Corriere della Sera 24/12/2007, pagg.8-9 Fiorenza Sarzanini, 24 dicembre 2007
I reati sono in calo. Corriere della Sera 24 dicembre 2007. ROMA – un dato inaspettato anche per gli addetti ai lavori
I reati sono in calo. Corriere della Sera 24 dicembre 2007. ROMA – un dato inaspettato anche per gli addetti ai lavori. Perché gli indicatori fornivano buone proiezioni, ma nessuno si aspettava che la diminuzione sarebbe stata tanto forte. E invece negli ultimi sei mesi del 2007 c’è stato un calo dei reati commessi pari a 145.043. Si è passati da 1.468.161 delitti nel periodo fra gennaio e giugno a 1.323.118 tra giugno e dicembre. E, se si eccettuano i furti in appartamento che hanno avuto una nuova impennata, tutte le «voci» registrano un vistoso «meno». Meno rapine, meno omicidi, meno estorsioni, meno incendi, meno scippi. Giù pure i reati legati agli stupefacenti. Un bilancio complessivo che non ha precedenti e che non può essere spiegato con l’aumento annuale del numero delle persone arrestate, soprattutto perché negli ultimi sei mesi anche questo dato si è mostrato in diminuzione. In realtà gli specialisti ritengono che una delle cause di questa inversione sia la fine degli effetti causati dall’indulto. La scarcerazione di migliaia di detenuti cominciata nell’agosto del 2006 dopo il provvedimento di clemenza, aveva provocato un’impennata di reati nel secondo semestre dell’anno, proseguita nei primi mesi del 2007 e ora evidentemente riassorbita. Secondo i dati forniti lo scorso ottobre in Parlamento dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, su 24.000 persone rimesse in libertà, già 6.000 erano i recidivi che avevano fatto ritorno dietro le sbarre. Complessivamente il numero dei delitti resta altissimo: 2.791.279 rispetto ai 2.771.490 del 2006. Ma le previsioni paventavano lo sforamento dei tre milioni e per questo al Viminale tirano un sospiro di sollievo. A confortare è il calo dei «reati predatori », quelli che maggiormente colpiscono la popolazione e provocano allarme sociale. Negli ultimi sei mesi i furti sono stati 771.694, ben 62.066 in meno rispetto ai primi sei mesi e addirittura 82.435 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Curva discendente anche per gli scippi: nel secondo semestre 2007 sono stati 10.439, con un calo rispetto al primo di 1.390 e di 1.422 se paragonato allo stesso arco temporale del 2006. Se si fa la somma annuale restano entrambi in crescita, ma sono gli analisti a spiegare che il valore significativo è rappresentato proprio dal trend negativo. Una tendenza che, a leggere i numeri sulle rapine, diventa clamorosa visto che per la prima volta dopo anni si registra una diminuzione complessiva: dalle 50.270 commesse nel 2006 alle 49.123 del 2007. Se si guarda la curva, negli ultimi sei mesi si arriva ai livelli del secondo semestre del 2005 con 22.675 reati di questo tipo denunciati tra giugno e dicembre. Uguale risultato per le violenze sessuali che in questo stesso periodo sono state 2.057, a fronte delle 2.421 dei primi sei mesi dell’anno. Significativo anche il dato che riguarda gli omicidi. Nel 2006 sono state uccise 621 persone, nel 2007 sono state invece 593. Rimane forte l’allarme per il dominio della criminalità organizzata che, come già era stato sottolineato nel rapporto sulla sicurezza reso pubblico ad agosto, «continua a caratterizzare il panorama delinquenziale nazionale secondo modelli in persistente evoluzione, privilegiando un radicamento sul territorio d’influenza e mantenendo un’elevata capacità di infiltrazione nel tessuto economicofinanziario». In questo quadro, uno spiraglio di luce arriva dai numeri che riguardano le estorsioni. I segnali positivi che già erano stati rilevati in Campania, trovano conferma nelle cifre a livello nazionale visto che nel 2007 si è passati da 3.144 casi nei primi sei mesi a 2.658 nei secondi sei. Il calo delle denunce per questo tipo di reato viene generalmente interpretato con la paura delle vittime di subire ulteriori ritorsioni, ma gli analisti ritengono che questi numeri siano in realtà «la conferma di una nuova situazione che si sta creando nelle Regioni maggiormente esposte, anche grazie a un rinnovato impegno delle associazioni che sostengono imprenditori e commercianti vessati dal racket». La paura dei cittadini è un problema che il ministero dell’Interno aveva già affrontato nel dossier di agosto sottolineando come «la quota di cittadini che teme di subire un reato è in lieve declino, anche se le percentuali variano a seconda delle zone del Paese. Nel nord-est il numero di cittadini che considera molto o abbastanza a rischio di criminalità la zona in cui vive, è infatti fortemente cresciuta». Quella dei «patti per la sicurezza» siglati con i sindaci di molte città, rimane per il ministro dell’Interno Giuliano Amato la strada giusta da percorrere anche per garantire un maggior controllo del territorio. Ai carabinieri, alla polizia e alla Guardia di Finanza, si affiancano infatti i reparti della polizia locale ma, come spiegano al Viminale, «a fare la differenza è il coinvolgimento di tutti i soggetti sociali ed economici presenti sul territorio, attraverso forme di raccordo con gli enti istituzionali». la cosiddetta «sicurezza partecipata », che il capo della polizia Antonio Manganelli ritiene di dover applicare non soltanto per combattere la delinquenza comune, ma anche per affrontare la criminalità organizzata. Fiorenza Sarzanini