Il Sole 24 Ore 16/12/2007, Melania Mazzucco, 16 dicembre 2007
Zanna bianca sul Pacifico. Il Sole 24 Ore 16 dicembre 2007. In una notte di dicembre del 1907, nell’oscurità assoluta, sbatacchiata da una tormenta di vento, una scalcagnata barca a vela tenta di mettersi al riparo nella laguna di Bora-Bora
Zanna bianca sul Pacifico. Il Sole 24 Ore 16 dicembre 2007. In una notte di dicembre del 1907, nell’oscurità assoluta, sbatacchiata da una tormenta di vento, una scalcagnata barca a vela tenta di mettersi al riparo nella laguna di Bora-Bora. Al timone, lo scrittore Jack London. Accanto a lui un insolito marinaio: la donna per la quale ha abbandonato la moglie e due figlie, Charmian Kittredge. Il veliero ha un nome allegro e strano, che sembra una sintesi tra uno squalo e un serpente: Snark. Da più di otto mesi vagano sull’Oceano Pacifico, ora inseguendo il vento che scompare abbandonandoli alla bonaccia, ora tentando di scampare a onde e tifoni. Sono partiti con un obiettivo grandioso, perché lo scrittore è un tipo competitivo e un po’ megalomane: fare il giro del mondo in sette anni. Le Hawaii. Le Marchesi. Le Fiji. La Nuova Zelanda. La Nuova Guinea. Sumatra. Le Filippine, il Giappone, la Corea... Il progetto è nato fra amici diciotto mesi prima. London, tornato dalla guerra russo-giapponese cui ha preso parte come corrispondente, comincia a temere che la fase epica della sua vita sia conclusa. Dopo aver lottato strenuamente, è diventato uno scrittore: eppure l’immagine che il pubblico ha di lui è in qualche modo fasulla. Le aspettative della folla lo turbano, stenta a riconoscersi nel personaggio che pure lui stesso si sta costruendo e che lo estrania dalla parte più autentica di sé. Quel viaggio, che all’inizio gli appare come un sogno e una pazzia, eclissa subito ogni altro progetto, impegno, dovere. «Nessuno di noi - scriverà London - sarebbe mai tornato giovane». E lui ha già quasi trent’anni. Così, invece di scrivere il grande romanzo americano che tutti attendono, comincia a costruire una barca a vela, anzi una tartana dall’alta prua. Infatti, per alimentare la propria leggenda di impavido super-eroe e trasformare la sua biografia in letteratura, bisognoso di successo e di traguardi impossibili, Jack London il viaggio vuole farlo su una tartana costruita da lui, e con lui al timone. Il preventivo viene sforato fin dalla prima settimana. Mille dollari diventano cinquemila, poi diecimila. La data prevista per la partenza è il 1° ottobre del 1906, poi il 1° novembre, poi dicembre: passano i mesi e lo Snark non è pronto a prendere il mare. Quarantasette operai e quindici ditte si avvicendano sul fasciame. Nessuno rispetta i tempi, la puntualità è prevista solo per i pagamenti. London paga, paga fino a trentamila dollari. In fondo, tutti sanno che Jack è diventato ricco, lui, il figlio mai riconosciuto di un astrologo ciarlatano che comunicava coi morti e di una pazza razzista fanatica, il ragazzo infelice rifiutato dalla madre e cresciuto dalla figlia del patrigno, marinaio a diciassette anni e poi pescatore pirata di ostriche, cercatore d’oro in Alaska, cacciatore di foche, ex studente socialista infatuato di Nietzsche, lavandaio e spalatore di carbone. I suoi racconti del Klondike e il romanzo Il richiamo della foresta hanno conquistato lettori di ogni età. Il romanzo appena uscito, Zanna bianca, si annuncia come un successo planetario. Quello che sta scrivendo, Il tallone di ferro, è poi un romanzo filosofico e politico, con cui London liquiderà i critici che lo ritengono un autore per ragazzi. Prima ancora di partire, ha venduto il viaggio a vari editori, che presto diventano nervosi. Intanto, da quando sui giornali è filtrata la notizia del nuovo Ulisse pronto al giro del mondo, London riceve migliaia di lettere. I suoi lettori si offrono come equipaggio, disposti a fargli da mozzo, cuoco, sguattero, perfino schiavo. Ragazzini in cerca di avventura, mogli frustrate, solidi professionisti, bancari, avvocati. Tutti come carcerati pronti all’evasione. Disposti a piantare tutto e seguirlo. Lo Snark comincia ad ammuffire nel cantiere navale. Nessuno crede più che salperà mai. Un ufficiale giudiziario lo pignora per debiti. Jack London – che da buon nuovo-ricco ha già sperperato buona parte del recente patrimonio – deve ancora duecento dollari a un commerciante. Il motore da settanta cavalli è fuori uso. La scialuppa di salvataggio è bucata. E tuttavia, il 23 aprile del 1907, lo Snark lascia la baia di san Francisco e fa rotta verso le Hawaii. I cronisti sono assiepati sulla banchina. London è l’Eroe Americano