Cinzia Sasso, la Repubblica 30/12/2007, 30 dicembre 2007
DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA - Per lei, che ha passato in sua compagnia diciassette anni di vita, è un´irresistibile tentazione; per i suoi lettori, dei quali è diventato l´inseparabile compagno fino all´adolescenza, è un´allettante speranza. Dunque: tornerà Harry Potter? Diventerà magari, dopo esserlo stato dell´infanzia, anche l´amico della maturità? Mentre l´Italia si sta preparando al lancio solenne del settimo e ultimo volume della serie, I doni della morte, previsto per il 5 gennaio, dall´Inghilterra (dove il libro è in vendita da luglio senza aver ancora abbandonato i primi posti delle classifiche) arriva una parola che gli ottimisti possono leggere come una promessa. «Smettere di scrivere di Harry - dice J. K. Rowling, l´autrice che è diventata più ricca della Regina - è stato un grande dolore». E ancora: «Penso sempre a lui, non posso farci niente. come essere in una gara di corsa, arrivare velocissimi al traguardo e non potersi fermare. Io so cosa succederà dopo, non posso bloccare l´immaginazione... e mi piace essere io stessa a raccontarlo». Grondando nostalgia e rimpianto, ha dunque disegnato l´albero genealogico futuro delle famiglie Potter e Wensley, essendo i Wensley i genitori della ragazza che diventerà la moglie di Harry e anche del suo miglior amico. Per lui, orfano, da sempre gli unici adulti di riferimento.
Allora ecco il maghetto che sposa Ginny e che con lei avrà tre figli; il rosso Ron (fratello di Ginny) che mette su famiglia con Hermione, la secchiona del collegio di Hoghwarts, e diventa papà di due bambini; ecco Luna Lovegood, l´amica con la testa tra le nuvole, diventare la moglie di Rolf. E non è forse questo, si illudono i fans, il canovaccio perfetto di una nuova storia, addirittura l´esordio ideale per una nuova serie? Ma la Rowling spegne gli entusiasmi: fin da quando, squattrinata ragazza madre costretta a lavorare al tavolino di un pub per risparmiare sul riscaldamento, ha iniziato a scrivere quello che è diventato un mito della letteratura moderna, aveva deciso che la storia di Harry sarebbe durata per sette libri, tanti quanti sono gli anni della scuola di magia. E su questa previsione aveva firmato il contratto con l´editore. Raccontava, allora, e l´ha ripetuto via via che il successo è cresciuto fino a farla diventare la donna più ricca d´Inghilterra, di non voler restare imprigionata dal suo personaggio e di aver deciso fin da subito come tutta la serie sarebbe andata a finire. Anche se poi, aver salvato Harry dalla morte, cambiando i progetti iniziali, potrebbe oggi essere letto come un segnale.
La pungente nostalgia della Rowling, e perfino le sue lacrime, andranno in onda stasera alle 19 su Itv1, nel corso di un documentario che racconta gli ultimi dodici mesi della scrittrice, quelli che hanno accompagnato la stesura e il lancio, almeno in Gran Bretagna, America e Canada, del volume di addio a Harry Potter. Insieme alle riprese della trionfale trasferta americana, fatta insieme al marito a bordo di un jet privato, c´è anche spazio per i ricordi dei tempi più duri, quando J. K., viveva insieme alla sua prima bambina e alla madre malata di sclerosi in un povero appartamento di Edimburgo, respinta dagli editori e angosciata dal futuro. Dopo tanti anni, oggi che a Londra possiede a Kensington una casa da dieci milioni, che ha una tenuta in campagna e un appartamento in Scozia, tornata in quei locali dove non c´era nemmeno spazio per un tavolo, seguita dalle telecamere, si è messa a piangere. Chi ha cambiato la sua vita, resa completa da un nuovo matrimonio e dalla nascita di altri due figli, è stato il maghetto con la saetta sulla fronte, diviso tra il mondo dei maghi e quello dei babbani. Anche lui bambino sfortunato e anche lui adulto felice.