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 2007  dicembre 24 Lunedì calendario

AMERICA ANNI 30 LA PENA DI MORTE FA VOLARE COSA NOSTRA

La Stampa 24 Dicembre 2007. Se nel 1930 la Società delle Nazioni avesse convinto i suoi litigiosi componenti a varare la moratoria per la pena di morte, forse Luciano e Costello non avrebbero avuto interesse a finanziare il partito democratico e quindi avrebbero liberato Roosevelt dall’obbligo di ricompensare Cosa Nostra, dopo l’elezione, per i finanziamenti piovuti sulla sua campagna elettorale. Il tramite era stato Albert Marinelli, un tesoriere del partito a New York: nelle foto appare sempre con un tre pezzi di grisaglia e gli occhialini del contabile. Già nel ’32, con l’indice Dow Jones piombato a 50 (nel venerdì nero del ’29 in fondo si era fermato a 350), la schifiltosità in politica non attecchiva. Quel poco di capitalismo sopravvissuto a quattro anni di crisi nera appoggiava i repubblicani, mentre la gente di colore, gli emigranti, gli operai, i sindacati non avevano un cent da regalare a Roosevelt. Quando Marinelli annunciò la disponibilità dei comparuzzi a farsi carico di qualche esigenza elettorale - manifesti, palchi, spese di viaggio, uffici, una parolina all’orecchio dei milioni d’italo-americani aventi diritto al voto - anche quanti non avevano studiato il latino si ricordarono che pecunia non olet.
Così dopo la netta vittoria di Roosevelt contro il presidente in carica, Hoover, il caso volle che a una società di Meyer Lansky venisse concessa l’esclusiva per il Mid West delle slot machine. Lansky era un apolide ebreo, fratello di sangue di Luciano, ed era anche il vero ideatore del parlamento di Cosa Nostra, la Commissione divenuta al cinema la Cupola. Sin dal 1920 dire Lansky significava dire Luciano con l’aggiunta di Costello e Adonis, tutti studenti all’università della strada nel Lower Est Side.
Un clima anti-italiano
Di conseguenza quella ricchissima assegnazione gratificava l’intero stato maggiore mafioso e giunse più che mai opportuna giacché nel novembre del ’33 Roosevelt abolì il proibizionismo, che quasi per tre lustri aveva ingrassato a dismisura i mafiosi.
Ad avvicinare Luciano e Costello a Roosevelt non era stata l’ideologia - già allora Cosa Nostra valutava il proprio esclusivo interesse, non le idee dei candidati - bensì la necessità di trovare una voce autorevole in grado di opporsi al dilagante sentimento anti-italiano. Il clima era addirittura peggiore di quello in cui Sacco e Vanzetti avevano ricevuto la discussa condanna a morte. E stavolta con qualche ragione. A New York nel 1930 era esplosa la «guerra castellammarese», definizione dei giornali, per il controllo di Cosa Nostra. La combattevano le «famiglie» di Joe Masseria e di Salvatore Maranzano, entrambi nativi di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. I marciapiedi di Manhattan, del Bronx, di Brooklyn si erano riempiti di cadaveri. Agguati, sparatorie, irruzioni nei ristoranti, sparizioni, cadaveri ripescati nell’Hudson avevano prima indignato e poi terrorizzato l’opinione pubblica. A Chicago andava pure peggio: gli strascichi della guerra castellammarese avevano rappresentato il contorno di una pietanza quotidiana allestita dagli sgherri di Capone: negozi saltati per aria, commercianti picchiati e spesso uccisi, corruzione dilagante, processi aggiustati.
La promessa di Hoover
A Chicago, dove si contavano più milionari che lampioni, era esplosa l’indignazione. I giornali avevano scritto che quando c’erano di mezzo i «dago» - era il nostro affettuoso appellativo, secondo alcuni proveniente dalla daga dei romani - non servivano molte indagini: la sedia elettrica era una condanna ampiamente giustificata dalle circostanze.
Il governo statunitense, alle prese con il problema della sussistenza della sua affamata popolazione, non aveva varato alcun decreto sicurezza, Hoover però si era speso nella campagna presidenziale per garantire che se fosse stato confermato avrebbe affrontato e risolto il problema degli italiani lenoni, estortori, bari, spacciatori, assassini. Un bel guazzabuglio per Luciano appena eletto capo dei capi. In pochi mesi aveva giocato sia Masseria, sia Maranzano: d’accordo con Adonis, Costello, Genovese e Bonanno aveva liquidato il primo e in seguito ordito la congiura per eliminare il secondo. Con Hoover doveva, però, scegliere metodi meno chiassosi. Il suggerimento di Marinelli risultò provvidenziale. La Storia poteva mettersi in marcia, d’altronde i preparativi erano già avvenuti allorché Roosevelt, da governatore dello Stato di New York, aveva assistito all’inaugurazione del Copacabana, il luccicante e famosissimo locale notturno di Costello e di Luciano.
Alfio Caruso