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 2007  dicembre 27 Giovedì calendario

Venere, gemello finito all’inferno. Panorama 27 dicembre 2007. Come gemelli divisi alla nascita: Venere e la Terra sono molto simili per massa, orbita, densità

Venere, gemello finito all’inferno. Panorama 27 dicembre 2007. Come gemelli divisi alla nascita: Venere e la Terra sono molto simili per massa, orbita, densità. Entrambi condividono una distanza analoga dal Sole. La quantità complessiva di anidride carbonica non è molto differente. Venere, poi, è il pianeta che più si avvicina alla Terra durante la sua orbita, giungendo a 40 milioni di chilometri da noi. Il loro destino, però, è stato molto diverso: una nuova ipotesi per capire le vite parallele dei due pianeti arriva dai dati raccolti recentemente dalla sonda Venus Express, prima missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) verso questo pianeta, lanciata due anni fa. I cui risultati vengono ora pubblicati sulla rivista Nature. Sulla Terra gli oceani hanno assorbito l’anidride carbonica dell’atmosfera, convertendola in rocce ricche di carbonati. Su Venere le cose andarono altrimenti. Il vapore acqueo sarebbe stato scomposto in ioni di ossigeno e idrogeno dal vento solare, una corrente di particelle ad alta energia proveniente dal Sole: sul pianeta non incontra alcuna resistenza naturale perché il campo elettromagnetico è assente. E gli ioni sarebbero fuggiti verso lo spazio, favorendo la riduzione progressiva degli oceani venusiani e un incontrollabile effetto serra. Se sulla Terra l’anidride carbonica viene assorbita, oltre che dagli oceani, anche dal suolo e dalle biomasse, su Venere questo gas ora forma il 96 per cento dell’atmosfera. Rendendo il pianeta una sorta di inferno invivibile: la temperatura arriva di giorno a 457 gradi centigradi e di notte scende (si fa per dire) a 240 gradi. La pressione atmosferica è 92 volte quella terrestre, peso equivalente a quello esercitato sul corpo di un subacqueo che nuota a 1 chilometro di profondità. L’analisi dei dati raccolti negli ultimi mesi svela altre caratteristiche inaspettate di Venere. Sotto le sue nubi di acido solforico gli strumenti della sonda hanno osservato vortici rotanti grandi quanto l’Europa e più intensi di quelli terrestri e onde radio a bassissima frequenza (whistler), in genere associate ai fulmini: un fenomeno finora ritenuto impossibile nell’atmosfera venusiana. Certo, con un clima così burrascoso, stupisce che gli antichi popoli del Mediterraneo abbiano chiamato il pianeta blu con il nome della dea dell’amore Venere. O forse era saggezza? LUCA DELLO IACOVO