Leonardo Boff, Corriere della Sera 29/12/2007, 29 dicembre 2007
Armageddon, secondo il libro dell’Apocalisse, è la mitica valle dove avrà luogo lo scontro finale tra Dio e gli spiriti maligni
Armageddon, secondo il libro dell’Apocalisse, è la mitica valle dove avrà luogo lo scontro finale tra Dio e gli spiriti maligni. Stiamo forse andando verso Armageddon? I cupi scenari di oggi fanno sì che biologi, bioantropologi e astrofisici stiano valutando la possibile estinzione della specie homo sapiens/demens, anche in questo secolo. Sono temi che meritano di essere approfonditi. Il più solido ci sembra quello della sovrappopolazione, che viene spiegata con la difficoltà di adattamento ai cambiamenti climatici. Nella scala biologica, si verifica una crescita esponenziale. Ci sono voluti un milione di anni perché l’umanità raggiungesse, nel 1850, una popolazione di un miliardo di persone. Gli spazi temporali tra gli indici di crescita della popolazione diminuiscono sempre di più e si prevede che intorno al 2050 ci saranno 10 miliardi di persone. il trionfo della specie o un danno per l’intera umanità? Lynn Margulis e Dorion Sagan, due illustri microbiologi, nel loro noto libro «Microcosmo», sostengono – in base ai dati dei registri fossili e della stessa biologia evolutiva – che uno dei segnali del crollo che può colpire una specie è la sua rapida sovrappopolazione. Questo può essere dimostrato collocando dei microrganismi nella capsula Petri (una piastra cilindrica con colonie di batteri e nutrienti). Poco prima di raggiungere le estremità della piastra e prima che si esauriscano i nutrienti, i batteri si moltiplicano in modo esponenziale. Poi, improvvisamente, muoiono. Per l’umanità – commentano gli autori – la Terra può apparire come una capsula Petri. Infatti, occupiamo quasi tutta la superficie terrestre e ne lasciamo libera solo il 17%: deserti, foresta amazzonica e regioni polari. Stiamo raggiungendo i limiti fisici della Terra. un segno precursore della nostra imminente estinzione? Il premio Nobel della medicina Christian de Duve sostiene nel suo libro «Polvere vitale» (1995) che stiamo assistendo al manifestarsi di alcuni sintomi che in passato hanno preceduto grandi stermini. Ogni anno scompaiono 300 specie vive naturalmente, perché raggiungono il loro culmine evolutivo. Ma a causa della pressione del modello industrialista globale sulla biosfera, stiamo arrivando a una scomparsa complessiva di 3.500 specie all’anno. Questa distruzione progressiva non minaccia anche la nostra specie? L’astrofisico Carl Sagan, oggi scomparso, vedeva nel tentativo umano di esplorare la Luna e di inviare fuori del sistema solare navi spaziali come il Voyager 1 una manifestazione dell’inconscio collettivo che presagisce il rischio di un’estinzione imminente. La volontà di vivere ci porta a immaginare forme di sopravvivenza al di là della Terra. L’astrofisico Stephen Hawking concepisce la possibilità di una colonizzazione extrasolare con una sorta di velieri spaziali mossi da raggi laser in grado di imprimere una velocità di 30mila chilometri al secondo. Ma per poter raggiungere altri sistemi planetari, dovremmo percorrere miliardi di miliardi di chilometri e ci vorrebbero secoli. che siamo prigionieri della luce, la cui velocità viene ritenuta fino ad oggi insuperabile. Che cosa pensa la teologia cristiana di questa possibile scomparsa della specie umana? Dico brevemente che se l’avventura planetaria dell’essere umano fallisse, questo comporterebbe indubbiamente una immane tragedia. Ma non sarebbe una tragedia assoluta. Quando il Figlio di Dio si fece uomo, fu minacciato di morte da Erode. Durante la sua vita fu respinto, incarcerato, torturato e, alla fine, assassinato sulla croce. Solo allora prese forma il peccato originale, che è un processo storico di negazione della vita. Ancora più perverso che uccidere una creatura, toglierle la vita, è uccidere l’Autore della vita, il Dio incarnato. Ma i cristiani sostengono che l’ultima parola non è la morte ma la resurrezione, che non è la rianimazione di un cadavere. la piena realizzazione delle potenzialità dell’essere umano, una vera rivoluzione dentro l’evoluzione. Potrebbe magari verificarsi un salto nella direzione che già nel 1933 annunciava Pierre Teilhard de Chardin: un’irruzione della noosfera e cioè di quello stato di coscienza e di relazione con la natura che inaugurerà una nuova convergenza di menti e di cuori e da lì una nuova era della condizione umana. In questa prospettiva, lo scenario attuale non sarebbe di tragedia, ma di crisi. La crisi è purificazione e maturazione. Preannuncia un nuovo inizio, il dolore di un parto promissorio e non le pene del naufragio dell’avventura umana. Ciò che può avere fine non è la vita umana, ma questa vita umana insensata che ama la guerra e la distruzione di massa. Dobbiamo inaugurare un mondo umano che rispetti la vita, desacralizzi la violenza, assicuri amore e cure a tutti gli esseri, pratichi la vera giustizia, veneri il mistero del mondo che chiamiamo Fonte originale o Dio. O semplicemente, che impariamo a trattare in modo umano tutti gli esseri umani e con compassione e rispetto tutto il creato. Tutto ciò che esiste, merita di esistere. Tutto ciò che vive, merita di vivere. Soprattutto l’essere umano.