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 2007  dicembre 29 Sabato calendario

FORSE non è mai esistito. Di certo anche se si tratta di un personaggio storico è morto da almeno 2700 anni

FORSE non è mai esistito. Di certo anche se si tratta di un personaggio storico è morto da almeno 2700 anni. Eppure si continua a scrivere di lui, ci si continua ad interrogare sulla sua opera. Insomma, in qualche modo, egli resta un nostro contemporaneo. Parliamo di Omero (ammesso che si sia davvero chiamato così e non Melesigene). Omero, che passa per essere l’autore dei due primi grandi poemi dell’Occidente, l’Iliade e l’Odissea. Omero creatore delle figure immortali di Achille, di Ettore, di Odisseo, di Aiace. Omero cantore della bellezza di Elena e della sventurata Cassandra. Omero di cui un tempo alle scuole medie (quando ancora esistevano le scuole medie e non questa accozzaglia di ore sfuse) si mandavano a memoria i versi: "Cantami o diva del Pelide Achille l’ira funesta...». Omero, "Poeta sovrano", come lo chiamò Dante, che pure non lo conosceva direttamente. La questione omerica, vale a dire se i due poemi siano di uno stesso autore (si crede di no), se essi siano l’unione di vari poemi, cantati da rapsodi erranti per le corti della Grecia (si crede di sì) è nata alla corte dei re Tolomei di Egitto, nella grande Biblioteca di Alessandria, quando i filologi ellenistici iniziarono a interrogarsi sulla lingua, sulle incongruenze, sulle diversità dei due poemi. E, un paio abbondante di secoli prima, ad Atene, sotto il tiranno Pisistrato, era stata pubblicata la prima edizione critica dell’Iliade e dell’Odissea. Un’edizione, ovviamente manoscritta, che sarà alla base di tutte le altre, comprese quelle di cui disponiamo oggi. Già nel VI secolo prima di Cristo, quindi, Omero era considerato il Poeta, il grande iniziatore della letteratura greca. Chi fosse, da dove venisse, in che epoca esattamente fosse vissuto già in epoca antica era oggetto di congetture. Sette città si contendevano i suoi natali: Atene, Argo, Rodi, Salamina, Colofone, Chio e Smirne. Esaminando la sua lingua, un dialetto ionico pieno però di forme eoliche, gli studiosi moderni (e anche quelli antichi) propendono per Smirne per Chio. Una città ionica d’Asia con forti influssi eolici l’una, l’altra un’isola di fronte alle stesse coste. La questione omerica, dicevamo, interessò i filologi e i poeti della Biblioteca d’Alessandria. Poi tornò a coinvolgere i dotti dopo diciannove secoli. Nel XVII secolo il nostro Vico e il francese D’Aubignac iniziarono a interrogarsi sull’Iliade e l’Odissea. Ma furono i filologi tedeschi a creare la vera e propria questione omerica. I nomi di Wolf, di Lachmann, di Hermann (a cavallo tra 700 e 800) erano un tempo noti a tutti i ginnasiali. La tesi più seguita faceva di Omero un poeta errante di corte in corte. Un cantore che aveva raccolto la grande massa di poemi preesistenti, trasmessi per via orale, e li aveva uniti in un tutto organico. Con sempre maggiori dubbi che si trattasse di una sola persona, anche perché il mondo dell’Iliade e la stessa lingua del poema sono diversi da quelli dell’Odissea. In ogni caso gli studiosi non hanno mai smesso di dibattere su Omero e sui suoi poemi (che siano entrambi i suoi non fa poi molta differenza se non per i filologi). Più recentemente si sono trovate delle "Iliadi" molto antiche, ovvero delle tracce di poemi appartenenti a civiltà che precedettero quella greca, che in qualche modo allargano il discorso non solo alla letteratura e al mondo greci ma a tutte le civiltà che si svilupparono tra Asia ed Europa. In testi ittiti è stato trovato il nome di Alaksandus (non molto diverso da quello di Paride, che si chiamava anche Alessandro). In testi in luvico e in palaico, lingue anch’esse dell’area ittita, si sono trovate allusioni che ricordano la guerra di Troia e poemi epici cantati da chissà chi, chissà quando. Negli stessi scavi di Ebla (Siria del Nord), in ambiente semitico, è stato scoperto un poema che forse non è del tutto inesatto definire un’ Iliade semitica. Del resto è ormai un’idea comune che la civiltà Greca deva molto a quelle asiatiche, dai sumeri ai babilonesi, agli assiri agli ittiti, ai lidi... Ora la questione omerica si dovrebbe arricchire di una nuova pagina. La Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), noto e stimato giornale tedesco, ha pubblicato un lungo articolo di Raoul Schrott a proposito di Omero. Raoul Schrott, austriaco, studioso del linguaggio, scrittore, traduttore dell’Iliade, viaggiatore, segretario per un paio d’anni di un filosofo francese, abilitato in lingue comparate all’università di Innsbruck, pubblica i risultati di alcune sue ricerche. Diciamolo subito: in esse, ci appaiono delle cose alquanto bizzarre. Secondo Schrott, intanto, va postdatata l’epoca della stesura dei poemi. Non la seconda metà dell’VIII secolo, ma circa il 660 a. C. Cioè quell’alto VII secolo a. C. che già era stato ipotizzato da alcuni dei greci antichi. Poi, sempre secondo Schrott, vanno riconosciute le fonti di ispirazione se non addirittura le origini semitico-ittite dell’Iliade. Con un richiamo, all’Epopea di Gilgamesh, il mitico re sumero di Uruk. Oltre alla nota osservazione sul nome di Alaksandus-Alessandro per Schrott Omero sarebbe stato uno scrivano greco vissuto in Cilicia al servizio degli Assiri. E la città di cui narra l’assedio decennale non sarebbe affatto la Troia scoperta da Schliemann ma Karatepe, un insediamento ittita sulla costa anatolica di fronte a Cipro. La teoria di Schrott ha destato l’interesse di numerosi storici tedeschi e austriaci, che si sono sprecati in apprezzamenti. A noi restano parecchi dubbi. Anche perché Karatepe, un sito neoittita che conosciamo bene, non ha nessuna delle caratteristiche che Omero attribuisce a Troia. E ci piacerebbe sapere cosa ci facesse uno scrivano (?) greco al seguito degli assiri... A una prima lettura, ci permettiamo di esprimere dei dubbi sulla teoria. Staremo a vedere gli sviluppi, se ce ne saranno. Ma non è questo l’importante. L’importante è che si continui a interrogarsi su Omero, padre del nostro mondo poetico e per questo, dicevamo, in qualche modo nostro contemporaneo. Ettore il patriota, Achille l’invincibile, Ulisse l’astuto, Enea il pio sono ancora oggi personaggi ben vivi nella nostra memoria. Come disse un grande grecista, Albin Lesky, «Omero è una conclusione e un inizio». E forse si continuerà per sempre, a parte nuove scoperte, a dibattere su chi sia stato, su cosa abbia davvero scritto, ammesso che lo abbia scritto e non cantato. Forse è vero ciò che osservò un umorista:. «Omero non è mai esistito. L’Iliade e l’Odissea sono state scritte da un altro poeta che, anche lui, si chiamava Omero».