Giornali Vari, 26 novembre 2007
Anno IV - Centonovantaseiesima settimanaDal 19 al 26 novembre 2007Centro-destra La Casa delle Libertà non esiste più
Anno IV - Centonovantaseiesima settimana
Dal 19 al 26 novembre 2007
Centro-destra La Casa delle Libertà non esiste più. Dopo il colpo di testa, o di genio, di Berlusconi, che ha fatto nascere un nuovo partito domenica pomeriggio 18 novembre, in San Babila a Milano, salendo sul predellino della macchina e dando a gran voce l’annuncio a una folla festante, i suoi due alleati Fini e Casini si sono ritirati con furore, proclamando rottura su tutta la linea, «non ci si invita a entrare in un partito con un fax», «basta col populismo», ecc. Berlusconi ha risposto a muso duro, riferendosi soprattutto a Fini, con cui lo scontro è più violento: «Dalle fogne ti ho pescato e nelle fogne ti faccio tornare», frase poi smentita ma che tutti assicurano autentica e, una volta tanto, a parte la mala grazia, storicamente plausibile: se Fini gira oggi col doppio petto politico, se non ci si scandalizza a immaginarlo a Palazzo Chigi, è perché Berlusconi, quando Fini era ancora fascista e voleva fare il sindaco di Roma, annunciò pubblicamente che, se fosse stato romano, avrebbe votato per lui. Tutto questo adesso non ha naturalmente nessuna importanza: mentre scriviamo, il capo di An sta incontrando Veltroni e si sa già che è disponibile a votare qualche riforma istituzionale, esattamente come Veltroni vuole. Alla vigilia di questo incontro Fini ha anche annunciato che ci vuole la riforma del sistema radio-televisivo, cioè l’approvazione della cosiddetta legge Gentiloni che il governo - dopo averla approvata in Consiglio dei Ministri - tiene prudentemente in un cassetto e non osa mandare alle Camere. Se c’è un modo per fare a botte con Berlusconi è certamente quello di dichiararsi favorevoli a una normativa che abbasserebbe il mercato pubblicitario di Publitalia dal 65 al 45 per cento. Qualcuno ipotizza addirittura che Casini e Fini possano diventare due stampelle di Prodi, evento che appare tuttavia altamente improbabile. Berlusconi ha a sua volta fatto capire che si darà da fare per svuotare di deputati, senatori, candidati ed elettori sia Alleanza Nazionale che l’Udc. Casini ha risposto: «Quando avrà il 101 per cento ci avverta».
Berlusconi Anche Berlusconi ha appuntamento con Veltroni, per venerdì 30 novembre. Dice di esser disponibile a un accordo sulla legge elettorale (proporzionale con sbarramento), ma solo se gli si garantisce che, subito dopo, il Parlamento verrà sciolto e si andrà a votare. Veltroni ha risposto che il governo non si tocca, che lui vuole fare le riforme istituzionali più urgenti e che c’è tutto il tempo per discutere e portare a casa il monocameralismo, il premier con più poteri, i nuovi regolamenti della Camera, eccetera: la legislatura - dice - dura fino al 2011. Due piccoli ostacoli: si sta alzando dentro il Partito democratico il mugugno contro la gestione troppo personalistica del medesimo Veltroni; e, mentre leggete questo articolo, il governo potrebbe già essere caduto, dato che martedì 27 novembre Prodi è intenzionato a mettere la fiducia sulla legge cosiddetta «del Welfare» e, nel momento in cui scriviamo, sembra probabile che o i centristi di Dini o i sinistri dell’estrema siano pronti a impallinarla.
