La Repubblica 23/12/2007, pag.57 GIANNIMURA, 23 dicembre 2007
La storia di Pistorius un sogno e un incubo. La Repubblica 23 dicembre 2007. Di Oscar Pistorius s´è scritto anche su queste pagine
La storia di Pistorius un sogno e un incubo. La Repubblica 23 dicembre 2007. Di Oscar Pistorius s´è scritto anche su queste pagine. E´ un sudafricano nato senza peroni, entrambe le gambe amputate sotto il ginocchio quando aveva 11 mesi. Corre i 400 metri con l´aiuto di due costose protesi in carbonio, fabbricate in Islanda, e ha tempi molti vicini a quelli che valgono l´ingresso alle Olimpiadi dei normodotati. I tempi sono dalla sua parte, i contemporanei un po´ meno. La Iaaf deciderà il 10 gennaio, ma intanto il rapporto di un famoso biomeccanico di Colonia, il professor Peter Bruggemann, lascia intuire che difficilmente Pistorius andrà fino in fondo al suo sogno. Perché le protesi lo avvantaggiano nella restituzione d´energia, che le analisi di Bruggemann fissano nel 90%, mentre i piedi dei normodotati non superano il 60%. Ci sarebbe anche un minor consumo di ossigeno, da parte di Pistorius. Il caso di Pistorius è insieme umano e disumano, un sogno e un incubo. Umano è il sogno di avvicinarsi, con un handicap così grave, allo sport degli altri, allo sport di vertice che prevede un fisico perfetto, una macchina senza macchie (magari un po´ di doping, ma giusto per un aiutino). La Iaaf probabilmente non vede l´ora di dirgli «caro Oscar, ci spiace ma devi startene a casa». E´ ben vero che la regola 144/2 vieta l´uso di mezzi meccanici che possano dare un aiuto innaturale. Commento di Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico, dalla Gazzetta di giovedì: «Scoprire che un uomo senza gambe è avvantaggiato rispetto a chi ha le gambe sembra incredibile». Infatti è qui che comincia l´incubo. Perché alla presenza in corsia di Pistorius si oppongono anche alcuni rappresentanti dello sport per disabili. Il succo del ragionamento è questo: «Se Pistorius è favorito nelle gare con normodotati, che ci viene a fare alle Paralimpiadi? Quale gloria, quale credibilità, se batterà avversari che non hanno le sue protesi?». Insomma, da una parte non lo accettano e dall´altra, la sua, lo respingono. E lui, ancora un ragazzo, a mezza strada tra il sogno che sta calando e l´incubo che sta crescendo. Altra frase di Pancalli: «Vederlo gareggiare a Pechino fa parte di un sogno, ma le norme le fanno gli uomini». Non discuto, anzi sì: ma che uomini sono quelli che tagliano le gambe anche ai sogni? Di quale ideale sportivo sono difensori accaniti? Alcuni, da Alex Zanardi a Candidò Cannavò, hanno chiesto un´analisi degli svantaggi che Pistorius incontra, certamente superiori ai vantaggi. La fase di partenza, per esempio. Mi ha colpito il commento di un´atleta disabile, la sciatrice non vedente Silvia Parente. «Era scontato. Un disabile che supera un normodotato fa paura. Ma non è finita: penso che Oscar combatterà». Lo spero anch´io, e spero non combatta da solo. Pistorius non vincerà medaglie a Pechino, non salirà sul podio, nemmeno entrerà in finale, ma se realizza i tempi richiesti merita di andarci. Per sé e per quello che rappresenta. E´ vero, dico a Pancalli, che sono gli uomini a scrivere le norme, ma i regolamenti si possono anche cambiare. E gli racconto una storia che forse saprà già, e che potete vedere stasera alle 23.30 su La 7 nel servizio di Paolo Colombo inserito in "Reality"(il programma curato da Umberto Nigri). Nel campionato di basket per disabili la Special Bergamo ottiene la promozione in A 2. Dalla A2 in su, il regolamento vieta la presenza agonistica di normodotati. Così Andrea Pedretti, 18 anni, normodotato, che gioca però in carrozzina come tutti gli altri, dovrebbe chiamarsi fuori e lasciare che continui Pino, suo padre, che l´handicap ce l´ha davvero. Lieto fine: il regolamento viene cambiato, Andrea può giocare. Lo so che la storia di Pistorius è diversa da quella di Pedretti, ma in un Paese dove le regole si ignorano, o aggirandole o infrangendole, o si rispettano (una minoranza silenziosa, conscia che non è trendy, ma sotto c´è un iceberg d´incazzature), esiste comunque la possibilità di cambiarle, con un minimo di buon senso. Dopo aver citato di sfuggita Pechino, devo aggiungere che boicotterò le Olimpiadi a titolo strettamente individuale. Il che significa, in parole povere, non andarci e, nel periodo in cui si svolgeranno, occuparmi d´altro. Nemmeno andrò - ma in questo caso mi spiace - dal 15 al 25 maggio alle Olimpiadi tibetane, che si svolgeranno a Dharmsala, distretto di Kangra, nel nord dell´India. Le gare sono aperte a uomini e donne tra i 15 e i 30 anni, divisi in due categorie, nazionale e internazionale. Ogni partecipante dovrà gareggiare in 10 prove, dal salto in alto al tiro con l´arco, dal nuoto al getto del peso. Non è una controlimpiade ma un segno di esistenza. Lo slogan di Pechino a cinque cerchi: «One world, one dream». Lo slogan di Dharmsala: «One world, many dreams». Questa notizia l´ho trovata solo sull´Unità. Detto fra noi, avevo pensato di scrivere una puntata prenatalizia senza calcio e ci sono quasi riuscito. Al calcio solo le ultime righe. Abete non sembra contrariato dalla prospettiva che Punghellini si autosospenda. Ma, sempre che Punghellini sia ritenuto scorretto nei comportamenti, oppure ragionando oltre il caso singolo, esisterà mai una federazione in grado di sbatter fuori qualcuno? Infine, Cellino ha riprovato il colpo del "vattene e torna" con Giampaolo e Giampaolo ha detto no. «Per dignità». No, significa anche no a 700mila euro. Giampaolo 7,5. GIANNIMURA