Hugo Dixon, la Repubblica 29/12/2007, 29 dicembre 2007
Lo sboom delle attività di buyout e la fine della bolla creditizia spingono molti investment banker a temere per il posto di lavoro
Lo sboom delle attività di buyout e la fine della bolla creditizia spingono molti investment banker a temere per il posto di lavoro. Mentre crescono i tagli agli organici di realtà come Citigroup e Merrill Lynch, la perdita di 35.000 posti di lavoro annunciata per i broker di Wall Street ha tutta l´aria di essere l´antipasto. lecito chiedersi come faranno gli intraprendenti banchieri a continuare a esibire maestria in un universo finanziario in rapido mutamento. Alla stregua di operai disoccupati del settore auto, alcuni dovranno apprendere nuove abilità e sviluppare nuove capacità, specie quelli specializzati in settori caratterizzati da forti oscillazioni: sponsor finanziari, leveraged lending e finanza strutturata. Altri, più fortunati, saranno spostati in settori più attivi, mentre molti faranno leva sulla gloria passata per cercare posto in aziende rivali. Ci sarà poi una folta schiera che, guardando al ricco portafoglio, ci darà un taglio. Comunque vada, la tempesta spingerà una generazione a mollare gli ormeggi e salpare a bordo di lussuosi yacht, mentre i successori attendono il da farsi. Resta da capire dove si svolgerà l´azione, in un clima che vede le banche affannarsi per realizzare castelli nelle sabbie di Dubai e Abu Dhabi. C´è da scommettere che spunteranno esperti in grado di intascare petrobonus degni di un emiro. Imparare l´arabo e frequentare il centro conferenze dell´hotel Burj Al Arab potrebbe tornare decisamente utile. vero anche che qualcuno dovrà ristrutturare tutte le acquisizioni realizzate con troppo ricorso al debito, specie se l´economia rallenterà nel 2008. In quel caso, ripassare il diritto fallimentare di Usa ed Europa sarebbe una buona idea. Jeffrey Goldfarb e Rob Cox [Bollicine nemiche ] I produttori di birra Carlsberg e Heineken confermano la massima per cui «il nemico del mio nemico è mio amico», alleandosi nella scalata da 9,7 miliardi di sterline alla rivale Scottish & Newcastle; ma l´acquisto di Heineken di un altro produttore in Bielorussia, dove Carlsberg è presente, ricorda che l´accanita rivalità tra i due potrebbe mandare a monte i piani. Anche gli obiettivi divergono: mentre Heineken vuol conquistare due mercati europei maturi come Regno Unito e Portogallo, Carlsberg guarda a Est e punta al controllo totale di Bbh, la problematica joint venture in Russia proprio con S&n. Bielorussia a parte, Heineken e Carlsberg sono ai ferri corti nel segmento alto in vari paesi tra cui Russia, Svizzera, Polonia e Cina, a cui la spartizione di S&n aggiungerebbe Francia e Regno Unito. Per ora le tensioni si sono calmate, ma se S&n non cede all´offerta di 750 pence ad azione potrebbero riesplodere. Infatti in caso di rinuncia del duo alla scalata sarebbe svantaggiata Carlsberg, contro cui S&n ha avviato un arbitrato per privarla del suo 50% in Bbh. Se l´arbitrato sarà sfavorevole, Carlsberg perderebbe l´unico mercato dove può ancora crescere. L´altra opzione sarebbe rimpinguare l´offerta, ma mentre Heineken ha cassa che le consentirebbe di pagare i suoi 4,5 miliardi di sterline, già gli attuali 5,2 miliardi di Carlsberg la lascerebbero pesantemente indebitata costringendola a una forte ricapitalizzazione. Finora i due scalatori hanno marciato uniti, ma se il prezzo di S&n aumentasse, Carlsberg potrebbe risentirsi perché Heineken può pagare di più. Heineken può ribattere che il vero problema è Bbh, e il piano potrebbe saltare perché nessuna delle due intende finanziare un concorrente. John Foley