Abitare settembre 2007, pagg.127-142 Marco Belpoliti, 4 gennaio 2008
Nella scena più famosa del Fantasma della libertà di Buñuel un gruppo di persone è a tavola, ma, invece di mangiare, sta defecando seduto sul water e chiacchiera come in una normale cena
Nella scena più famosa del Fantasma della libertà di Buñuel un gruppo di persone è a tavola, ma, invece di mangiare, sta defecando seduto sul water e chiacchiera come in una normale cena. A un certo punto uno di loro chiede sottovoce al padrone di casa: "Scusi, dov’è...". Quindi entra in una piccola stanzetta lì vicino, chiude dietro di sé la porta e si mette a mangiare con voracità lontano dagli sguardi degli altri. Il regista spagnolo ha invertito il rapporto che vige nelle società occidentali tra mangiare e defecare: mentre la prima attività è pubblica, la seconda è strettamente privata. Così facendo egli ha messo in luce uno degli aspetti peculiari della nostra organizzazione sociale e spaziale. Da quando si è sviluppato il senso dell’intimità, grosso modo dalla fine del Medioevo secondo Norbert Elias, anche i rituali corporali sono stati sottratti allo sguardo collettivo per entrare a far parte delle pratiche più personali e intime. Ma ancora sino al XVII secolo i re di Francia ricevevano comodamente seduti sulla loro sediola di evacuazione rivelando come la stanza da bagno o il gabinetto non fossero entrati nell’uso comune neppure delle classi nobiliari. L’invenzione dell’igiene è un processo lungo e complesso, una storia che conosce cambi di marcia e di direzione nel corso di oltre tremila anni. In Grecia il bagno era concepito come un complemento della ginnastica; a Roma, e poi nell’Islam, un momento di ristoro, rilassamento e benessere: acqua calda e fredda alternate. Ma in ogni caso non aveva a che fare con la pulizia. Sanitas significa "salute”, e non rimozione dello sporco. In quei secoli tutto era in comune, si svolgeva sotto gli occhi di tutti. Nel monastero medievale invece il bagno era un’abitudine strettamente igienica: un’imposizione da compiere in fretta e con acqua quasi sempre fredda. Il pericolo era di trarre piacere da questa pratica corporale. Le civiltà orientali, invece, hanno spesso praticato il bagno come un rito simbolico, come una funzione non solo corporale ma anche spirituale. Solo verso la metà del XIX secolo tornò infatti a essere una consuetudine igienica. E il wc? L’uso e la forma di questo oggetto definiscono in modo preciso le diverse culture nazionali. Il pragmatismo moderato e utilitarista di origine britannica contrapposto alla riflessiva accuratezza tedesca e all’impeto rivoluzionario dei francesi. L’idea di classificare i water sulla base della loro forma interna non è affatto peregrina, come ricorda in una nota del libro Fenomenologia del tostapane il sociologo americano Harvey Molotch, che ci spiega "come gli oggetti d’uso quotidiano diventano quello che sono". Citando dei fisiologi, egli sostiene che il cosiddetto gabinetto alla turca è ergonomicamente superiore per espletare la funzione corporale e di sicuro più igienico di quello oggi in uso nelle nostre case. Eppure nei bagni prodotti dalle industrie europee, nei progetti dei designer, il wc è diventato un monolite bianco, smaltato, una forma arrotondata o ellittica, bidone o piccola scultura, a seconda dei casi, che non lascia quasi mai trapelare il suo uso specifico. Nell’Europa industrializzata i wc continuano a suscitare prese di posizione favorevoli o contrarie, scrive Molotch. Intanto oggi la stanza da bagno si espande e supera la dimensione del piccolo stanzino descritto da Siegfried Giedion nel suo pionieristico e ancora attuale studio L’età della meccanizzazione. A suo dire nelle trasformazioni del bagno - ai suoi inizi ancora una stanza con decorazioni e spazi ampi - è stato decisivo lo sviluppo dei grandi alberghi americani in città come Chicago e New York. Nell’hotel ogni stanza veniva fornita del bagno con vasca, lavello e tazza del wc. Il tutto in spazi molto piccoli con disposizioni standard: il lavello di fronte al wc e la vasca da bagno lungo la parete più ampia. La standardizzazione è l’elemento propulsore del progresso tecnologico anche in bagno, là dove oggi si fondono aspetti diversi della sua millenaria storia: la doccia, che appartiene all’epoca della cura dell’acqua - intorno al 1860 -, la vasca di antica tradizione - la sua forma è stata messa a punto nel 1700 a.C. oltre trenta secoli fa -, il wc che ha avuto una storia tecnologica, oltre che formale, lunga e complessa - e il bidet, oggetto a lungo osteggiato perché reputato uno strumento osceno, laido, legato all pratiche igieniche della prostituzione. Ma che forma assumono attualmente le stanze da bagno? Viviamo in un’epoca postindustriale e anche i bagni non perseguono più la pratica igienico-industriale. Somigliano piuttosto a delle sculture minimaliste, ambienti quasi mentali dove l’acqua sgorga quasi miracolosamente da oggetti sottili, quasi invisibili. Se nel bagno, stando allo storico francese Alain Corbin, la crescente intimità dei luoghi di defecazione e di abluzione personale, favorisce il prolungarsi del monologo interiore - il bagno, più ancora della camera da letto, è stato il luogo della casa dove si è sviluppato il culto dell’individuo, la sua dimensione personale e intima -, oggi i bagni proposti dalle aziende italiane ed europee, sviluppano una forma di meditazione molto astratta. La loro forma mentalista spinge probabilmente a una progressiva sublimazione dei pensieri stessi, trasformando le pratiche legate all’igiene personale in qualcosa di altamente astratto. Il corpo come immagine si traduce in questi bagni - acqua che cade dal soffitto per la doccia, water simili a sculture, vetri che separano gli spazi, trasparenze e superfici riflettenti, lavabi sottili, rubinetterie affilate come coltelli, vasche che affiorano dal pavimento o troneggiano nel centro della stanza - nell’igiene stessa come immagine. Il bagno è lo spazio dell’intimità protetta, sempre più mentale e aerea, allo scopo di sottrarre peso alle diverse pratiche fisiche. L’acqua, dono tradizionalmente di natura terrestre, diventa in questo nuovo bagno un prodotto celeste, qualcosa di aereo invece che di ctonio: scaturisce dall’alto e non più dal basso. L’acqua resa pura purifica proprio perché cade e non sgorga, ripulisce perché si trasforma in superficie e non più in profondità. Nascondere ogni forma tecnologica promuovendo la magia del bagno stesso è la regola aurea dei nuovi progetti e prodotti. Del resto, le pratiche della Sanitas greco-romana sono migrate nella palestra o nella sauna, spazi ulteriori della casa, quando il censo e la ricchezza dei proprietari lo consentono - ma l’aspirazione alla sauna sembra oggi alla portata di tutti, un altro elemento della democrazia dei consumi. La vasca con idromassaggio resuscita una pratica ottocentesca, e miscelando l’acqua con l’aria produce una nuova immagine del corpo come entità leggera. La parola d’ordine della nostra modernità sembra quella di sottrarre peso alle cose, anche in bagno. La leggerezza come regola generale del mondo, anche di quello dell’intimità.