Russia Altro voto di grande importanza quello di domenica prossima, in Russia. Si rinnova la Duma, cioè il Parlamento. Il risultato è scontato: vincerà, con una percentuale minima del 70 per cento, ma che potrebbe anche essere del 90 o del 99, il partito Russia Unita, quello di Putin. La novità sensazionale è che il capolista di questo partito è lo stesso Putin, il quale, conservando il ruolo di presidente della Repubblica, si accinge ad entrare in Parlamento come un deputato qualunque. A che cosa si deve questa stravaganza di un presidente candidato, stravaganza di cui, nella storia mondiale, non si è mai sentito parlare? Al fatto che la prossima primavera scade il mandato presidenziale e, in base alla Costituzione, Putin non può essere rieletto per la terza volta. Poiché gli pareva che il cambio della Costituzione avrebbe dato la sensazione di un colpo di stato, sarebbe risultato cioè poco elegante, Putin, all’ultimo congresso di Russia Unita (1° ottobre), ha lasciato che i suoi lo scongiurassero di restare, poi ha accettato l’idea, buttata lì, di Mikhail Terentyev, campione delle Paraolimpiadi, di diventare «almeno primo ministro» e, quindi, dando seguito a questa idea, ha pensato bene di candidarsi, non trovando nelle norme in vigore in quel paese nessun divieto per il Capo dello Stato di presentarsi alle elezioni (sono quasi certo che questo divieto non c’è formalmente neanche da noi). Succederà quindi questo: si candiderà e verrà eletto presidente il prossimo marzo un preteso fantoccio (’preteso”, perché poi non si sa mai: anche Putin venne scelto a suo tempo da Eltsin perché Eltisn si illudeva che fosse un fantoccio); probabilmente si tratterà di Viktor Zubkov, l’attuale, sconosciuto primo ministro, messo infatti a quel posto da poche settimane; il fantoccio chiederà a Putin - a questo punto con le carte in regola, perché deputato - di fare il premier; in quanto premier, Putin eserciterà lo stesso potere di adesso; dopo qualche mese, in ogni caso, il fantoccio si sentirà male e darà le dimissioni; ci sarà una nuova elezione presidenziale, Putin si presenterà e sarà eletto col solito 90 per cento. La Costituzione infatti, che vieta espressamente i tre mandati consecutivi, non dice nulla sui tre mandati non consecutivi. Per far capire ancora meglio che in questo momento non c’è da scherzare, Putin ha fatto arrestare parecchi oppositori e, tra questi, l’ex campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov.
Afghanistan Sabato 24 novembre uno shahid (martire) s’è fatto saltare in aria a Paghman, quindici chilometri da Kabul, ammazzando nove civili - tra cui sei bambini - e un maresciallo dell’esercito italiano, Daniele Paladini, 35 anni, sposato, una figlia piccola. Si stava inaugurando un ponte e Paladini, con altri militari dell’esercito italiano, era incaricato di proteggere la piccola folla che stava partecipando alla festa. Tra questi anche gli alunni di una scuola elementare, lasciati uscire di classe per l’occasione. Gli italiani hanno individuato l’attentatore mentre saliva dal greto del fiume verso di loro, e sono corsi a bloccarlo. Quello s’è fatto saltare in aria lo stesso, provocando una strage più contenuta di quella che aveva in animo di fare. Altri tre soldati italiani sono rimasti feriti, seriamente ma non gravemente. Paladini avrebbe concluso la sua missione in gennaio. In Italia, alla stragrande maggioranza dei politici che hanno definito il maresciallo dell’Esercito un eroe, ha fatto da controcanto la solita litania di Diliberto, capo del Pdci, cioè di una forza di governo, che reclama il ritiro immediato del nostro contingente.
Francia In Francia si sciopera alla grande contro Sarkozy che vuole applicare il suo programma elettorale. Chi lavora nel settore trasporti (mezzo milione di persone) vuole continuare ad andare in pensione dopo 37 anni e mezzo di contributi e non dopo 40, come avviene per gli altri 25 milioni di dipendenti. Gruppi di studenti di formazione marxista occupano le facoltà perché non vogliono che le Università siano rese autonome dallo Stato, cosa che per Sarkozy renderebbe tra l’altro possibili i contributi finanziari dei privati e che, secondo gli studenti, «consegnerebbe invece gli atenei al capitalismo». L’agitazione è tale che la Sorbona a un certo punto è stata chiusa. Altri scioperi perché il Presidente vuole anche tagliare 150 mila statali, col sistema, apparentemente indolore, di non rimpiazzare da qui al 2012 150 mila lavoratori che andranno in pensione. Fatto del tutto nuovo: la maggioranza dei francesi dà ragione su tutta la linea a Sarkozy.