorre infatti alla "evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e ragione" per inquadrare l’inadeguatezza della legge 194 diventata un mezzo surrettizio per il controllo delle nascite, puntuale nel legalizzare ma non nel rimuovere le cause psicologiche e materiali che concorrono alla terribile decisione di migliaia di madri. I sostenitori dell’appello si muovono sulla scorta delle più recenti scoperte scientifiche, che rendono superata la legge, denunciano il cattivo uso delle risorse che dovrebbero concretizzare il diritto alla vita e negano - l’ha fatto Ferrara ieri al Tg1 - che la moratoria possa ricondurre le donne all’aborto clandestino. Per moltissimi, l’appello diventa l’occasione di un confronto vero, basato su "fatti di esperienza e ragione " e non su slogan e umori. Si spiega così la reazione a catena dell’intelligenza e della volontà che esplode sulle pagine del Foglio e prende in contropiede il mondo laico-radicale, ancora convinto che l’aborto sia una bandiera e che chi lo combatte applichi la medesima logica. Il movimento d’idee spezza gli schieramenti politici e dimostra la maturità di una società civile troppo spesso evocata purché taccia. Sull’evitabilità dell’aborto, questa volta, è il mondo delle famiglie e delle professioni, delle associazioni e dei singoli cittadini che riflette, interroga e infine suggerisce, come avviene sul Foglio del 21 dicembre, "nuovi modelli culturali e gesti di rottura". L’escalation di adesioni, testimoniata dal ’diario’ del quotidiano, deve sorprendere persino il suo demiurgo; non tanto per la quantità dei consensi, ma perché la mobilitazione delle coscienze prende una piega del tutto nuova, fatta di esperienze di padri e di madri mancati, di pentimenti e di dolore, di sentimenti e di storie da raccontare agli altri, sentendosi parte di un’unica famiglia umana. Una piega lontana dagli standard del dibattito politico, che infatti si trova a rincorrere la ’Grande Moratoria’, scoprendo che, ben oltre i confini del "mondo cattolico", esiste un Paese tutt’altro che fiero della legge 194. Quando la fenomenologia della Grande Moratoria concede qualcosa alla politica-spettacolo, lo fa per marcare la propria distanza da certe battaglie laiche del passato. Nasce così la ’dieta speciale’ annunciata il 21 dicembre, che riecheggia gli scioperi della fame di pannelliana memoria e che invece è rivolta "contro l’ipocrisia e la bruttezza di un tempo in cui la morte viene bandita in nome del diritto universale alla vita e blandita, coccolata come un dramma soggettivo, nella spregevole forma, molto oggettiva, dell’aborto". Durerà fino a Capodanno, anche per sottolineare il problema dei "fondi al movimento per la vita e ai centri di assistenza che lavorano contro l’aborto", sollevato proprio da Avvenire, con cui il dialogo è serrato, franco e trasparente. Su questo registro "La Grande Moratoria continua", come tuona il giornale ferrariano, incassando le "approvazioni condizionate" di alcuni esponenti del centrosinistra, dove l’appello rappresenta una specie di mina vagante, e dimostrando che sulla ragione può nascere l’intesa tra laici e cattolici. Scenario così sintetizzato da Famiglia Cristiana: "l’impegno contro la pena di morte - scrive il settimanale aderendo alla campagna - non è diverso da quello contro l’aborto e l’eutanasia, perchè è impegno a favore della vita" ed è "strano " l’atteggiamento di chi "si batte contro la pena capitale senza nulla eccepire sull’uccisione di un essere umano non ancora nato". Una contraddizione evidente ai più e particolarmente all’Italia dolente che si affaccia giorno dopo giorno sul tazebao di Ferrara, fatta anche di genitori mancati e di figli perduti, l’Italia di L. che ha 15 anni e partorirà suo figlio, ma qualche mese fa stava per abortire "legalmente " pur non avendo mai incontrato una psicologa... Questi dilemmi impongono quella "massima determinazione" e anche quella "massima prudenza" che Ferrara nota crescere intorno alla Grande Moratoria con una certa preoccupazione. Ma l’appello è stato raccolto con convinzione e Ferrara lo sa. Avvenire rilancia - è notizia di oggi - la moratoria "legale", che punta ad applicare pienamente la normativa vigente, dando ai centri di aiuto alla vita le risorse necessarie a trasformare l’aborto in quell’extrema ratio che era nelle intenzioni del legislatore. la linea dell’intelligenza. Poche ore prima, il Cardinale Camillo Ruini ha ribadito che la 194 va applicata "integralmente ", cioè "anche in quelle parti che davvero possono essere di difesa alla vita", e ha chiesto di "aggiornarla al progresso scientifico ". La dieta è finita e il Foglio può titolare, come ha fatto ieri, "La moratoria possibile". Paolo Viana