Massimo Gaggi, Corriere della Sera 2/1/2008, 2 gennaio 2008
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK – Sarà difficile spiegarlo ai parenti di Lesley Prosper, un padre di famiglia 37enne ucciso domenica scorsa con un colpo di pistola sparato in faccia mentre con la moglie e i due figlioletti rientrava a casa nella Central Avenue di Bushwick, una delle zone più tormentate di Brooklyn. Eppure New York è ormai diventata una città molto sicura. Non il paradiso descritto da Rudy Giuliani che sta usando la sua strategia della «tolleranza zero» contro il crimine negli anni in cui fu sindaco della città come arma elettorale per arrivare alla Casa Bianca.
Ma di certo è quella, tra le metropoli americane, che protegge meglio l’incolumità dei suoi cittadini: meno di 500 omicidi nel 2007, il dato più basso da quando, 44 anni fa, la polizia ha cominciato a tenere una contabilità attendibile dei crimini. Dopo l’assassinio di Lesley Prosper, alla vigilia di San Silvestro, l’elenco dei morti ammazzati del 2007 si è fermato a quota 494: molto meno dei 596 omicidi del 2006 e infinitamente meno dei 2.245 del 1990, l’anno record della criminalità in una città devastata dalle guerre tra bande di trafficanti di droga e dall’epidemia del «crack». Erano gli anni in cui un distretto di polizia del Bronx si guadagnava il soprannome di Fort Apache. Al cinema spopolavano le storie di eroici poliziotti che tentavano di resistere all’assedio del «far west» criminale. I bianchi evitavano anche solo di attraversare il quartiere, i giornalisti ci andavano scortati dagli agenti. Oggi il Bronx è meta di gite coi bambini: ci si va a mangiare i dolci delle vecchie pasticcerie italiane di Arthur Avenue.
Il cambiamento è impressionate: New York continua a migliorare a dispetto della sua popolazione sterminata (8,2 milioni di abitanti) ed estremamente eterogenea, mentre vanno male città più piccole come Filadelfia, Atlanta e Miami. Fa, invece, grossi progressi Chicago ed è in ripresa perfino Los Angeles, un’altra città difficile che, per cercare di sconfiggere il crimine, ha assunto come capo della polizia, William Bratton, il «commissioner» che guidò il risanamento di New York sotto Giuliani. Ma nessuno ha ridotto i crimini come New York dove l’incidenza degli omicidi rispetto alla popolazione è ormai sceso a livelli analoghi a quelli di cittadine tranquille come Boise, capitale dell’Idaho, uno Stato remoto e spopolato, famoso per le sue montagne e le sue patate.
I crimini diminuiscono ovunque: nella parte ricca di Manhattan (appena 15 omicidi in un anno) come ad Harlem. Anche a Brooklyn, dove si uccide di più – oltre 200 vittime in un anno – il calo è fortissimo. Il Bronx (126 morti nel 2007) ha da tempo perso il suo triste primato. Vittime e aggressori sono soprattutto neri (rispettivamente il 66 e il 61 per cento), mentre solo il 7 per cento degli omicidi riguarda la comunità bianca. Gli ispanici sono vittime in un quarto dei casi e aggressori nel 31 per cento degli assassinii.
Oltretutto a New York solo in un caso su cinque assassino e vittima non si conoscevano. Gran parte degli omicidi avvengono in scontri tra bande rivali, tra vicini di casa o tra conoscenti e all’interno delle famiglie.
«Sarà difficile scendere sotto il livello attuale » commenta Peter Manning, docente di giustizia criminale alla Northeastern University di Boston. «Cosa può fare la polizia quando i delitti avvengono tra le pareti domestiche? Mettere un poliziotto in ogni casa?». Beh, in un certo senso è proprio quello che il New York Police Department sta già facendo. Il calo dei crimini (oltre agli omicidi, diminuiscono anche stupri, rapine e furti di auto) è frutto di varie azioni: dalla lotta senza quartiere a tutti i reati, compresi quelli minori (a Manhattan passa i guai anche chi fa pipì in un luogo pubblico), all’uso delle tecnologie di sorveglianza, al divieto di possedere armi senza autorizzazione. Ma il cuore della strategia messa in atto da Bratton e, ora, da Ray Kelly, il «police commissioner » del sindaco Bloomberg, è l’approccio «proattivo»: non ci si rassegna al crimine, ma si cerca di giocare d’anticipo. Ad esempio, vengono periodicamente visitate le case nelle quali sono state commesse in passato violenze domestiche e i 36 mila poliziotti della città – un vero esercito – vengono usati in massa per saturare le zone della città che i sistemi di «computer mapping» segnalano come le più problematiche.
Per le prossime serie di «Law and Order» gli sceneggiatori forse dovranno scegliere una città più «credibile» per ambientare le scene criminali.
Massimo Gaggi