Mario Baudino, La Stampa 2/1/2008, 2 gennaio 2008
James Bond Operazione Tuono», il film di maggior successo nella serie di 007, quello che trasformò l’agente segreto con licenza di uccidere in mitologia mondiale, non è tutto farina del sacco di Ian Fleming
James Bond Operazione Tuono», il film di maggior successo nella serie di 007, quello che trasformò l’agente segreto con licenza di uccidere in mitologia mondiale, non è tutto farina del sacco di Ian Fleming. Lo è anzi ben poco, come del resto il libro cui si ispira, pubblicato con lo stesso titolo dallo scrittore inglese nel 1961. Fleming si appropriò, in un momento di scarsa ispirazione, dell’oscuro lavoro fatto due anni prima da uno sceneggiatore, quando un produttore irlandese aveva tentato di portare Bond sullo schermo, non ancora con il volto di Sean Connery ma con quello di Richard Burton. Il regista avrebbe dovuto essere Alfred Hitchcock. Sarebbe stata una storia tutta diversa, inimmaginabile; chissà, se le cose fossero andate così, com’erano cominciate, oggi forse non ci sarebbe neppure la «Devolution» scozzese, di cui Connery è stato negli anni un appassionato testimonial, dall’alto della sua immensa popolarità. Ma la storia non si fa con i se, è noto. Si fa con i documenti. E proprio mentre si preparavano le grandi celebrazioni del 2008, centenario della nascita dello scrittore, è venuta fuori una cassa di carte da uno scantinato londinese. Il 2008 ci porterà una nuova avventura di James Bond dovuta alla penna di Sebastian Faulks, autore scelto dalla famiglia Fleming per resuscitare la spia più elegante del mondo. Sarà un successo. Ma resterà il controcanto clamoroso del materiale uscito da quella cassa, scoperta da un ricercatore, Robert Sellers, che ne ha tratto un libro uscito in Gran Bretagna, «The Battle for Bond». Dentro c’è la storia segreta dello scandalo che portò a due processi e a un’improvvisa ritirata dello scrittore, apparentemente senza motivo. E’ una vicenda lunga e penosa. Comincia nel ”59, quando Kevin McClory propose a Fleming il film: in quel momento erano già usciti sette romanzi, ma il produttore voleva, chissà perché, una sceneggiatura originale. Lo scrittore ci provò (due volte) e alla fine si arrese. Non era il suo mestiere, non ci riusciva, e il lavoro venne affidato a un certo Jack Whittingham, che lo eseguì a puntino. Il progetto non andò tuttavia a buon fine, perché McClory non trovò i soldi. Fleming si ritirò in Giamaica per dedicarsi a un nuovo romanzo. Ne scriveva uno all’anno, ma questa volta l’ispirazione tardava. Non riuscendo a combinar nulla, si rivolse alla sceneggiatura. Nacque così «Operazione Tuono»: e quando uscì in volume, nel ”61, il produttore irlandese fece causa. Prima cercò di fermare la distribuzione del libro (e perse), poi intentò un processo per plagio. Ora emerge che Fleming sapeva fin dall’inizio a che cosa andava incontro. Era stato messo in guardia da amici avvocati, ma non se ne curò, e quando scoppiò lo scandalo ne fu sorpreso e amareggiato. Fu vittima persino di attacco di cuore, uno dei tanti, troppi. Stava malissimo; continuava a fumare e bere troppo, sempre più oppresso, rivela Robert Seller, dalle grane giudiziarie. L’idea di «Operazione Tuono» era evidentemente sua, ma non c’era dubbio che l’aveva realizzata un altro. Come uscirne? Duecento pagine, sostiene Sellers, arrivavano direttamente dalla sceneggiatura. Il processo durò 9 giorni: poi lo scrittore mollò tutto, senza una spiegazione. McClory ebbe 50 mila sterline, e gli venne riconosciuto il diritto di realizzare il film. Non ci sarebbe riuscito da solo, ma se ne sarebbe avvalso in seguito con Saltzman & Broccoli, gli storici produttori di Bond, facendo un sacco di soldi: perché quella pellicola è stata veramente la più fortunata di tutta la serie. Si è scoperto ora che Fleming aveva gettato la spugna perché pressato dagli amici, preoccupatissimi per la sua salute. Ma Anna, la moglie, si infuriò a tal punto che aggiunse su un copia di «Una cascata di diamanti» già dedicata a Ivar Bryce (l’amico del cuore, quello che gli aveva suggerito il nome di James Bond per il suo protagonista), una frase grondante odio: «L’uomo che ha tradito Ian nel caso-Operazione tuono». Da un certo punto di vista, lo scrittore uscì dall’aula senza aperte ammissioni di colpevolezza. Anzi, se la cavò con una buona battuta. «Bond avrebbe certo ravvivato l’atmosfera - disse lasciando il tribunale - per esempio sparando al giudice». Era il dicembre del ”63. Nove mesi dopo arrivò l’ennesimo attacco di cuore, quello fatale. Nessuno potrà mai togliere Bond a Fleming. Ma a distanza di quasi mezzo secolo, un baule di carte dimenticate rivela che, in quell’occasione, capì di aver copiato. E ci restò davvero male.