Gianluca Beltrame, Panorama 11/1/2008, 11 gennaio 2008
Il 9 gennaio, presso il tribunale di Torino, si tiene la prima udienza del processo che vede Margherita Agnelli de Pahlen contrapposta a Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron (l’uomo che a detta di molti conosce gli interessi all’estero della famiglia Agnelli e del gruppo Fiat)
Il 9 gennaio, presso il tribunale di Torino, si tiene la prima udienza del processo che vede Margherita Agnelli de Pahlen contrapposta a Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron (l’uomo che a detta di molti conosce gli interessi all’estero della famiglia Agnelli e del gruppo Fiat). Al centro della contesa: l’eredità dell’Avvocato, deceduto il 24 gennaio 2003. La sua esatta entità, a quattro anni dalla morte, non è conosciuta, anche se si è provato a scavare ogni dettaglio (tutto, ma proprio tutto. Perfino il parco auto dell’Avvocato, che al momento del decesso aveva intestati: 12 Panda vecchio modello, due Fiorino, sette ciclomotori e due trattori). Molto invece si è detto e scritto su quanto Margherita, unica figlia di Gianni, avrebbe ottenuto. Si parte dalla liquidità (125 milioni di euro) e poi arredi e opere d’arte (la celebre pinacoteca dell’Avvocato) valutati circa 500 milioni di euro, un assegno di altri 109 milioni versato da Morgan Stanley (ricordatevelo), l’incasso della vendita delle quote della società Dicembre (100 milioni di euro) che ha consentito a Yaki, primogenito di Margherita, di salire sul ponte di comando della Fiat. E poi gli immobili: Villa Frescot, storica residenza di Gianni Agnelli, il palazzetto romano proprio davanti al Quirinale, due immobili e un piccolo stabile in collina a Torino, la mitica villa Piccon de la Perouse a Villar Perosa. Margherita Agnelli © Foto U.Pizzi Di ognuno sono stati pubblicati nel dettaglio le quote di Margherita e quelle della madre, donna Marella, a cui va la nuda proprietà... Insomma tutto. Perfino l’ammontare della polizza vita stipulata dal Senato della Repubblica per Gianni Agnelli: 155 mila euro. Dopo tanta pignoleria viene da chiedersi: ce n’è abbastanza per far vivere nell’agiatezza alcune generazioni, ma che altro vuole ancora Margherita Agnelli? «Vuole trasparenza e la parola trasparenza spaventa» dice il legale di Margherita de Phalen, Girolamo Abbatescianni, 52 anni, che accetta di rispondere alle domande su preciso incarico della sua cliente. Suvvia, avvocato. Alle belle parole, come trasparenza, non crede più nessuno, specie quando ci sono di mezzo tanti quattrini... E invece è proprio perché la signora non ha problemi finanziari, non li ha mai avuti, che può intraprendere questa azione. Una normale divisione, di solito, inizia pressappoco così: «Premesso che il patrimonio è costituito da (segue elenco)...» Ecco, nel caso di Gianni Agnelli questa premessa non c’è. E quando la signora de Pahlen ha chiesto la ricostruzione del patrimonio di suo padre le risposte sono state generiche ed evasive. E di nuovo la trasparenza: ma che cosa vuole in concreto? Sul patrimonio dell’Avvocato si è letto tutto, perfino il suo parco auto... Esiste il patrimonio in Italia, regolarmente dichiarato e diviso. L’elenco è stato fatto dallo studio del commercialista Ferrero di Torino su richiesta di Grande Stevens. Un lavoro professionale, sul quale non abbiamo nessun tipo di contestazione da fare. Abbiamo solo chiesto ai gestori del patrimonio dell’Avvocato di sapere se vi è dell’altro. E dunque, lo ribadisco per l’ennesima volta, non c’è alcuna pretesa sostanziale nei confronti della madre che è stata citata in giudizio solo per un motivo tecnico. Se dal rendiconto emergessero altri beni, abbiamo chiesto che vengano divisi in via amichevole, come quasi sempre succede tra coeredi. Ma, secondo lei, esistono fondi non ancora emersi riconducibili al patrimonio personale di Gianni Agnelli? Noi non lo sappiamo. E il fatto che non ci vengano date le risposte che chiediamo non aiuta a capire... Yaki Elkann con il nonno Gianni Un attimo: lei prima ha parlato di «patrimonio in Italia». Perché, esiste anche un patrimonio all’estero? Ecco, questo è il problema di fondo, la banale questione che sta all’origine di tutto. Gianni Agnelli ha avuto un patrimonio personale in Italia e all’estero. E questo patrimonio esisteva probabilmente da ben prima che lui prendesse la guida dell’azienda. Basta leggere un qualunque libro sulla storia della Fiat. Ma voi avete evidenze dell’esistenza di questo patrimonio? Noi abbiamo rivolto questa domanda ai gestori del patrimonio di Giovanni Agnelli ed è da loro che aspettiamo una risposta che, inspiegabilmente, tarda a venire. Del resto, anche se i processi non si fanno a mezzo stampa, alcuni fatti sono di pubblico dominio... Click here to find out more! Per esempio? Margherita Agnelli ha ricevuto 109 