Leonetta Bentivoglio, la Repubblica 2/1/2008, 2 gennaio 2008
Il 16 gennaio 2008 la casa editrice musicale Ricordi compie duecento anni. Anniversario musicale di rilievo, riguarda una dinastia le cui vicende, per tutto l´Ottocento e una fetta di Novecento, sono legate alle icone più gloriose del nostro melodramma: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini
Il 16 gennaio 2008 la casa editrice musicale Ricordi compie duecento anni. Anniversario musicale di rilievo, riguarda una dinastia le cui vicende, per tutto l´Ottocento e una fetta di Novecento, sono legate alle icone più gloriose del nostro melodramma: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini... Come dire il riflesso dell´opera italiana e il sentimento di una società lungo un periodo storico scandito da decenni decisivi: l´aspirazione risorgimentale, l´unificazione del paese, la frenetica scoperta del progresso, le prime avanguardie artistiche e molto altro. Occasione di sfide straordinarie nel confronto di ugole fuori dal comune (qualcosa di olimpionico imprimeva brividi alle platee eccitate, come di fronte a una corrida), l´opera era un grandioso romanzo popolare di emozioni irrinunciabili per tutti, poveri e ricchi, intellettuali e anime candide, artisti eccentrici e piccoli borghesi. Il suo mito fu parallelo al radicarsi e all´espandersi della Ricordi, famiglia di imprenditori capaci di stabilire un monopolio senza paragoni né precedenti nel mercato del sud d´Europa. Casa Ricordi seppe farsi promotore, mecenate, inventore del diritto d´autore. Comprese il talento, lo coltivò, diffuse la cultura italiana con tournée operistiche, contribuì ai libretti, diede stimoli agli artisti. Il tutto in uno spettacolare intreccio di liti e rappacificazioni, molto favoleggiato da cinema e televisione, come testimoniano il film Casa Ricordi, spassoso e pieno di errori storici (1954, regia di Carmine Gallone, con Mastroianni che fa Donizetti, Gabriele Ferzetti nel ruolo di Puccini e Paolo Stoppa come Giovanni Ricordi) e lo sceneggiato tivù di Bolognini del ´94, lussuoso fumettone concentrato su corna, gelosie, eroine romantiche e dame di piccola virtù che si accompagnarono ai soliti Rossini, Donizetti, Bellini, Puccini e Verdi. Talmente vasto è stato l´accumularsi di tesori che l´archivio Ricordi include oggi quattromila partiture, folti epistolari, diecimila bozzetti e figurini, undicimila libretti, varie centinaia di foto e manifesti. Vi si conservano in originale 23 opere verdiane e tutte quelle di Puccini (con l´unica eccezione de La Rondine), e la raccolta, custodita nella Biblioteca Braidense di Milano, è stata finora accessibile solo agli specialisti. La notizia è che entro un paio di mesi l´intero patrimonio sarà disponibile via Internet (ma è già in rete tutto il materiale riguardante Puccini e parte di quello relativo a Verdi). E la digitalizzazione dell´archivio è solo una delle iniziative che celebreranno, dall´11 gennaio, una sigla che ha segnato profondamente la vita culturale italiana. L´avventura parte da Giovanni Ricordi, violinista e direttore d´orchestra, che nel 1806 apre una copisteria per rifornire i teatri con materiali manoscritti. Brillante uomo d´affari (nel ritratto conservato al Museo della Scala ha un´aria buffa e astuta, con basettoni, gran naso e occhialetti alzati sulla fronte), inaugura una clausola che lo rende proprietario dei materiali copiati, e nel 1807 va a Lipsia per studiare, dall´editore Breitkopf & Hartel, il metodo calcografico tedesco. Il 16 gennaio 1808 fonda a Milano una tipografia che nel giro di pochi anni diventa la più importante casa editrice musicale in Italia, e nel 1814 riceve l´incarico di copista alla Scala, con diritto di commerciare le opere nuove. Presto la ditta entra in possesso di quasi ottocento partiture. Nel ´25 entra in azienda il figlio