Cesare Salvi, Corriere della Sera 29/12/2007, 29 dicembre 2007
Caro direttore, c’è un punto dell’editoriale di Angelo Panebianco pubblicato sul Corriere della Sera del 27 dicembre, su Corte Costituzionale e referendum elettorale, che merita una precisazione «in punto di diritto», come dicono i giuristi
Caro direttore, c’è un punto dell’editoriale di Angelo Panebianco pubblicato sul Corriere della Sera del 27 dicembre, su Corte Costituzionale e referendum elettorale, che merita una precisazione «in punto di diritto», come dicono i giuristi. L’editorialista scrive, interloquendo criticamente con le posizioni espresse su questo giornale da Gustavo Zagrebelsky, che «la Corte, se non erro, deve ora solo pronunciarsi, in quella sede, sull’ammissibilità del quesito alla luce dell’articolo 75 della Costituzione». In realtà la Corte Costituzionale, nell’esaminare l’ammissibilità dei quesiti, si è riservata uno spazio per valutarne la coerenza con i principi democratici che sono alla base della nostra Costituzione. E’ con questa motivazione, ad esempio, che ha ritenuto di recente, con la sentenza numero 45 del 2005, di dichiarare inammissibile il referendum che aveva ad oggetto l’intera legge sulla fecondazione assistita. In ogni caso, è giusto che le diverse posizioni siano espresse non attraverso dichiarazioni di esponenti politici, ma nella sede del contraddittorio davanti alla Corte Costituzionale. E’ questo il motivo per il quale Sinistra Democratica ha deciso di partecipare al giudizio di ammissibilità con una propria memoria, nella quale sottoporrà alla Corte le ragioni, per altro espresse in sede scientifica da numerosi costituzionalisti, per le quali a suo giudizio i quesiti devono considerarsi inammissibili. Naturalmente quale che sarà la decisione della Corte, dovrà poi essere rispettata da tutti. Cesare Salvi