La Repubblica 23/12/2007, pag.21 CINZIA SASSO, 23 dicembre 2007
Lo storico della corona "Elisabetta? una capra". La Repubblica 23 dicembre 2007. LONDRA - Lo sfavillare dei gioielli, la ricchezza degli abiti, l´eleganza dei cappelli, l´alterigia dei modi, perfino la grazia di quei bouquet di fiori perennemente tra le mani sono solo vuote apparenze, forme prive di alcun contenuto
Lo storico della corona "Elisabetta? una capra". La Repubblica 23 dicembre 2007. LONDRA - Lo sfavillare dei gioielli, la ricchezza degli abiti, l´eleganza dei cappelli, l´alterigia dei modi, perfino la grazia di quei bouquet di fiori perennemente tra le mani sono solo vuote apparenze, forme prive di alcun contenuto. La regina Elisabetta II è in realtà «una casalinga incolta, disinteressata, ignorante perfino della storia della propria famiglia». A cosa credete che pensi all´inaugurazione di una grande mostra? Che il suo drink tarda ad arrivare. E di fronte a un capolavoro della piuttura? Riesce solo a sussurrare al suo Filippo: «Sbaglio o quel quadro è mio?». L´impietoso ritratto dell´ultima dei Windsor è opera di uno dei maggiori studiosi britannici della monarchia, David Starkey, che ha firmato una serie di 17 puntate tv sulla famiglia reale e che, dopo aver studiato davvero da vicino la regina, dice di essere lui stesso sconcertato dalle conclusioni cui è giunto. Al punto da vedere una sola strada per la salvezza dei Windsor: Carlo al più presto sul trono. La demolizione del mito andrà in onda mercoledì sera alle 8.30, in prima serata, orario di massimo ascolto. Poche ore dopo che Sua Maestà la Regina Elisabetta, come ogni anno a Natale, avrà salutato il Paese dagli schermi della tivù, Channel 4 si appresta a fare a pezzi la rappresentante del mito più inossidabile del Regno, quello che nessuna bufera è riuscita a intaccare. Un mito che non è solo storia passata, ma è anche il presente dell´Inghilterra. Starkey, definito «l´uomo più rude dell´Inghilterra», già professore a Cambridge e alla London School of Economics, ora biografo dei re per professione, raccontando al Guardian l´ultima puntata del suo serial non ha avuto alcun riguardo: «L´atteggiamento di Elisabetta nei confronti della cultura - ha spiegato - somiglia un po´ a quello di Goebbels. Era lui che diceva: ogni volta che sento la parola cultura metto mano alla pistola». Solo venerdì i giornali dedicavano pagine intere alla storia della loro amata regina, che ha raggiunto il record per il regno più lungo, avendo superato «alle cinque del pomeriggio del 20 dicembre» il tempo concesso alla regina Vittoria. Foto su foto, a cominciare da quella, commovente, della cerimonia dell´incoronazione: 25 anni, la corona sul capo, la stola di ermellino, seduta per la prima volta sul trono. Fino a quelle cui siamo abituati negli anni recenti, dove somiglia a una vecchia buona zia, con i cappelli colorati, gli occhiali, ma sempre, comunque, quell´aria di distacco regale. Ora, invece, lo studioso che più ha approfondito la sua storia la definisce come una donna incolta, perfino un po´ volgare. Dal dietro le quinte di Starkey emerge ad esempio che nel 2003, quando la accompagnò a visitare la mostra su Elisabetta I che lui stesso aveva curato, lei gli sembrò preoccupata «perché il gin e Dubbonet che aveva ordinato tardava ad arrivare», piuttosto che interessata alle opere d´arte esposte. Il suo unico commento sull´allestimento era stato che uno dei quadri apparteneva a lei: «Come una casalinga che avesse immeritatamente ereditato degli oggetti splendidi». Elisabetta II, secondo lo storico, non regge minimamente il confronto con Elisabetta I, che pur essendo salita al trono alla sua stessa età, 25 anni, «aveva venti volte la sua cultura e parlava cinque o sei lingue». Analizzando i discorsi della Regina, Starkey conclude che il suo orizzonte non va più in là del padre e del nonno, come se quella dei Windsor non fosse una storia di millecinquecento anni. Il documentario ha parole dure anche nei confronti della «triste, isterica, terribilmente autodistruttiva» principessa Diana, e prosegue con una domanda impegnativa: se non sia ora che la monarchia si spogli del ruolo di guida della Chiesa d´Inghilterra. La conclusione, per uno che si definisce «razionalmente monarchico», è l´unica speranza per la sopravvivenza stessa della monarchia: il principe Carlo, «intellettualmente curioso, di buone letture, ottimo comunicatore e padre eccellente». CINZIA SASSO