Tito, litografo e pianista, e nello stesso anno sono acquisiti i fondi d´archivio della Scala, con partiture autografe di Rossini, Bellini, Donizetti e Mercadante, materiali che incoronano Ricordi re del mercato della lirica. Giovanni stila contratti che danno ai musicisti quote dei ricavi. Diverso è l´atteggiamento di editori come Francesco Lucca, che insiste nel reputare di diritto pubblico le opere, e col quale Ricordi ha più di un bisticcio giudiziario. Un primo riconoscimento pubblico del diritto d´autore avviene nel 1840, quando Giovanni ottiene dal governo austriaco una convenzione col re di Sardegna che tutela il suo lavoro e quello degli artisti: è la base di tutti gli sviluppi futuri di questo tema giuridico. L´anno precedente (1839) un giovane Verdi ha debuttato con Oberto, Conte di San Bonifacio, e il preveggente Ricordi se n´è garantito la proprietà per 1.600 lire. Da parte sua Tito fonda La Gazzetta Musicale di Milano, rivista influentissima, pubblicata dal 1842 al 1902, che conta su firme come Berlioz e Wagner. Ed è ancora Tito, amico di Schumann e Meyerbeer e di cantanti come la Malibran e la Pasta, a organizzare concerti con Liszt, Thalberg e De Bériot. Giovanni muore il 15 marzo 1853, nove giorni dopo il fiasco della Traviata a Venezia e un mese dopo il trionfale debutto di Rigoletto a Milano. Tito, che assume le redini della ditta, ormai forte di oltre sedicimila titoli in catalogo, punta sull´ampliamento delle dotazioni tecnologiche e produce manifesti e bozzetti per le scene. S´avviano sedi Ricordi a Napoli, Firenze, Roma, Londra, Palermo e Parigi. Alla morte di Tito, nel 1888, le consegne passano al figlio Giulio, personaggio dannunziano: bersagliere premiato da medaglie al valore, scrittore, pittore, compositore (con lo pseudonimo di Jules Burgmein, legato alla Scapigliatura lombarda. Crede con fede vibrante al nazionalismo (politico e musicale) e adora il vecchio Verdi. Ma appoggia anche il verismo e Puccini, ed è amico dei librettisti Boito, Faccio, Illica e Giacosa. Ultimo esponente della tipologia ottecentesca dell´editore-mecenate, dà nuovi impulsi alla ditta nonostante la concorrenza di Sonzogno, che si è assicurato le opere di Leoncavallo e Mascagni. Ha anche un ruolo attivo nella realizzazione di Otello e Falstaff, le due ultime, preziose creature di Verdi, e collabora al libretto di Bohème. Nel 1908, quando festeggia il primo centenario, Casa Ricordi ha raggiunto il numero 112.446 nelle edizioni, e nel ´12 Giulio muore. Gli succede il figlio Tito II, uomo intelligente e bizzoso e primo regista di lirica in senso moderno. E´ anche manager e organizzatore di talento, efficiente nel predisporre i viaggi americani di Puccini (con cui però ha rapporti tempestosi) e nel far rappresentare in America per sei mesi consecutivi, tra il 1905 e il 1906, l´opera Madama Butterfly. Nel 1919, in contrasto con gli azionisti, Tito II lascia la ditta, ponendo fine alla gestione di famiglia trasmessa lungo quattro generazioni. Nel ´43 un bombardamento distrugge le due sedi milanesi della società, e dal secondo dopoguerra tutto cambia. La gerenza si diversifica, s´amplia il settore discografico, iniziano le edizioni critiche, s´intensifica l´investimento sulla musica strumentale e sinfonica e su quella contemporanea. Nel ´94 il gruppo multimediale tedesco Bertelsmann acquista Ricordi. Per l´Archivio nasce una società a parte, la Universal assorbe il catalogo delle edizioni musicali, il marchio RicordiMediaStore va a Feltrinelli, la SonyBmg prende i dischi. L´epopea della famiglia Ricordi e la leggenda stellare della lirica appaiono ormai storie lontane, di fulgore incomprensibile oggi, tra i supplizi del fondamentalismo sindacale che affossano i teatri lirici e la maggioranza del pubblico sedotta dai reality televisivi molto più che dalle magie operistiche.