Fabio Poletti, La Stampa 2/1/2008, 2 gennaio 2008
Inge Feltrinelli abita in centro che più centro non si può, cinquanta metri da piazza della Scala, a un passo dalla storica libreria di via Manzoni
Inge Feltrinelli abita in centro che più centro non si può, cinquanta metri da piazza della Scala, a un passo dalla storica libreria di via Manzoni. Da trent’anni gira per Milano in bicicletta, slalomando sul pavé tra scooter e automobili e respirando tutto lo smog di questo mondo che forse nemmeno l’Ecopass in vigore da oggi riuscirà a cancellare. «Anche con il ticket d’ingresso in centro, Milano non potrà mai essere come Londra, Berlino, Amsterdam, le grandi metropoli europee. Da noi manca la cultura del traffico». Signora Feltrinelli, fa la scettica sull’Ecopass, l’ultima rivoluzione di Milano? «A leggere i giornali e a sentire quello che viene detto in televisione, non si capisce nemmeno se serva o non serva a pulire l’aria. E poi è talmente complicato il funzionamento di questo Ecopass. Però una cosa l’ho capita. I ricchi saranno gli unici a non essere toccati da questa novità». I ricchi? «I ricchi vanno in giro con l’autista e hanno tutti le auto nuove, quelle con i filtri antinquinamento e per questo non pagheranno nemmeno un centesimo di euro». Tutti gli altri sì, però... «Io abito nel centro del centro. In centro oramai ci sono solo banche e uffici. Sono pochissimi gli automobilisti che arrivano da fuori, preferiscono fermarsi quasi tutti prima del centro dove si sa che è più facile parcheggiare». I maligni sospettano che questo Ecopass sia in realtà una nuova tassa inventata ad hoc per rimpinguare le casse del Comune di Milano. C’è chi lo ha già definito «un odioso balzello»... «Il sospetto è sempre quello, è venuto anche a me. Il fatto è che nessuno ci ha capito niente. Leggo che ci sono migliaia di persone che telefonano ogni giorno in Comune e ai vigili per sapere come funziona e per cercare di capire bene a cosa serva. La parola Ecopass è molto bella, ha un suo fascino. Ma servirà a qualcosa?». Il sindaco Letizia Moratti che lo ha fortissimamente voluto ha preso come modello Londra e il sindaco Ken Livingstone, un paladino dell’ecologia. Nella capitale britannica il ticket per il centro c’è da anni e sembra che lì funzioni davvero... «Un conto è Londra, un altro è Milano. C’è una grandissima differenza». Quale? «Ogni volta che mi capita di andare a Londra mi basta respirare per sentire qual è la differenza. Ma non credo dipenda solo dall’Ecopass: a Londra c’è un grande fiume come il Tamigi, ci sono parchi che a Milano possiamo solo sognare, sembra quasi che ci sia anche più aria nell’aria... Ma la capitale britannica non è un esempio isolato. Non dipende solo dal ticket d’ingresso in centro. E’ un problema di cultura, una cultura dell’aria e del traffico che Milano non ha mai avuto. Lo dico io che da sempre mi ostino ad andare in giro in bicicletta». Lei dice che Londra non è un caso isolato. A Berlino o ad Amsterdam per esempio come si vive? «Berlino è una città verde, verdissima. Berlino gira in bicicletta. Amsterdam è piatta come Milano, non ci sono colline, non ci sono salite ma chilometri e chilometri di piste ciclabili. A Milano ce ne sono pochissime. Dal centro di Amsterdam posso pedalare in tutta sicurezza fino all’aeroporto. A Milano andare in bicicletta fino a Linate è da kamikaze. Da noi manca completamente una cultura ecologica, una cultura della bicicletta, dei trasporti pubblici, del verde e dell’aria pulita». L’Ecopass non potrebbe essere un primo tentativo per andare nella direzione giusta? «Se anche lo fosse è stato spiegato malissimo. Ci hanno detto dove si paga il biglietto per entrare in centro, quanto ci costa, quali auto devono pagare e quali sono esentate, quante telecamere hanno messo nelle strade d’accesso e quanti vigili urbani saranno in servizio i primissimi giorni. E anche queste cose sono state spiegate in un modo molto complicato, almeno a giudicare dalla reazione della gente che come me non sembra aver capito bene. Però non ci hanno detto se serva davvero a pulire il cielo e a rendere più respirabile l’aria in città. E allora Ecopass è solo una parola molto bella». Stampa Articolo