del momento: indomito e pittoresco come i suoi personaggi. Nel giro di qualche giorno, il cuoco e il mozzo si rivelano inservibili perché soffrono il maldimare. Le provviste marciscono subito. Rape, arance, cavoli e carote sono inzuppate di cherosene oppure avariate. I serbatoi di benzina perdono. Lo scafo non tiene e nella cambusa l’acqua arriva alle ginocchia. Lo Snark rolla nel cavo d’onda. L’equipaggio è inadeguato. L’amico Bert è più interessato alla pesca che alla vela. L’amico Roscoe, arruolato come navigatore, tenta di individuare latitudine e longitudine, ma non è in grado di orientarsi in mezzo all’oceano. In breve, nessuno a bordo è capace di dire dove si trovino. London (che rifiuta l’idea stessa di un fiasco) si mette a studiare gli strumenti e le stelle. Alla fine il miglior marinaio si rivelerà l’affascinante Charmain, una donna emancipata e coraggiosa con la quale tuttavia è impossibile simpatizzare, a causa delle sue idee razziste. Infatti, mentre col passare dei mesi a poco a poco si ammalano tutti, Charmain è convinta di essere immune a causa della purezza del suo sangue bianco. Per fortuna il Pacifico, popolato da batteri non razzisti, si premunirà di smentirla: verrà colta dalla malaria e dalle dolorosissime ulcere delle Salomone. Ma questo succederà l’anno dopo. Intanto, dopo 27 giorni di navigazione, lo Snark approda all’isola di Oahu, sulla spiaggia di Waikiki. Le Hawaii del 1907 sono belle come un sogno. London scopre il surf, lo sport dei nativi. Talmente nobile gli pare l’idea di sfidare l’onda e di cavalcarla con una tavola che decide di non ripartire se prima non avrà imparato. Farà del surf una descrizione talmente entusiastica che migliaia di compatrioti lo seguiranno: finché diventerà la quintessenza dello sport americano. Anche questo può la letteratura. All’inizio London quasi si rompe il naso, quasi annega, ma infine doma l’onda. Oahu perde subito fascino, e lo Snark salpa di nuovo, puntando su Tahiti. Per sessanta giorni si aggira in una delle zone più deserte del Pacifico in cerca dei venti senza avvistare né una vela né una barca a vapore. Solo delfini e pesci volanti. Incappano però in un ciclone, e poi nelle calme equatoriali, e perdono metà dell’acqua dolce. Il 6 dicembre approdano a Nuka-Hiva, alle Isole Marchesi. un libro ad aver condotto lì London: da ragazzo ha letto Typee di Herman Melville, nel quale lo scrittore raccontava la sua prigionia presso i polinesiani. Aveva giurato a se stesso che un giorno avrebbe visto l’isola coi suoi occhi. Ed eccolo, a trentun anni, che s’inoltra nella foresta, socializza con gli indigeni, un tempo bellissimi cannibali, ora consunti dalle malattie dei bianchi. Prima di Natale, riparte per Tahiti. Intanto, forse anche a causa di Melville, al desiderio di compiere il giro del mondo si va sovrapponendo un altro desiderio, più impellente: scrivere il romanzo della sua vita, Martin Eden. Uscirà nel 1909. Lo Snark non terminò mai il viaggio. Nel 1908, dopo aver toccato le Tuamotu, Samoa e le Salomone, divenne un ospedale galleggiante. Tutti erano afflitti da malattie terribili. Anche London si ammalò (credeva di avere la lebbra) e trascorse cinque mesi in un ospedale australiano. Non poteva riprendere il viaggio, e si arrese. Non fece il giro del mondo. Si limitò a scrivere il racconto dell’avventura brutalmente interrotta: l’avvincente e ironico La crociera dello Snark (riproposto in italiano da Mattioli 1885). London andò a vivere nel suo ranch in California. Era ormai diventato lo scrittore più famoso del mondo. I diseredati lo consideravano il loro portavoce, le donne il loro idolo romantico, i lettori gli erano grati perché donava loro la speranza di un riscatto. Martin Eden - la storia della sua infanzia e della sua lotta per diventare scrittore - divenne il libro preferito dei giovani. Però, alla fine del romanzo, il protagonista salpa per un viaggio nei Mari del Sud. depresso, in crisi, corroso dalla rivelazione della propria inesistenza. Il bullo e il marinaio sono stati reali, hanno vissuto davvero, «ma Martin Eden il famoso scrittore non esisteva». una maschera vuota. L’uomo che la indossa è migliore di quanto gli altri credano. Ma ormai non può trovare posto da nessuna parte: né tra i diseredati cui non appartiene più, né tra i turisti che vagano sul Pacifico per diporto. Prima di arrivare a Tahiti il "famoso scrittore" si butta dall’oblò, annegando nell’oceano. Jack London morì il 22 novembre 1916. Aveva appena quarant’anni. Il referto medico parlò di una colica renale. Ma tutti capirono che si era ucciso. Melania Mazzucco