Danilo Mainardi, Corriere della Sera 29/12/2007, 29 dicembre 2007
Con un titolo così, «Payment for sex in a macaque mating market» (Prestazioni a pagamento tra i macachi in un mercato del sesso), si può star certi di non passare inosservati
Con un titolo così, «Payment for sex in a macaque mating market» (Prestazioni a pagamento tra i macachi in un mercato del sesso), si può star certi di non passare inosservati. Funziona così, ormai, anche con le riviste scientifiche. Per vendere di più, suppongo, e forse anche a causa della competizione tra i ricercatori, cui per motivi economici e di prestigio interessa sempre più emergere, soprattutto negli Stati Uniti. E un titolo piccante può sempre servire. Certo è che qualche anno fa il titolo sarebbe stato più scientifico e meno eclatante. L’attuale scoperta, a ogni modo, che è stata appena pubblicata su «Animal Behaviour» da Michael D. Gumert del dipartimento di biologia dell’Hiram College di Hiram, nell’Ohio (Stati Uniti), è decisamente interessante e merita senz’altro d’essere riferita. Lasciando perdere gli aspetti maliziosamente pruriginosi, che potrebbero erroneamente indurre a superficiali analogie con certi comportamenti umani, mettiamo subito, invece, in chiaro che la forma di pagamento che vige in questi scambi sessuali tra primati è il cosiddetto grooming, traducibile come spulciamento sociale. Com’è noto convivono in esso due funzioni. La più ovvia è che con questa pratica una gran quantità di parassiti cutanei viene eliminata. La seconda componente è invece d’ordine sociale, perché il grooming non avviene mai casualmente, ma dipende dai rapporti che si stabiliscono tra gli individui, siano essi affettivi, gerarchici o, appunto, sessuali. Ed è di questi ultimi che s’è occupato Gumert studiando una colonia di macachi ( Macaca fascicularis) nel parco nazionale di Tanjung Puting in Indonesia. La scoperta è che in queste scimmie, effettivamente, i maschi devono pagare in grooming per ottenere i favori delle femmine. Lo spulciamento, è chiaro, è sempre graditissimo. Siccome però c’è una gran quantità di maschi sempre disponibili, mentre le femmine, a causa delle frequenti gravidanze e del loro altalenante ciclo mensile, quanto a ricettività non sono sempre pronte, ne consegue che, evidentemente, sono queste ultime la merce più preziosa. Detto ciò, che mette in ogni caso i maschi nella posizione dei compratori, c’è anche da dire che essi possono pagare di più o di meno a seconda del variabile rapporto tra la domanda e offerta (il mercato, appunto), ma non solo, perché i maschi di elevato stato sociale pagano, in ogni caso, sempre un po’ di meno, come se per loro ci fosse un qualche sconto. E ugualmente anche le femmine predominanti pretendono d’essere pagate di più, in grooming, delle sottomesse. Così va, c’è poco da fare, in quella società fortemente gerarchizzata. Che lo spulciamento rientri spesso nei rituali di corteggiamento è cosa nota da tempo e, in definitiva, con ciò partecipa del sempiterno gioco della selezione sessuale. Si può del resto affermare che mai, o quasi mai, in natura gli accoppiamenti avvengano per caso, ed è ciò che innesca peculiari forme di selezione e quindi di evoluzione. Gumert nota che rapporti tra spulciamento e corteggiamento sono da tempo conosciuti in molte specie, tra cui cita, tra i primati, lo scimpanzé e l’amadriade, e poi, tra i non primati, il topo campagnolo Apodemus sylvaticus. In questa specie il maschio singolarmente utilizza il grooming (avrei anche potuto scrivere "con la scusa del grooming") ottiene informazioni sullo stato di recettività sessuale delle femmine. Solo con l’attuale ricerca sul macaco indonesiano, però, s’è evidenziato, con precise misure quantitative e con comparazioni tra categorie, un effettivo pagamento delle prestazioni. L’attuale storia naturale di sesso a pagamento mi ha, per analogia, ricordato un’antica ricerca dei primi anni ’70, opera di Larry Wolf dell’università Cornell, allora impegnato nelle Piccole Antille a studiare i colibrì Eulampis jugularis. Le femmine di questa specie, scoprì, a volte usano la loro sessualità per trarne benefici di carattere energetico. Le femmine sono di norma sottomesse ai maschi, ma non durante il corteggiamento. Così a volte ne approfittano. Dovunque, dove i fiori sono più rigogliosi, c’è un maschio che difende un territorio e, in questi paradisi, le femmine hanno libero accesso solo all’epoca degli amori, quando sono addirittura i maschi a invitarle. Appena avvenuto l’accoppiamento, però, vengono espulse e da sole dovranno tirar su la nidiata. La scoperta fu che alcune femmine dimostrano, anche fuori stagione, una parvenza di recettività sessuale, sufficiente perché i maschi consentano l’ingresso nei territori. Poi accade il solito commercio: prima il banchetto e poi l’accoppiamento. Ciò che è straordinario è che, essendo fuori stagione, né i maschi né le femmine hanno gonadi pronte per la riproduzione. E’ questo, pertanto, un raro caso naturale di sesso non riproduttivo.