La Stampa 24/12/2007, pag.28 Marco Belpoliti, 24 dicembre 2007
CARTA REGALO IL NATALE ELETTRONIZZATO
La Stampa 24 Dicembre 2007. Ultime ore per i regali. Dove cercarli? Al supermercato. E non c’è neppure bisogno del carrello, stanno in una mano. Anche i regali sono diventati virtuali. Tutto in una carta: un piccolo rettangolo plastificato di 8 cm x 4,5 che viene offerto in varie versioni e per categorie merceologiche: Benessere, Cinema, Sport, Divertimento, Viaggi. Nell’espositore appeso tra gli scaffali dell’ipermercato Carrefour (o GS o DiPerDi) ci sono le Carte Regalo. Somigliano alle carte di credito. Con un gesto della mano si può offrire alla persona amata, alla moglie, ai figli, agli amici, «un mondo sorprendente racchiuso in una semplice carta»: una serata al cinema con le Winx, la permanenza in un agriturismo, l’ingresso all’Acquario di Genova, la possibilità di scaricare film o musiche da Internet, una giornata alle terme, ma anche una lezione di golf, un volo in idrovolante, un’esperienza da vero pilota su un aeroplano. Tutto in una carta, meglio: in una serie di carte, il cui costo varia da poche decine di euro a qualche centinaio. C’è anche la carta politically correct: regali 100 mq di foresta in un’area boschiva del Parco del Ticino.
Le carte plastificate segnano la nostra vita, almeno dal 1950, anno in cui la Diners Club Inc. fabbricò la prima carta di credito da usare nell’ambito del turismo e del divertimento. Serviva a dilazionare di 60 giorni il pagamento del servizio. Due anni dopo la Franklin National Bank di New York creò le Charge-It-Cards, e le carte dilagarono. In Italia sono arrivate nel 1958. Da allora tutto è disponibile attraverso le carte, vero passepartout della postmodernità. Ma i regali offerti dalle Carte Regalo, si precisa nella pubblicità, sono di «elevata qualità». Si acquistano naturalmente attraverso le carte di credito, si pagano alla cassa e poi si donano.
Un altro passo verso la moneta elettronica? Probabilmente sì. Di più, verso l’elettronizzazione del regalo. In origine la parola «regalo» possedeva due significati differenti e tuttora validi: «donare» e «vendere a buon mercato» (ma ce n’è anche un altro di origine spagnola, più incerto: regalar come «vivere allegramente»). L’antropologo Marcel Mauss ci ha spiegato nel suo saggio sul dono che nell’atto del regalo si cela qualcosa di agonistico, ovvero l’obbligo che si crea in chi lo riceve: l’esigenza implicita di ricambiare con un altro dono per mettere in parità la propria relazione con il donatore; nel potlach, la gara dissipativa di doni e contro-doni degli Indiani della costa del Pacifico, si arriva all’autodistruzione attraverso l’escalation dei doni. La Carta Regalo funge da mediatrice, rende distante il dono, lo trasforma in qualcosa di astratto, simile alla moneta, dunque più inoffensivo. Come ha scritto una volta Borges, una banconota di grosso taglio può essere tutto: un periodo di svago, un libro raro, un viaggio in un paese lontano. Dall’oggetto - il baratto - alla promessa di oggetti - la moneta. Con la Carta Regalo, dalla promessa si passa direttamente ai servizi.
Marco Belpoliti