Mariolina Iossa, Corriere della Sera 2/1/2008, 2 gennaio 2008
ROMA – «
questo il tempo delle cattedrali», di Notre Dame de Paris firmato Riccardo Cocciante. Ma anche della disperazione di Tosca con le musiche di Lucio Dalla. E c’è Peter Pan che vola sul palco e canta e balla le canzoni di Edoardo Bennato e un balzo negli anni Settanta con Tony Manero che fa venire la Febbre del sabato sera anche a chi allora non era ancora nato.
Che agli italiani piaccia andare a teatro non è una novità. La prosa continua a mantenere le sue posizioni ma non fa grossi passi in avanti. Adesso è tempo di musical, e di opere musicali nuove, con un linguaggio che fa presa sulla gente e la convince a fare la fila ai botteghini. Rischiando spesso di non trovare più un buco. Un balzo così non s’era mai visto prima, dopo il tramonto della vecchia operetta. La Siae certifica: il primo semestre del 2007 (rispetto allo stesso periodo del 2006) ha visto una crescita del musical con 1.052.473 ingressi (più 38 per cento), più 60 per cento circa di incassi, e più 25 per cento per il numero di eventi, ovvero di nuove proposte. Negli ultimi mesi, poi, le percentuali sono anche aumentate, dicono i dati dell’Agis- Borsa del Teatro, vista anche l’ottima accoglienza di Romeo e Giulietta, nuova opera di Cocciante che ha fatto, nelle sole dieci date all’Arena di Verona 100 mila spettatori e di successi (anche se qui parliamo di musical per famiglie) come High School Musical (tra Roma e Milano 98 mila spettatori) e Scooby Doo, (in due mesi oltre 15 mila ingressi).
A parte i buoni risultati delle produzioni estere, è proprio il musical italiano a farla da padrone. La classifica dei più visti da luglio a Natale secondo l’Agis vede al primo posto Peter Pan con Manuel Frattini (58 mila spettatori), che è stato anche lo spettacolo più visto in assoluto, e al secondo la Febbre del sabato sera (32 mila). Per il presidente della Siae Giorgio Assumma «siamo ad una svolta storica. Il boom del musical è imprevisto e impressionante. I dati del primo semestre potevano far credere che si trattasse di un fenomeno limitato nel tempo ed invece non è così, i dati che la Siae sta raccogliendo per questo secondo semestre portano addirittura ad un ulteriore incremento».
Perché tanta voglia di musical? «La gente vuole storie – spiega Assumma ”, non solo canzoni. I musical hanno tutto, guardi per esempio lo spettacolo di Costanzo e Vaime che sta andando benissimo. Prima c’era l’opera lirica, non solo melodia ma storia, adesso c’è un ritorno del genere però in chiave moderna che attira molti giovani e le famiglie, perché le musiche si avvicinano di più ai gusti di oggi». Dunque il musical è una nuova strada per il teatro, e non secondaria. Per Assumma questa tendenza «dovrebbe indurre gli autori a dedicarsi a questo genere. La musica popolare è in crisi, c’è un allontanamento dalle canzoni, oggi quegli stessi autori possono trovare nuovi sbocchi alla loro creatività».
Naturalmente c’è musical e musical. C’è la commedia mu-sicale,, gli show per bambini. E ci sono le «opere musicali», come Notre Dame de Paris, di Cocciante, che è stato tradotto in cinque lingue e visto da oltre 15 milioni di persone nel mondo. Ma anche se in forme diverse la strada è quella. «Quando ho avuto la possibilità di scrivere Notre Dame – racconta Riccardo Cocciante – mi sono chiesto come avvicinarmi alle nuove generazioni. Mi sono detto che dovevo evitare la commedia musicale stile anglosassone, che non appartiene alla nostra tradizione, e mi sono ispirato al nostro passato, alla lirica, ma usando un linguaggio musicale moderno, strumenti elettronici. Questo ha avvicinato una grande folla di giovani». Cocciante sa bene che Notre Dame è stato un evento quasi irripetibile. «Ma bisogna andare avanti. Mi sono voluto impegnare in Giulietta e Romeo pur sapendo che sarebbe stata una grande sfida e che difficilmente avrei bissato il successo di Notre dame. Ma non temo le sfide. E l’opera sta andando molto bene. Il difetto di tutta la nostra musica è che puntiamo al successo. Si pensa prima alla bella canzone e poi all’arte. Guai se si comincia prima dell’arte».
Anche per Lucio Dalla Tosca è stata una sfida. «Una grande esperienza per me – dice ”. Fare successo con una musica colta. Ma è sempre comunque musica popo-lare, e lo sarà ancora di più se non la meniamo troppo con tutto quel glamour, le "prime", eccetera. Il mio lavoro va in questo senso. Nel Paese del melodramma la gente deve potersi avvicinare senza steccati alla musica colta che dev’essere anche popolare. Sa che le dico? Sembrerebbe che il pubblico non aspetti altro».
Mariolina Iossa