Claudia Voltattorni, Corriere della Sera 27/12/07, 27 dicembre 2007
MILANO
«Lucio è un artista, e in quanto tale, è al di sopra delle categorie "destra e sinistra". Non è che cantando degli operai si è di sinistra». Anzi, dice Red Ronnie, «la sua creatività non è mai stata toccata da dichiarazioni politiche». Bolognesi entrambi, Red Ronnie e Lucio Dalla si conoscono da sempre, hanno cominciato insieme, quando negli anni 70 a Bologna realizzarono con Francesco Guccini e Bonvi una delle prime radio libere della città. E Red Ronnie smentisce che il suo amico cantautore sia mai stato comunista, tanto meno marxista: «Un artista che scrive una canzone come "4 marzo 1943" non può esserlo». In più spiega: «Chi non è di Bologna non può capire: per noi è sempre stato normale votare Pci e la domenica andare in chiesa, due anime che non sono in contrapposizione, basti pensare a Don Camillo e Peppone». E Dalla «è stato sempre pieno di grandi contrasti, ricordo che a messa ci andava». Inoltre, con il passare degli anni, «tutti cercano dei valori, si fanno delle domande, e magari una risposta lui la trova nella Chiesa».
Però, nelle parole di Dalla sul suo passato comunista ci vede qualcosa di più profondo che non una semplice leggenda da sfatare. «Credo – dice l’autore tv e radiofonico – che Dalla voglia dissociarsi da questa sinistra di oggi perché deluso, perché non è più quella sinistra che appoggiava e privilegiava la cultura ». Al cantautore bolognese mancano «quei discorsi di sinistra, proprio come chiedeva anni fa Nanni Moretti». Perché, dice Red Ronnie, «una volta la sinistra dava spazio alla cultura, alla musica, alla canzone: così sono nati i Dalla, i Guccini, i Bennato». Ma ad artisti della loro grandezza «non si possono attaccare etichette; in quel capolavoro che è "Henna", Lucio Dalla dice: "Adesso basta sangue", ce l’ha con la guerra. E cosa fa questa sinistra? Manda i soldati in Afghanistan».
Il problema, continua Red Ronnie, «è che destra e sinistra sono identiche, basti vedere l’ultima campagna elettorale, tutti dicevano le stesse cose», e questo «non fa che disamorare tutti dalla politica, gente comune e artisti del calibro di Lucio Dalla».
C. Vol.