miloni di euro dalla Morgan Stanley nel 2004, un anno dopo la morte dell’Avvocato. Quando ha chiesto informazioni sul conto dal quale provenivano quei soldi, la banca le ha risposto con una lettera che aveva come oggetto «il defunto Sig. Giovanni (Gianni) Agnelli». Dunque, presumibilmente, si trattava di un conto direttamente riconducibile all’Avvocato. Bene, in quella lettera è scritto: «Ci è stato raccomandato dal titolare del conto (...) di non rivelare nessun dettaglio ulteriore». Viene spontaneo chiedersi : chi è il titolare del conto ? Quel conto faceva parte del patrimonio personale di Gianni Agnelli? Chi dà istruzioni sulla gestione di quel conto? E perché l’unica figlia dell’Avvocato non può ricevere i dettagli? Forse a queste domande, come ad altre, vi sono delle semplici risposte che però non abbiamo ancora avuto. Di recente, alcuni giornali hanno parlato di ipotesi di transazione con soldi e immobili. Cosa c’è di vero? Vi state finalmente mettendo d’accordo? No. Guardi, nessuna proposta è stata avanzata e poi, se fossero vere queste indiscrezioni, la mia cliente si chiede, la transazione avverrebbe con i soldi e con gli immobili di chi? Chi ha la disponibilità di soldi e immobili degli Agnelli? Se così fosse, allora è vero che esiste una parte del patrimonio non divisa. Insomma, serve trasparenza. Di nuovo le belle parole: io sto cercando di capire, in concreto... In concreto, se ci fosse altro oltre a quello già emerso, forse più che un problema di denaro si tratterebbe di un problema di assetti di potere. Secondo Margherita, e mi pare argomento logico, chi gestisce fondi altrui e si rifiuta di rendere il conto ha tra le mani un potere enorme, indipendentemente da come si chiami. A proposito di potere e di Fiat: c’è chi sostiene che Margherita Agnelli si sia pentita di aver ceduto le proprie quote nel 2004, quando il titolo era ai minimi. Ora che le azioni hanno quasi triplicato il loro valore rispetto allora, lei si starebbe mangiando le mani e vorrebbe ridiscutere l’accordo. Non è che la signora sta cercando di rientrare in Fiat? No. Non solo non è questo il suo obiettivo, ma non sarebbe nemmeno possibile. La signora ha ceduto la sua quota nella Dicembre (la finanziaria che controlla io gruppo n.d.r.): una vendita regolare e inattaccabile. E io posso essere il più agguerrito degli avvocati, ma non consiglierei mai a un mio cliente di mettere in discussione un accordo inattaccabile. Voglio essere ancora più chiaro: non esiste alcuna battaglia sulla Fiat. Non esisterà una battaglia sulla Fiat, ma questa azione legale rischia di avere ripercussioni sulla Fiat. E alla guida dell’azienda c’è Yaki, primogenito di Margherita... In una lettera, la «lettera di Monaco», l’Avvocato lo destinava alla guida della Fiat. E in questo senso è stata perfettamente rispettata la sua volontà. Il che non cancella l’impressione che questa azione legale lo possa mettere in difficoltà: è giovane e l’esperienza di persone come Grande Stevens e Gabetti gli è preziosissima: nessuno probabilmente conosce la Fiat come loro... Certamente. Ma Margherita, che certo non mette in discussione la volontà di suo padre, vorrebbe che Yaki agisse liberamente, senza nessuno che lo condizioni. Gianluigi Gabetti Perché, non è così? Ripeto. La mancanza di trasparenza può comportare situazioni di confusione in cui il consulente tende a comportarsi come proprietario. Secondo Margherita è necessario Ristabilire chiarezza nei rapporti: i consulenti facciano i consulenti e rispondano alle domande di rendiconto, sia che vengano dall’erede dell’Avvocato sia che vengano dall’uomo destinato alla guida della Fiat. Mi creda, la signora è mossa da una fortissima istanza etica. Si rilegga la lettera che ha scritto al ”Sole 24 Ore” il 20 Dicembre 2007 dove parla del capitalismo familiare del terzo millennio, della necessità che l’economia italiana si apra all’esterno e che il capitalismo familiare sia portatore di valori etici. Margherita Agnelli crede profondamente a queste cose e il suo impegno per il microcredito è lì a dimostrarlo. Se non si comprende questa molla, allora non si possono capire le motivazioni di fondo di questa azione legale. Ed ho il sospetto che a Torino si tenda a inquadrare la questione nell’ambito di una vicenda solo pecuniaria. Io posso provare a capire tutto. Continua però a sorprendermi il fatto che una madre possa mettere in difficoltà il figlio con i suoi consulenti più esperti, anche se mossa da una questione etica, di principio. Perché proprio Margherita si butta in questa battaglia? E io le ribalto il ragionamento. Margherita Agnelli non ha bisogno di soldi, è l’erede dell’Avvocato, non pretende di rientrare in Fiat ed è la mamma di Yaki: solo lei può lanciarsi in una battaglia di trasparenza che, alla fine, è volta a beneficio di suo figlio.